29/05/2016, 11.34
VATICANO
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Papa: Chi annuncia Gesù è chiamato a servire e chi serve annuncia Gesù

Al Giubileo dei Diaconi, papa Francesco sottolinea che essere apostoli ed essere servitori sono “due facce di una stessa medaglia”. Chi serve “non è schiavo dell’agenda” ed è “aperto all’imprevisto”, che è “la sorpresa quotidiana di Dio”. Il dolore di Francesco nel vedere gli orari delle parrocchie: “Poi, non c’è porta aperta, non c’è prete, non c’è diacono che riceva la gente…”. Essere “in costante dialogo con Gesù”, per “incontrare e accarezzare la carne del Signore nei poveri di oggi”. Il 1 giugno, in occasione della Giornata Internazionale del Bambino, speciale preghiera per la pace dei bambini cattolici e ortodossi della Siria, a cui tutti i bambini sono invitati.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Chi annuncia Gesù è chiamato a servire e chi serve annuncia Gesù”; essere “apostolo e servitore” sono “come due facce di una stessa medaglia”: così papa Francesco ha esortato oggi le migliaia di diaconi permanenti provenienti da tutto il mondo oggi in piazza san Pietro per il loro Giubileo. Davanti ai circa 20mila fedeli presenti, egli ha continuato a sottolineare lo “stile” in cui si esprime l’essere diacono: “Se evangelizzare è la missione consegnata a ogni cristiano nel Battesimo, servire è lo stile con cui vivere la missione, l’unico modo di essere discepolo di Gesù. È suo testimone chi fa come Lui: chi serve i fratelli e le sorelle, senza stancarsi di Cristo umile, senza stancarsi della vita cristiana che è vita di servizio”.

Il pontefice è passato poi a elencare gli elementi che educano al servizio. Il primo è la disponibilità “a distaccarsi dal disporre tutto per sé e dal disporre di sé come [si] vuole”.

“Chi serve – ha continuato - non è schiavo dell’agenda che stabilisce, ma, docile di cuore, è disponibile al non programmato: pronto per il fratello e aperto all’imprevisto, che non manca mai e spesso è la sorpresa quotidiana di Dio. Il servitore sa aprire le porte del suo tempo e dei suoi spazi a chi gli sta vicino e anche a chi bussa fuori orario, a costo di interrompere qualcosa che gli piace o il riposo che si merita”.

E a braccio ha aggiunto: “Il servitore trascura gli orari. A me fa male al cuore quando vedo ‘orario’, da quell’ora a quell’ora, nelle parrocchie. Poi, non c’è porta aperta, non c’è prete, non c’è diacono che riceva la gente… Trascurare gli orari, bisogna avere questo coraggio”.

Il secondo elemento è la mitezza: “La mitezza – ha detto ancora a braccio - è una delle virtù dei diaconi. Quando egli è servitore e non è impegnato a scimmiottare i preti”. Il papa prende a modello di mitezza il centurione di cui parla il vangelo di oggi (IX Domenica del Tempo Ordinario, C, Luca 7, 1-10), che chiede con umiltà a Gesù di guarire il suo servo malato. “Egli, di fronte al problema che lo affliggeva, avrebbe potuto agitarsi e pretendere di essere esaudito, facendo valere la sua autorità; avrebbe potuto convincere con insistenza, persino costringere Gesù a recarsi a casa sua. Invece si fa piccolo, discreto, mite non alza la voce e non vuole disturbare”.

Il centurione “si comporta, forse senza saperlo, secondo lo stile di Dio, che è «mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Dio infatti, che è amore, per amore si spinge persino a servirci: con noi è paziente, benevolo, sempre pronto e ben disposto, soffre per i nostri sbagli e cerca la via per aiutarci e renderci migliori. Questi sono anche i tratti miti e umili del servizio cristiano, che è imitare Dio servendo gli altri: accogliendoli con amore paziente, comprendendoli senza stancarci, facendoli sentire accolti, a casa, nella comunità ecclesiale, dove non è grande chi comanda, ma chi serve (cfr Lc 22,26)…. E mai sgridare, mai”.

Il terzo elemento è la “salute del cuore”, che viene dal “costante dialogo con Gesù”. “Ciascuno di noi – ha detto – è molto caro a Dio, amato e scelto da lui, ed è chiamato a servire, ma ha anzitutto bisogno di essere guarito interiormente. Per essere abili al servizio, ci occorre la salute del cuore: un cuore risanato da Dio, che si senta perdonato e non sia né chiuso né duro. Ci farà bene pregare con fiducia ogni giorno per questo, chiedere di essere guariti da Gesù, di assomigliare a Lui, che ‘non ci chiama più servi, ma amici’ (cfr Gv 15,15)”.

“Cari diaconi – ha concluso -  potete domandare ogni giorno questa grazia nella preghiera, in una preghiera dove presentare le fatiche, gli imprevisti, le stanchezze e le speranze: una preghiera vera, che porti la vita al Signore e il Signore nella vita. E quando servite alla mensa eucaristica, lì troverete la presenza di Gesù, che si dona a voi, perché voi vi doniate agli altri.  Così, disponibili nella vita, miti di cuore e in costante dialogo con Gesù, non avrete paura di essere servitori di Cristo, di incontrare e accarezzare la carne del Signore nei poveri di oggi”.

Prima della conclusione della messa e della recita dell’Angelus, il papa ha voluto ringraziare tutti i diaconi “venuti dall’Italia e da diversi Paesi. Grazie della vostra presenza oggi, ma soprattutto della vostra presenza nella Chiesa!”.

Egli ha anche annunciato anche “una speciale preghiera per la pace, che avrà come protagonisti proprio i bambini” delle comunità cristiane della Siria, sia cattoliche che ortodosse. Il gesto sarà celebrato il prossimo 1 giugno, in occasione della Giornata Internazionale del Bambino. “I bambini siriani – ha aggiunto - invitano i bambini di tutto il mondo ad unirsi alla loro preghiera per la pace”.

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