01/11/2015, 00.00
VATICANO
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Papa: Le Beatitudini sono la via per la santità e per la felicità

Francesco celebra la messa nel cimitero Verano di Roma. Dal Discorso della montagna il pontefice traccia la rotta per la vita del buon cristiano: “Chiediamo al Signore la grazia di essere persone semplici e umili, la grazia di saper piangere, la grazia di essere miti, la grazia di lavorare per la giustizia e la pace, e soprattutto la grazia di lasciarci perdonare da Dio per diventare strumenti della sua misericordia”.

Roma (AsiaNews) – Le Beatitudini insegnate da Gesù agli apostoli e alla folla radunata sulla collina presso il lago di Galilea “sono la via per la santità e per la felicità”. Attraverso queste indicazioni, infatti, hanno camminato i santi che ci hanno preceduto nella patria celeste; e noi, riconoscendoci prima di tutto peccatori, dobbiamo sforzarci di seguirle. Lo ha detto papa Francesco durante l’omelia della messa che ha celebrato nel cimitero del Verano, a Roma. Insieme a lui concelebrano il cardinale vicario per la capitale italiana, Agostino Vallini; l’arcivescovo Iannone, vicegerente della diocesi; il parroco di san Lorenzo fuori le Mura p. Armando Ambrosi. Dopo la celebrazione eucaristica, il pontefice prega per i defunti e benedice le tombe.

La strada per raggiungere la vera beatitudine, la strada che conduce al Cielo, dice Francesco, “è un cammino difficile da comprendere perché va controcorrente, ma il Signore ci dice che chi che va per questa strada è felice, prima o poi diventa felice. «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli». Possiamo domandarci come può essere felice una persona povera di cuore, il cui unico tesoro è il Regno dei cieli. Ma la ragione è proprio questa: che avendo il cuore spogliato e libero da tante cose mondane, questa persona è ‘attesa’ nel Regno dei Cieli”.

Ma beati sono anche coloro che piangono e che saranno consolati: “Come possono essere felici quelli che piangono? Eppure, chi nella vita non ha mai provato la tristezza, l’angustia, il dolore, non conoscerà mai la forza della consolazione. Felici invece possono essere quanti hanno la capacità di commuoversi, la capacità di sentire nel cuore il dolore che c’è nella loro vita e nella vita degli altri. Questi saranno felici! Perché la tenera mano di Dio Padre li consolerà e li accarezzerà”.

Subito dopo è la volta dei miti: “E noi al contrario quante volte siamo impazienti, nervosi, sempre pronti a lamentarci! Verso gli altri abbiamo tante pretese, ma quando toccano noi, reagiamo alzando la voce, come se fossimo i padroni del mondo, mentre in realtà siamo tutti figli di Dio. Pensiamo piuttosto a quelle mamme e quei papà che sono tanto pazienti con i figli, che ‘li fanno impazzire’. Questa è la strada del Signore: la strada della mitezza e della pazienza”.

Coloro che hanno fame e sete di giustizia, “che hanno un forte senso della giustizia, e non solo verso gli altri, ma prima di tutto verso sé stessi, questi saranno saziati, perché sono pronti ad accogliere la giustizia più grande, quella che solo Dio può dare”.

E poi “«beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia». Felici quelli che sanno perdonare, che hanno misericordia per gli altri, che non giudicano tutto e tutti, ma cercano di mettersi nei panni degli altri. Il perdono è la cosa di cui tutti abbiamo bisogno, nessuno escluso. Per questo all’inizio della Messa ci riconosciamo per quello che siamo, cioè peccatori, tutti. E non è un modo di dire, una formalità: è un atto di verità. «Signore, eccomi qua, abbi pietà di me». E se sappiamo dare agli altri il perdono che chiediamo per noi, siamo beati. Come diciamo nel Padre nostro: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori»”.

Beati infine gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio: “Guardiamo la faccia di quelli che vanno in giro a seminare zizzania: sono felici? Quelli che cercano sempre le occasioni per imbrogliare, per approfittare degli altri, sono felici? No, non possono essere felici. Invece quelli che ogni giorno, con pazienza, cercano di seminare pace, sono artigiani di pace, di riconciliazione, questi sì sono beati, perché sono veri figli del nostro Padre del Cielo, che semina sempre e solo pace, al punto che ha mandato nel mondo il suo Figlio come seme di pace per l’umanità”.

Cari fratelli e sorelle, conclude Francesco, “questa è la via della santità, ed è la stessa via della felicità. È la via che ha percorso Gesù, anzi, è Lui stesso questa Via: chi cammina con Lui e passa attraverso di Lui entra nella vita, nella vita eterna. Chiediamo al Signore la grazia di essere persone semplici e umili, la grazia di saper piangere, la grazia di essere miti, la grazia di lavorare per la giustizia e la pace, e soprattutto la grazia di lasciarci perdonare da Dio per diventare strumenti della sua misericordia. Così hanno fatto i Santi, che ci hanno preceduto nella patria celeste. Essi ci accompagnano nel nostro pellegrinaggio terreno, ci incoraggiano ad andare avanti. La loro intercessione ci aiuti a camminare nella via di Gesù, e ottenga la felicità eterna per i nostri fratelli e sorelle defunti, per i quali offriamo questa Messa”. 

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