17/10/2018, 10.39
VATICANO
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Papa: ‘Non uccidere’ è una chiamata all’amore

All’udienza generale Francesco ha detto che Gesù ha dato al Quinto comandamento un significato più profondo: “se uccidere significa distruggere, sopprimere, eliminare qualcuno, allora non uccidere vorrà dire curare, valorizzare, includere. E anche perdonare”. “Non amare è il primo passo per uccidere; e non uccidere è il primo passo per amare”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Non uccidere è una chiamata all’amore”, perché “ogni volta che esprimiamo disinteresse per la vita altrui, ogni volta che non amiamo, in fondo disprezziamo la vita. Non amare è il primo passo per uccidere; e non uccidere è il primo passo per amare”. Il pieno significato del Quinto comandamento è stato il tema del quale papa Francesco ha parlato all’udienza generale di oggi, continuando il ciclo di catechesi dedicato alle Dieci parole.

Alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro, Francesco ha ricordato che se “nessuno può disprezzare la vita altrui o la propria”, perché “porta in sé l’immagine di Dio ed è oggetto del suo amore infinito, qualunque sia la condizione in cui è stato chiamato all’esistenza”, Gesù dà del comandamento “un senso ancora più profondo. Egli afferma che, davanti al tribunale di Dio, anche l’ira contro un fratello è una forma di omicidio. Per questo l’Apostolo Giovanni scriverà: «Chiunque odia il proprio fratello è omicida» (1 Gv 3,15). Ma Gesù non si ferma a questo, e nella stessa logica aggiunge che anche l’insulto e il disprezzo possono uccidere”.

“Nessun codice umano equipara atti così differenti assegnando loro lo stesso grado di giudizio. E coerentemente Gesù invita addirittura a interrompere l’offerta del sacrificio nel tempio se ci si ricorda che un fratello è offeso nei nostri confronti, per andare a cercarlo e riconciliarsi con lui. Anche noi quando andiamo alla messa dovremmo avere questo atteggiamento di conciliazione con le perone con le quali abbiamo avuto problemi. Molte volte, mentre aspettiamo il sacerdote chiacchieriamo e questo non si può fare. Che cosa intende dire Gesù, estendendo fino a questo punto il campo della Quinta Parola? L’uomo ha una vita nobile, molto sensibile, e possiede un io recondito non meno importante del suo essere fisico. Infatti, per offendere l’innocenza di un bambino basta una frase inopportuna. Per ferire una donna può bastare un gesto di freddezza. Per spezzare il cuore di un giovane è sufficiente negargli la fiducia. Per annientare un uomo basta ignorarlo. L’indifferenza uccide. E’ come dire all’altra persona, tu sei un morto per me. Non amare è il primo passo per uccidere e non uccidere è il primo asso per amare. Ogni volta che esprimiamo disinteresse per la vita altrui, ogni volta che non amiamo, in fondo disprezziamo la vita. Non amare è il primo passo per uccidere; e non uccidere è il primo passo per amare”.

“Nella Bibbia, all’inizio, si legge quella frase terribile uscita dalla bocca del primo omicida, Caino, dopo che il Signore gli chiede dove sia suo fratello. Caino risponde: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). Così parlano gli assassini: ‘non mi riguarda’, ‘sono fatti tuoi’, e cose simili. Proviamo a rispondere a questa domanda: siamo noi i custodi dei nostri fratelli? Sì che lo siamo! Siamo custodi gli uni degli altri! E questa è la strada della vita. La vita umana ha bisogno di amore. E qual è l’amore autentico? E’ quello che Cristo ci ha mostrato, cioè la misericordia. L’amore di cui non possiamo fare a meno è quello che perdona, che accoglie chi ci ha fatto del male. Nessuno di noi sopravvive senza misericordia, tutti abbiamo bisogno del perdono. Quindi, se uccidere significa distruggere, sopprimere, eliminare qualcuno, allora non uccidere vorrà dire curare, valorizzare, includere. E anche perdonare”.

“Nessuno si può illudere pensando: ‘Sono a posto perché non faccio niente di male’. Un minerale o una pianta, questi sanpietrini che sono qui, hanno questo tipo di esistenza, un uomo no. A un uomo è richiesto di più. C’è del bene da fare, preparato per ognuno di noi, ciascuno il suo, che ci rende noi stessi fino in fondo. ‘Non uccidere’ è un appello all’amore e alla misericordia, è una chiamata a vivere secondo il Signore Gesù, che ha dato la vita per noi e per noi è risorto”.

“Lui, che incarnandosi ha santificato la nostra esistenza; Lui, che col suo sangue l’ha resa inestimabile; Lui, «l’autore della vita» (At 3,15), grazie al quale ognuno è un regalo del Padre. In Lui, nel suo amore più forte della morte, e per la potenza dello Spirito che il Padre ci dona, possiamo accogliere la Parola «Non uccidere» come l’appello più importante ed essenziale: la chiamata all’amore”.

“Prendersi cura del fratello, specialmente di chi è nel bisogno o viene dimenticato dalla cultura dello scarto - ha ribadito nel saluto ai fedeli portoghesi - significa credere che ciascun uomo e ciascuna donna è un dono di Dio. Non risparmiamo sforzi affinché tutte le persone possano sentirsi sempre accolte e amate nelle nostre comunità cristiane”.

Nel saluto agli italiani, infine, Francesco ha ricordato che “oggi ricorre la memoria liturgica di Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire a Roma. Impariamo da questo santo vescovo dell’antica Siria a testimoniare con coraggio la nostra fede. Per sua intercessione, il Signore dia a ciascuno di noi la forza della perseveranza, nonostante le avversità e le persecuzioni”.

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