22/09/2013, 00.00
VATICANO-ITALIA
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Papa: Giovani, siate uomini e donne di speranza! Fidatevi di Gesù

Papa Francesco esorta i giovani a "prendere il largo" con Gesù, andando controcorrente e sfuggendo alla "dea lamentela". Diventare apostoli verso gli altri giovani. Ai detenuti e ai poveri: la Chiesa è la vostra casa. Al mondo della cultura: creare una cultura del discernimento e della solidarietà per superare la crisi. Il ricordo dell'attentato in Pakistan.

Cagliari (AsiaNews) -  "Siate sempre uomini e donne di speranza!": è l'augurio che papa Francesco ha lanciato alle decine di giovani radunati nel Largo Carlo Felice di Cagliari, la stessa dove stamane il pontefice ha incontrato il mondo del lavoro e soprattutto i disoccupati. Nell'ultimo incontro con la popolazione della Sardegna, Francesco, attorniato da un'atmosfera di festa e di entusiasmo, ascolta alcuni giovani che gli parlano di problemi e difficoltà nelle loro comunità cristiane e nella società, della fede troppo timida, dell'abbandono, come pure delle difficoltà economiche e sociali che feriscono tutti, ma soprattutto i giovani.

Il papa si ispira al racconto della pesca miracolosa (Luca 5,1-11). E mette in luce anzitutto "l'esperienza del fallimento": "Nella giovinezza si è proiettati in avanti ma a volte capita di vivere un fallimento, una frustrazione: è una prova, ed è importante! Anche nella Chiesa facciamo questa esperienza: i sacerdoti, i catechisti, gli animatori si affaticano molto, spendono tante energie, ce la mettono tutta, e alla fine non vedono risultati sempre corrispondenti ai loro sforzi".

La riposta del papa è "fidarsi di Gesù": "Non è buono fermarsi al 'non abbiamo preso nulla', ma andare oltre, andare al 'prendi il largo e getta le reti' di nuovo, senza stancarci! Gesù lo ripete a ciascuno di voi. Ed è Lui che darà la forza! C'è la minaccia del lamento, della rassegnazione. Questi li lasciamo a quelli che seguono la "dea lamentela"! Quando tutto sembra fermo e stagnante, quando i problemi personali ci inquietano, i disagi sociali non trovano le dovute risposte, non è buono darci per vinti. La strada è Gesù: farlo salire sulla nostra "barca" e prendere il largo con Lui! Lui è il Signore! Lui cambia la prospettiva della vita. La fede in Gesù conduce a una speranza che va oltre, a una certezza fondata non soltanto sulle nostre qualità e abilità, ma sulla Parola di Dio, sull'invito che viene da Lui. Senza fare troppi calcoli umani e non preoccuparsi di verificare se la realtà che vi circonda coincide con le vostre sicurezze".

" Cari giovani sardi, ..... anche voi siete chiamati a diventare "pescatori di uomini". Non esitate a spendere la vostra vita per testimoniare con gioia il Vangelo, specialmente ai vostri coetanei. Il vostro contributo è indispensabile per la missione della Chiesa, che è l'evangelizzazione: i giovani apostoli dei giovani! Dite a tutti con la vostra vita, con la vostra gioia, che Gesù e il suo messaggio sono sempre attuali. E per questo abbiate anche il coraggio di andare controcorrente, non fatevi trascinare dalle correnti. Incontrare Gesù Cristo, fare esperienza del suo amore e della sua misericordia è l'avventura più grande e più bella che possa capitare ad una persona!". E qui il papa ha ricordato i suoi 60 anni di ascolto della chiamata di Gesù per diventare sacerdote. "E non mi sono pentito! Lui è fedele!". E più oltre: "Lui non ci lascia mai! Lui non delude!".

