19/04/2019, 22.16
VATICANO
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Papa: Via Crucis, vedere in quella di Gesù tutte le croci del mondo

I “nuovi crocifissi di oggi” al centro delle meditazioni, in primo luogo migranti e sfruttati, donne e bambini. Nella preghiera di Francesco anche “le persone che non hanno il conforto della fede”, “i consacrati che, strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore”, “la Chiesa, la Tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’interno e dall’esterno”.

Roma (AsiaNews) – “Tutte le croci del mondo”, sono state evocate da papa Francesco nella preghiera con la quale, stasera, ha concluso la Via Crucis al Colosseo, circondato da decine di migliaia di persone.

“Signore Gesù – le sue parole - aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo:/ la croce delle persone affamate di pane e di amore;/ la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti;/ la croce delle persone assetate di giustizia e di pace;/ la croce delle persone che non hanno il conforto della fede;/ la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine;/ la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici;/ la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza;/ la croce dell’umanità che vaga nel buio dell’incertezza e nell’oscurità della cultura del momentaneo;/ la croce delle famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall’omicida leggerezza e dall’egoismo;/ la croce dei consacrati che cercano instancabilmente di portare la Tua luce nel mondo e si sentono rifiutati, derisi e umiliati;/ la croce dei consacrati che, strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore;/ la croce dei tuoi figli che, credendo in Te e cercando di vivere secondo la Tua parola, si trovano emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei;/ la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e delle nostre numerose promesse infrante;/ la croce della Tua Chiesa che, fedele al Tuo Vangelo, fatica a portare il Tuo amore perfino tra gli stessi battezzati;/ la croce della Chiesa, la Tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’interno e dall’esterno;/ la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’avidità e dal potere./ Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della risurrezione e della Tua definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte. Amen!”.

I “nuovi crocifissi di oggi” sono stati al centro anche delle meditazioni, scritte da suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, presidente dell’associazione “Slaves no more”. Così sono stati evocati alla Seconda stazione: “i senza fissa dimora, i giovani senza speranza, senza lavoro e senza prospettive, gli immigrati costretti a vivere nelle baracche ai margini della nostre società, dopo aver affrontato sofferenze inaudite”, le “tante, troppe mamme – ricordate alla Quarta stazione - che hanno lasciato partire le loro giovani figlie verso l’Europa nella speranza di aiutare le loro famiglie in povertà estrema, mentre hanno trovato umiliazioni, disprezzo e a volte anche la morte”, i bambini, della Sesta stazione “che non possono andare a scuola e che sono, invece, sfruttati nelle miniere, nei campi, nella pesca, venduti e comperati da trafficanti di carne umana, per trapianti di organi, nonché usati e sfruttati sulle nostre strade da molti, cristiani compresi, che hanno perso il senso della propria e altrui sacralità”. E “quanti bambini, poi, sono discriminati a causa della loro provenienza, del colore della loro pelle o del loro ceto sociale! Quante mamme soffrono l’umiliazione nel vedere i loro figli derisi ed esclusi dalle opportunità dei loro coetanei e compagni di scuola!”.

Perché, il monito della Decima stazione, “abbiamo dimenticato la centralità dell’essere umano, la sua dignità, bellezza, forza. Mentre nel mondo si vanno alzando muri e barriere, vogliamo ricordare e ringraziare coloro che con ruoli diversi, in questi ultimi mesi, hanno rischiato la loro stessa vita, particolarmente nel Mar Mediterraneo, per salvare quella di tante famiglie in cerca di sicurezza e di opportunità. Esseri umani in fuga da povertà, dittature, corruzione, schiavitù”.

“Il deserto e i mari sono diventati i nuovi cimiteri di oggi. Di fronte a queste morti non ci sono risposte. Ci sono, però, responsabilità. Fratelli che lasciano morire altri fratelli. Uomini, donne, bambini che non abbiamo potuto o voluto salvare. Mentre i governi discutono, chiusi nei palazzi del potere, il Sahara si riempie di scheletri di persone che non hanno resistito alla fatica, alla fame, alla sete. Quanto dolore costano i nuovi esodi! Quanta crudeltà si accanisce su chi fugge: i viaggi della disperazione, i ricatti e le torture, il mare trasformato in tomba d’acqua”.

Dodicesima: “Solo Maria tua madre e altre poche discepole sono rimaste là, testimoni della tua sofferenza e della tua morte. Il loro esempio ci ispiri a impegnarci a non far sentire la solitudine a quanti agonizzano oggi nei troppi calvari sparsi per il mondo, tra cui i campi di raccolta simili a lager nei Paesi di transito, le navi a cui viene rifiutato un porto sicuro, le lunghe trattative burocratiche per la destinazione finale, i centri di permanenza, gli hot spot, i campi per lavoratori stagionali”.

Meditazioni scritte da chi opera sul campo, intessute anche di episodi, come quanto accaduto “in una notte gelida di gennaio, su una strada alla periferia di Roma, tre africane, poco più che bambine, accovacciate per terra scaldavano il loro giovane corpo seminudo attorno ad un braciere. Alcuni giovanotti, per divertirsi, passando in macchina hanno gettato del materiale infiammabile sul fuoco, ustionandole gravemente”.

Ma ci sono anche “tanti nuovi samaritani del terzo millennio che ancora oggi vivono l’esperienza della strada, chinandosi con amore e compassione sulle tante ferite fisiche e morali di chi ogni notte vive la paura e il terrore del buio, della solitudine e dell’indifferenza”.

Su tutto quel “Ti preghiamo per coloro che ricoprono ruoli di responsabilità, perché ascoltino il grido dei poveri che sale a te da ogni parte del globo”

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