19/01/2018, 18.53
VATICANO – PERU'
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Papa in Perù: l’Amazzonia, terra, cultura e soprattutto persone da difendere

Francesco incontra gli indigeni di una terra mai tanto minacciata come ora da appetiti industriali, ma anche da un “protezionismo” verso la foresta che esclude gli uomini. “Considero imprescindibile compiere sforzi per dar vita a spazi istituzionali di rispetto, riconoscimento e dialogo con i popoli nativi; assumendo e riscattando cultura, lingua, tradizioni, diritti e spiritualità che sono loro propri”.

Lima (AsiaNews) – Affermare il valore delle persone, delle tradizione e di quella immensa terra verde che è l’Amazzonia, sottoposta a pesante sfruttamento di chi ne vuole carpire le ricchezza, come l’oro, ma anche alle conseguenze di una moderna tendenza che ne vuole fare un santuario nel quale non c’è posto per gli uomini che vi vivono da tempo immemorabile.

E’ un’accorata difesa di tutto ciò nella visita che papa Francesco ha compiuto stamattina a Puerto Maldonado. E’, significativamente, la prima tappa della sua presenza in Perù, dove è arrivato nel pomeriggio (locale) di ieri.

Nel palazzetto dello sport – il Coliseo Madre de Dios- ci sono alcune migliaia – circa 4mila – rappresentanti dei popoli dell’Amazzonia. Costumi tradizionali, canti e danze per Francesco, ma anche la denuncia delle tante forme che assume lo sfruttamento e la rivendicazione di voler conservare tradizioni e lingue.

Il Papa li elenca: “popoli originari dell’Amazzonia: Harakbut, Esse-ejas, Matsiguenkas, Yines, Shipibos, Asháninkas, Yaneshas, Kakintes, Nahuas, Yaminahuas, Juni Kuin, Madijá, Manchineris, Kukamas, Kandozi, Quichuas, Huitotos, Shawis, Achuar, Boras, Awajún, Wampís, tra gli altri”. Per loro  ci sono traduzioni dell’enciclica Laudato Si nelle lingue locali. E alla fine un indio gli consegna corone di fiori da mettere intorno alla testa e al corpo.

“Ho molto desiderato questo incontro”, dice Francesco, “Quanti non abitiamo queste terre – aggiunge - abbiamo bisogno della vostra saggezza e delle vostre conoscenze per poterci addentrare, senza distruggerlo, nel tesoro che racchiude questa regione. E risuonano le parole del Signore a Mosè: «Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai, è suolo santo» (Es 3,5)”.

In un lungo e articolato discorso, il Papa denuncia poi le varie forme dello sfruttamento. “Probabilmente – afferma - i popoli originari dell’Amazzonia non sono mai stati tanto minacciati nei loro territori come lo sono ora. L’Amazzonia è una terra disputata su diversi fronti: da una parte, il neo-estrattivismo e la forte pressione da parte di grandi interessi economici che dirigono la loro avidità sul petrolio, il gas, loro, le monocolture agro-industriali; dall’altra parte, la minaccia contro i vostri territori viene anche dalla perversione di certe politiche che promuovono la ‘conservazione’ della natura senza tenere conto dell’essere umano e, in concreto, di voi fratelli amazzonici che la abitate. Siamo a conoscenza di movimenti che, in nome della conservazione della foresta, si appropriano di grandi estensioni di boschi e negoziano su di esse generando situazioni di oppressione per i popoli originari per i quali, in questo modo, il territorio e le risorse naturali che vi si trovano diventano inaccessibili. Questa problematica soffoca i vostri popoli e causa migrazioni delle nuove generazioni di fronte alla mancanza di alternative locali. Dobbiamo rompere il paradigma storico che considera l’Amazzonia come una dispensa inesauribile degli Stati senza tener conto dei suoi abitanti”.

“Considero imprescindibile compiere sforzi per dar vita a spazi istituzionali di rispetto, riconoscimento e dialogo con i popoli nativi; assumendo e riscattando cultura, lingua, tradizioni, diritti e spiritualità che sono loro propri. Un dialogo interculturale in cui voi siate «i principali interlocutori, soprattutto nel momento in cui si procede con grandi progetti che interessano i loro spazi». Il riconoscimento e il dialogo sarà la via migliore per trasformare le antiche relazioni segnate dall’esclusione e dalla discriminazione”.

Sfruttare le donne, “un grido che sale al cielo”

E, se  vero che esistono “iniziative di speranza” che mirano a conservare i diritti degli indigeni, “memoria viva della missione che Dio ha affidato a tutti noi: avere cura della casa comune”, “esiste un’altra devastazione della vita che viene provocata con questo inquinamento ambientale causato dall’estrazione illegale. Mi riferisco alla tratta di persone: la mano d’opera schiavizzata e l’abuso sessuale. La violenza contro gli adolescenti e contro le donne è un grido che sale al cielo”.

Francesco ricorda poi che esistono i popoli denominati ‘Popoli Indigeni in Isolamento Volontario’ (PIAV). Sono,, dice, “i più indifesi”, “i più vulnerabili tra i vulnerabili. Il retaggio di epoche passate li ha obbligati a isolarsi persino dalle loro stesse etnie, iniziando una storia di reclusione nei luoghi più inaccessibili della foresta per poter vivere in libertà. Continuate a difendere questi fratelli più vulnerabili. La loro presenza ci ricorda che non possiamo disporre dei beni comuni al ritmo dell’avidità del consumo. E necessario che esistano limiti che ci aiutino a difenderci da ogni tentativo di distruzione di massa dell’habitat che ci costituisce. Il riconoscimento di questi popoli – che non possono mai essere considerati una minoranza, ma autentici interlocutori – come pure di tutti i popoli originari ci ricorda che non siamo i padroni assoluti del creato. E urgente accogliere l’apporto essenziale che offrono a tutta la società, non fare delle loro culture una idealizzazione di uno stato naturale e neppure una specie di museo di uno stile di vita di un tempo. La loro visione del cosmo, la loro saggezza hanno molto da insegnare a noi che non apparteniamo alla loro cultura. Tutti gli sforzi che facciamo per migliorare la vita dei popoli amazzonici saranno sempre pochi”.

