09/11/2018, 13.13
VATICANO
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Papa e Gewargis III, la pace in Medio Oriente va fondata sul primato della legge

In una dichiarazione comune Francesco e il Catholicos patriarca della Chiesa Assira dell’Oriente confermano i progressi del cammino verso l’unità e affermano che “non è possibile immaginare il Medio Oriente senza cristiani. Questa convinzione è fondata non solo su basi religiose, ma anche su realtà sociali e culturali, poiché i cristiani, insieme ad altri credenti, contribuiscono notevolmente all'identità specifica della regione”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il primato della legge, incluso il rispetto per la libertà religiosa e l'uguaglianza davanti alla legge, basato sul principio di cittadinanza, indipendente dall'origine etnica o dalla religione sono le basi sulle quali costruire quella pace attesa dal Medio Oriente e specialmente da Siria e Iraq. Torna ad affermarlo una dichiarazione congiunta, firmata da papa Francesco e da Gewargis III, catholicos patriarca della Chiesa Assira dell’Oriente, nella quale si sottolinea anche il progresso del cammino verso l’unità che le due Chiese stanno compiendo.

“Un particolare motivo di rendimento di grazie a Dio che abbiamo in comune – ha detto in proposito Francesco - è la Commissione per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira dell’Oriente. Proprio un anno fa ho avuto la gioia di accoglierne i membri in occasione della firma della Dichiarazione comune sulla “vita sacramentale”. Tale Commissione, frutto del dialogo, mostra che le diversità pratiche e disciplinari non sempre sono di ostacolo all’unità, e che alcune differenze nelle espressioni teologiche possono essere considerate complementari piuttosto che conflittuali. Prego affinché i lavori che essa porta avanti, e che in questi giorni entrano in una terza fase di studio sull’ecclesiologia, ci aiutino a percorrere ancora un altro tratto di strada, verso la meta tanto attesa in cui potremo celebrare il Sacrificio del Signore allo stesso altare”.

Il Papa ha poi sottolineato che le due Chiese condividono “la grande sofferenza che deriva dalla tragica situazione che vivono tanti nostri fratelli e sorelle in Medio Oriente, vittime della violenza e spesso costretti a lasciare le terre dove vivono da sempre. Essi percorrono la via crucis sulle orme di Cristo e, pur appartenendo a comunità differenti, instaurano tra loro rapporti fraterni, diventando per noi testimoni di unità. È per la fine di tanto dolore che più tardi pregheremo insieme, invocando dal Signore il dono della pace per il Medio Oriente, soprattutto per l’Iraq e la Siria”.

In proposito, nella Dichiarazione congiunta si afferma il comune impegno per alleviare le sofferenze dei cristiani che vivono nella regione. “Desideriamo affermare ancora una volta – prosegue il documento - che non è possibile immaginare il Medio Oriente senza cristiani. Questa convinzione è fondata non solo su basi religiose, ma anche su realtà sociali e culturali, poiché i cristiani, insieme ad altri credenti, contribuiscono notevolmente all'identità specifica della regione: un luogo di tolleranza, rispetto reciproco e accettazione. Il Medio Oriente senza cristiani non sarebbe più il Medio Oriente”.

“Convinti che i cristiani rimarranno nella regione solo se la pace sarà ristabilita, eleviamo le nostre preghiere sincere a Cristo, il Principe della pace, chiedendo il ritorno di quell'essenziale "frutto della giustizia" (cfr Is 32,17). . Una tregua sostenuta da muri e manifestazioni di potere non porterà alla pace, poiché la pace autentica può essere raggiunta e preservata solo attraverso l'ascolto e il dialogo reciproci. Pertanto, chiediamo ancora una volta alla Comunità internazionale di attuare una soluzione politica che riconosca i diritti e i doveri di tutte le parti coinvolte”.

“I cristiani – si legge più avanti - non vogliono essere considerati una "minoranza protetta" o un gruppo tollerato, ma cittadini pienamente i cui diritti sono garantiti e difesi, insieme a quelli di tutti gli altri cittadini”.

“Infine, riaffermiamo che quanto più difficile è la situazione, tanto più necessario è il dialogo interreligioso basato su un atteggiamento di apertura, verità e amore. Tale dialogo è anche il miglior antidoto contro l'estremismo, che è una minaccia per i seguaci di ogni religione”.

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