Ricordando i molti santi e beati della terra sarda, spiega: "Sono persone che invece di lamentarsi hanno "gettato le reti per la pesca". Imitate il loro esempio, affidatevi alla loro intercessione, e siate sempre uomini e donne di speranza!".

La speranza per i poveri e i detenuti

La speranza è stato anche il tema dell'incontro che papa Francesco ha fatto nel primo pomeriggio con i detenuti delle carceri e i poveri, radunati nella cattedrale di Cagliari. "Come Chiesa - ha detto - abbiamo tutti una responsabilità forte che è quella di seminare la speranza con opere di solidarietà, sempre cercando di collaborare nel modo migliore con le pubbliche istituzioni, nel rispetto delle rispettive competenze. La Caritas è espressione della comunità, e la forza della comunità cristiana è far crescere la società dall'interno, come il lievito. Penso alle vostre iniziative con i detenuti nelle carceri, penso al volontariato di tante associazioni, alla solidarietà con le famiglie che soffrono di più a causa della mancanza di lavoro. In questo vi dico: coraggio! Non lasciatevi rubare la speranza e andate avanti!".

Davanti ai poveri, ai malati, a giovani e adulti carcerati, il pontefice ha affermato che la Chiesa "è la vostra casa" e che insieme a loro egli si sente "a casa". E ricordando che l'atteggiamento più importante davanti ai poveri è l'umiltà, ha messo in guardia dall'usare l'attenzione ai poveri per il proprio potere: "A volte si trova anche l'arroganza nel servizio ai poveri! Alcuni si fanno belli, si riempiono la bocca con i poveri; alcuni strumentalizzano i poveri per interessi personali o del proprio gruppo. Lo so, questo è umano, ma non va bene! E dico di più: questo è peccato! Peccato grave. I poveri sono la carne di Cristo. Uso i poveri, la carne di Gesù, per la mia vanità. Questo è peccato grave. Sarebbe meglio che rimanessero a casa!".

Col mondo della cultura

E nell'incontro col mondo della cultura, nell'aula magna della pontificia facoltà teologica regionale, ha messo in luce  che "L'Università come luogo di "sapienza" ha una funzione molto importante nel formare al discernimento per alimentare la speranza". Il discernimento, ha sottolineato, serve per "leggere la realtà, guardandola in faccia. Le letture ideologiche o parziali non servono, alimentano solamente l'illusione e la disillusione. Leggere la realtà, ma anche vivere questa realtà, senza paure, senza fughe e senza catastrofismi. Ogni crisi, anche quella attuale, è un passaggio, il travaglio di un parto che comporta fatica, difficoltà, sofferenza, ma che porta in sé l'orizzonte della vita, di un rinnovamento, porta la forza della speranza".

"Il discernimento - ha continuato  - non è cieco, né improvvisato: si realizza sulla base di criteri etici e spirituali, implica l'interrogarsi su ciò che è buono, il riferimento ai valori propri di una visione dell'uomo e del mondo, una visione della persona in tutte le sue dimensioni, soprattutto in quella spirituale, trascendente; non si può considerare mai la persona come 'materiale umano'!".

Insieme al discernimento, l'università, la cultura, deve aprirsi alla solidarietà: "É proprio in una solidarietà non detta, ma vissuta, che i rapporti passano dal considerare l'altro come "materiale umano" o come "numero", al considerarlo come persona. Non c'è futuro per nessun Paese, per nessuna società, per il nostro mondo, se non sapremo essere tutti più solidali. Solidarietà quindi come modo di fare la storia, come ambito vitale in cui i conflitti, le tensioni, anche gli opposti raggiungono un'armonia che genera vita".

Alla fine dell'incontro coi giovani, il papa ha ricordato l'attentato di oggi a Peshawar, in una chiesa, dove sono morte decine di persone. E ha invitato ancora una volta i giovani a decidersi per "costruire un mondo migliore" rispondendo alla chiamata del Signore, per essere edificatori e non distruttori e portatori di morte.

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