11/10/2015, 00.00
VATICANO - TURCHIA
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Papa: Grande dolore per la “terribile strage avvenuta ad Ankara”

All’Angelus papa Francesco domanda di pregare in silenzio per il doppio attentato nella capitale turca che ha fatto almeno 95 morti. I “tre sguardi” di Gesù al “giovane ricco” e ai discepoli. “Il denaro, il piacere, il successo abbagliano, ma poi deludono”. La domanda ai “giovani, ragazze e ragazzi che sono in piazza”: “Avete sentito lo sguardo di Gesù su di voi? E cosa rispondete?”. La Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali che ricorre il 13 ottobre. Il telegramma al presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Grande dolore” ha espresso papa Francesco oggi all’Angelus per la “terribile strage avvenuta ad Ankara, in Turchia”, domandando a tutti i pellegrini una preghiera in silenzio. Ieri, durante una manifestazione pacifica pro-curda nella capitale turca. Due esplosioni – forse due attacchi di kamikaze – hanno provocato la morte di almeno 95 persone e il ferimento di altre 246, dei quali 48 in modo molto grave. Fino ad ora nessuno ha rivendicato la strage.

Francesco elenca: “Dolore per i numerosi morti. Dolore per i feriti. Dolore perché gli attentatori hanno colpito persone inermi che manifestavano per la pace”. E aggiunge: “Mentre prego per quel caro Paese, chiedo al Signore di accogliere le anime dei defunti e di confortare i sofferenti e i familiari”.

“Profonda tristezza” è anche espressa dal card. Piero Parolin, segretario di Stato vaticano, in un telegramma da lui inviato ieri a nome del papa al presidente turco Recep Tayyip Erdoğan per la strage. Il telegramma è stato reso noto oggi.

Dopo aver espresso “accorata solidarietà” verso coloro che sono stati colpiti dalla tragedia, nel telegramma si aggiunge: “Mentre Sua Santità deplora il barbarico atto, egli le domanda di far pervenire la sua vicinanza spirituale a tutte le famiglie colpite in questo momento di lutto e al personale di emergenza e di sicurezza che lavora nell’assistere i feriti”.

“Raccomandando le anime dei defunti alla misericordia amorosa dell’Onnipotente, papa Francesco invoca la forza divina e la pace sui familiari nel dolore”.

Prima della preghiera mariana, il pontefice si è soffermato a commentare il vangelo della domenica (28ma per Anno, B, Marco 10, 17-30), l’incontro di Gesù con il “giovane ricco”.

Il papa sottolinea che il brano è costruito attorno a “tre sguardi di Gesù”. Il primo è lo “sguardo intenso pieno di tenerezza e di affetto: «fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (v. 21)”, quando il giovane esprime che “l’osservanza dei precetti non gli basta, non soddisfa il suo desiderio di pienezza”.

“Gesù – ha aggiunto - capisce anche qual è il punto debole del suo interlocutore, e gli fa una proposta concreta: dare tutti i suoi beni ai poveri e seguirlo. Quel giovane però ha il cuore diviso tra due padroni: Dio e il denaro, e se ne va via triste. Questo dimostra che non possono convivere la fede e l’attaccamento alle ricchezze. Così, alla fine, lo slancio iniziale del giovane si smorza nella infelicità di una sequela naufragata”.

Il “secondo sguardo” è “lo sguardo pensoso, di avvertimento: «Volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!» (v. 23)”.

“Gesù – ha continuato - risponde con uno sguardo di incoraggiamento – è il terzo sguardo – e dice: la salvezza è, sì, «impossibile agli uomini, ma non a Dio!» (v. 27). Se ci affidiamo al Signore, possiamo superare tutti gli ostacoli che ci impediscono di seguirlo nel cammino della fede”.

A tutto questo segue la “solenne dichiarazione di Gesù: In verità vi dico: chi lascia tutto per seguirmi avrà la vita eterna nel futuro e il centuplo già nel presente (cfr vv. 29-30). Questo “centuplo” è fatto dalle cose prima possedute e poi lasciate, ma che si ritrovano moltiplicate all’infinito. Ci si priva dei beni e si riceve in cambio il godimento del vero bene; ci si libera dalla schiavitù delle cose e si guadagna la libertà del servizio per amore; si rinuncia al possesso e si ricava la gioia del dono”.

“Il giovane – ha continuato - non si è lasciato conquistare dallo sguardo di amore di Gesù, e così non ha potuto cambiare. Solo accogliendo con umile gratitudine l’amore del Signore ci liberiamo dalla seduzione degli idoli e dalla cecità delle nostre illusioni. Il denaro, il piacere, il successo abbagliano, ma poi deludono: promettono vita, ma procurano morte. Il Signore ci chiede di distaccarci da queste false ricchezze per entrare nella vita vera, la vita piena, autentica, luminosa”.

E a braccio ha detto: “E io domando a voi giovani, ragazze e ragazzi che siete in piazza: avete sentito lo sguardo di Gesù su di voi? E cosa rispondete? Preferite lasciare questa piazza con la gioia che ci dà Gesù o con la tristezza che ci provoca la mondanità?”.

“La Vergine Maria – ha concluso - ci aiuti ad aprire il nostro cuore all’amore di Gesù, il solo che può appagare la nostra sete di felicità”.

Dopo l’Angelus e il ricordo della strage in Turchia, Francesco ha ricordato la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali che ricorre il 13 ottobre. “Va purtroppo riconosciuto – ha spiegato - che gli effetti di tali calamità sono spesso aggravati da mancanze di cura dell’ambiente da parte dell’uomo. Mi unisco a tutti coloro che in modo lungimirante si impegnano nella tutela della nostra casa comune, per promuovere una cultura globale e locale di riduzione dei disastri e di maggiore resilienza ad essi, armonizzando le nuove conoscenze con quelle tradizionali, e con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili”.

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