24/09/2018, 11.47
VATICANO – LETTONIA
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Papa nei Paesi baltici: in Lettonia, unità dei cristiani è in chiave missionaria

Cerimonia ecumenica a Riga, dove le Chiese cristiane “sono riuscite a generare unità mantenendo la ricchezza e la singolarità proprie di ciascuna”. Alla piccola comunità cattolica “voi siete stati sottoposti ad ogni sorta di prove: l’orrore della guerra, e poi la repressione politica, la persecuzione e l’esilio”.

 

Riga (AsiaNews) – Dalla Lettonia, dove le Chiese cristiane “sono riuscite a generare unità mantenendo la ricchezza e la singolarità proprie di ciascuna” e in tempi difficili a causa di innumerevoli fattori come il secolarismo o le logiche individualiste, papa Francesco ha proclamato che “il Signore ci chiama è un’unità sempre in chiave missionaria, che ci chiede di uscire e raggiungere il cuore della nostra gente e delle culture, della società postmoderna in cui viviamo”.

La preghiera ecumenica nella Cattedrale luterana di Riga è il momento centrale della mattina di Francesco in Lettonia. E’ un Paese luterano e secolarizzato, anche a causa dei 70 anni di regime ateo: niente folle per il Papa, solo gruppi di persone (nella foto) che comunque salutano con calore.

Clima naturalmente diverso nella cattedrale della piccola comunità cattolica, dedicata a san Giacomo. “Voi qui presenti – ha detto loro il Papa - siete stati sottoposti ad ogni sorta di prove: l’orrore della guerra, e poi la repressione politica, la persecuzione e l’esilio, come ha ben descritto il vostro Arcivescovo. E siete stati costanti, avete perseverato nella fede. Né il regime nazista né quello sovietico hanno spento la fede nei vostri cuori e, per alcuni di voi, non vi hanno fatto desistere neppure dal dedicarvi alla vita sacerdotale, religiosa, a essere catechisti, e a diversi servizi ecclesiali che mettevano a rischio la vita; avete combattuto la buona battaglia, state per concludere la corsa, e avete conservato la fede (cfr 2 Tm 4,7)”.

Nella grande cattedrale luterana, antica di 800 anni, ci sono un storico, straordinario organo e un bellissimo coro di bambine.

Proprio dall’organo ha preso spunto Francesco per dire che “se la musica del Vangelo smette di essere eseguita nella nostra vita e si trasforma in una bella partitura del passato, non saprà più rompere le monotonie asfissianti che impediscono di animare la speranza, rendendo così sterili tutti i nostri sforzi.

Se la musica del Vangelo smette di vibrare nelle nostre viscere, avremo perso la gioia che scaturisce dalla compassione, la tenerezza che nasce dalla fiducia, la capacità della riconciliazione che trova la sua fonte nel saperci sempre perdonati-inviati.

Se la musica del Vangelo smette di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze, nei luoghi di lavoro, nella politica e nell’economia, avremo spento la melodia che ci provocava a lottare per la dignità di ogni uomo e donna di qualunque provenienza, rinchiudendoci nel ‘mio’, dimenticandoci del ‘nostro’: la casa comune che ci riguarda tutti.

Se la musica del Vangelo smette di suonare, avremo perso i suoni che condurranno la nostra vita al cielo, trincerandoci in uno dei mali peggiori del nostro tempo: la solitudine e l’isolamento. La malattia che nasce in chi non ha alcun legame, e che si può riscontrare negli anziani abbandonati al loro destino, come pure nei giovani senza punti di riferimento e opportunità per il futuro (cfr Discorso al Parlamento Europeo, 25 novembre 2014)”.

Oggi come in passato, ha detto ancora il Papa, il cristiano è chiamato alla missione. “La missione oggi continua a chiederci e a reclamare da noi l’unità; è la missione che esige da noi che smettiamo di guardare le ferite del passato ed ogni atteggiamento autoreferenziale per incentrarci sulla preghiera del Maestro. È la missione a reclamare che la musica del Vangelo non cessi di suonare nelle nostre piazze.

Alcuni possono arrivare a dire: sono tempi difficili e complessi quelli che ci capita di vivere. Altri possono arrivare a pensare che, nelle nostre società, i cristiani hanno sempre meno margini di azione e di influenza a causa di innumerevoli fattori come ad esempio il secolarismo o le logiche individualiste. Questo non può portare a un atteggiamento di chiusura, di difesa e nemmeno di rassegnazione. Non possiamo fare a meno di riconoscere che certamente non sono tempi facili, specialmente per molti nostri fratelli che oggi vivono nella loro carne l’esilio e persino il martirio a causa della fede. Ma la loro testimonianza ci conduce a scoprire che il Signore continua a chiamarci e invitarci a vivere il Vangelo con gioia, gratitudine e radicalità. Se Cristo ci ha ritenuti degni di vivere in questi tempi, in questa ora – l’unica che abbiamo –, non possiamo lasciarci vincere dalla paura né lasciare che passi senza assumerla con la gioia della fedeltà. Il Signore ci darà la forza per fare di ogni tempo, di ogni momento, di ogni situazione un’opportunità di comunione e riconciliazione con il Padre e con i fratelli, specialmente con quelli che oggi sono considerati inferiori o materiale di scarto. Se Cristo ci ha ritenuti degni di far risuonare la melodia del Vangelo, smetteremo di farlo?”.

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