Il Papa raccomanda poi agli indios di conservare le loro tradizioni “di fronte ai nuovi colonialismi. La famiglia è ed è sempre stata l’istituzione sociale che più ha contribuito a mantenere vive le nostre culture. In momenti passati di crisi, di fronte ai diversi imperialismi, la famiglia dei popoli originari è stata la migliore difesa della vita. Ci è chiesta una speciale cura per non lasciarci catturare da colonialismi ideologici mascherati da progresso che a poco a poco entrano e dilapidano identità culturali e stabiliscono un pensiero uniforme, unico... e debole. Ascoltate gli anziani. Essi dispongono di una saggezza che li pone a contatto con il trascendente e fa loro scoprire l’essenziale della vita”. Apprezzamento, poi, Francesco esprime per “tutti quei giovani dei popoli originari che si sforzano di elaborare, dal proprio punto di vista, una nuova antropologia e lavorano per rileggere la storia dei loro popoli dalla loro prospettiva”.

Un ultimo pensiero, infine, per “missionari e missionarie si sono impegnati con i vostri popoli e hanno difeso le vostre culture! Lo hanno fatto ispirati dal Vangelo”. “Ogni cultura e ogni visione del cosmo che accoglie il Vangelo arricchisce la Chiesa con la visione di una nuova sfaccettatura del volto di Cristo”.

Secondo appuntamento a Puerto Maldonado è stato con la popolazione locale. all’”Instituto Jorge Basadre”. Prendendo spunto dal fatto che la regione è chiamata “con il bellissimo nome di ‘Madre de Dios’”, Francesco afferma “con forza” che la loro “non è una terra orfana, è la terra della Madre! E se c’è una madre ci sono figli, c’è famiglia, c’è comunità. E dove c’è madre, famiglia e comunità, non potranno sparire i problemi, ma sicuramente si trova la forza per affrontarli in modo diverso. E doloroso constatare – prosegue - che ci sono alcuni che vogliono spegnere questa certezza e fare di Madre de Dios una terra anonima, senza figli, una terra infeconda. Un luogo facile da commercializzare e da sfruttare”.

Una cultura che vuole solo “consumare”

“In diverse occasioni – dice ancora - mi sono riferito alla cultura dello scarto. Una cultura che non si accontenta solo di escludere, ma che è avanzata mettendo a tacere, ignorando e rigettando tutto ciò che non serve ai suoi interessi; sembrerebbe che il consumismo alienante di alcuni non riesca a percepire la dimensione della sofferenza soffocante di altri. E una cultura anonima, senza legami, senza volti. Una cultura senza madre, che non vuole altro che consumare. La terra viene trattata secondo questa logica. Le foreste, i fiumi e i torrenti vengono usati, utilizzati fino all’ultima risorsa e poi lasciati inutilizzati e inservibili. Anche le persone sono trattate con questa logica: usate fino allo sfinimento e poi abbandonate come ‘inservibili’. Pensando a queste cose permettetemi di soffermarmi su un tema doloroso. Ci siamo abituati a utilizzare il termine ‘tratta di persone’, ma in realtà dovremmo parlare di schiavitù: schiavitù per il lavoro, schiavitù sessuale, schiavitù per il guadagno. Fa male constatare come in questa terra, che sta sotto la protezione della Madre di Dio, tante donne sono così svalutate, disprezzate ed esposte a violenze senza fine. Non si può ‘normalizzare’ la violenza verso le donne, sostenendo una cultura maschilista che non accetta il ruolo di protagonista della donna nelle nostre comunità. Non ci è lecito guardare dall’altra parte e lasciare che tante donne, specialmente adolescenti, siano ‘calpestate’ nella loro dignità”.

Invitando a resistere ai “falsi dei, gli idoli dell’avarizia, del denaro, del potere”, che “corrompono la persona e le istituzioni, e distruggono anche la foresta”, il Papaha espresso incoraggiamento “a continuare a organizzarvi in movimenti e comunità di ogni tipo per cercare di superare queste situazioni; e anche a far in modo, a partire dalla fede, di organizzarvi come comunità ecclesiali che vivono intorno alla persona di Gesù. Dalla preghiera sincera e dall’incontro pieno di speranza con Cristo potremo ottenere la conversione che ci faccia scoprire la vita vera. Gesù ci ha promesso vita vera, vita autentica, eterna. Non fittizia, come le false promesse che abbagliano e che, promettendo vita, ci portano alla morte”.

Ultimo appuntamento è stato quello con i minori soli e abbandonati accolti all’Hogar El Principito (‘Casa del Piccolo Principe’). In un saluto , il Papa ha detto che “abbiamo appena celebrato il Natale. Ci ha intenerito il cuore l’immagine di Gesù Bambino. Lui è il nostro tesoro, e voi bambini siete il suo riflesso, e siete anche voi il nostro tesoro, il tesoro di tutti noi, il tesoro più prezioso di cui dobbiamo avere cura. Perdonate le volte in cui noi grandi non lo facciamo o non vi diamo l’importanza che meritate. Il vostro sguardo, la vostra vita esigono sempre un maggiore impegno e lavoro per non diventare ciechi o indifferenti davanti a tanti altri bambini che soffrono e si trovano in necessità. Voi, senza alcun dubbio, siete il tesoro più prezioso di cui dobbiamo prenderci cura”.

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