23/12/2020, 10.08
VATICANO
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Papa: Natale, fuoco perenne che Dio ha acceso nel mondo

Non si riduca la nascita di Gesù “a festa solamente sentimentale o consumistica”. “Se la pandemia ci ha costretto a stare più distanti, Gesù, nel presepe, ci mostra la via della tenerezza per essere vicini, per essere umani. Seguiamo questa strada”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Natale “è diventato una festa universale, e anche chi non crede percepisce il fascino di questa ricorrenza”, ma “non si riduca a festa solamente sentimentale o consumistica”, perché “è un avvenimento decisivo, un fuoco perenne che Dio ha acceso nel mondo, e non può essere confuso con le cose effimere”. E’ il punto centrale degli “spunti di riflessione” sul Natale offerti da papa Francesco nell’udienza generale di oggi, svoltasi ancora dalla biblioteca privata.

Francesco ha così ricordato quanto detto domenica scorsa: che il consumismo “ci ha sequestrato il Natale” per ribadire che “è necessario arginare una certa mentalità mondana, incapace di cogliere il nucleo incandescente della nostra fede, che è questo: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). Questa è la verità del Natale, non ce n’è altra”.

“Il Natale – ha detto ancora - ci invita a riflettere, da una parte, sulla drammaticità della storia, nella quale gli uomini, feriti dal peccato, vanno incessantemente alla ricerca di verità, di misericordia, di redenzione; e, dall’altra, sulla bontà di Dio, che ci è venuto incontro per comunicarci la Verità che salva e renderci partecipi della sua amicizia e della sua vita”.

E’ una grazia. “Questo dono di grazia lo riceviamo attraverso la semplicità e l’umanità del Natale, e può rimuovere dai nostri cuori e dalle nostre menti il pessimismo, che oggi si è diffuso di più a causa della pandemia. Possiamo superare quel senso di smarrimento inquietante, non lasciarci sopraffare dalle sconfitte e dai fallimenti, nella ritrovata consapevolezza che quel Bambino umile e povero, nascosto e inerme, è Dio stesso, fattosi uomo per noi. Il Concilio Vaticano II, in un celebre passo della Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, ci dice che questo avvenimento riguarda ognuno di noi: «Con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, Egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Cost. past. Gaudium et spes, 22). Dio è uno di noi”.

“Questa realtà ci dona tanta gioia e tanto coraggio. Dio non ci ha guardato dall’alto, non ci è passato accanto, non ha avuto ribrezzo della nostra miseria, non si è rivestito di un corpo apparente, ma ha assunto pienamente la nostra natura e la nostra condizione umana. E’ uno di noi. Non ha lasciato fuori nulla, eccetto il peccato: tutta l’umanità è in Lui. Egli ha preso tutto ciò che siamo, così come siamo. Questo è essenziale per comprendere la fede cristiana”.

“S. Agostino, ripensando al suo cammino di conversione, nelle sue Confessioni scrive: «Non avevo ancora tanta umiltà da possedere il mio Dio, l’umile Gesù, né conoscevo ancora gli ammaestramenti della sua debolezza» (Confessioni VII,8). La ‘debolezza’ di Gesù è un ‘ammaestramento’! Perché ci rivela l’amore di Dio. Il Natale è la festa dell’Amore incarnato e nato per noi in Gesù Cristo. Egli è la luce degli uomini che splende nelle tenebre, che dà senso all’esistenza umana e alla storia intera”.

Papa Francesco, infine ha invitato a fermarsi in meditazione davanti al presepe che “è una catechesi” della nascita di Gesù e a rileggere la lettera “Admirabile signum” scritta l’anno scorso e dedicata proprio al presepe. “Alla scuola di San Francesco d’Assisi – ha concluso - possiamo diventare un po’ bambini rimanendo a contemplare la scena della Natività, e lasciare che rinasca in noi lo stupore per il modo ‘meraviglioso’ in cui Dio ha voluto venire nel mondo. Questo farà rinascere in noi la tenerezza; e oggi abbiamo tanto bisogno di tenerezza! Se la pandemia ci ha costretto a stare più distanti, Gesù, nel presepe, ci mostra la via della tenerezza per essere vicini, per essere umani. Seguiamo questa strada”.

Nel salutare i fedeli tedeschi, poi, ha invitato: “Facciamo piacere a Gesù Bambino, se in questi giorni di festa non dimentichiamo le persone sole, malate e bisognose. Basta una telefonata per trasmettere loro un raggio della luce di Natale. Il Signore ricompenserà questo”.

Agli italiani, infine ha detto: “Imitando i pastori, correte anche voi alla santa Grotta: Gesù vi aspetta per donarvi la sua luce e la sua pace. Egli vuole arricchire la vostra vita del suo amore e della sua grazia”. 

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