03/01/2021, 12.18
VATICANO
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Papa, Nel Verbo, Dio vuole parlarci e stare con noi

All’Angelus dalla biblioteca del palazzo apostolico, papa Francesco sottolinea che da sempre “Dio vuole comunicare con noi”. “Si fece carne: … Dio si è fatto fragilità per toccare da vicino le nostre fragilità”. Nel nuovo anno “le cose andranno meglio nella misura in cui lavoreremo pe il bene comune, anzitutto per gli svantaggiati”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Che Gesù sia il Verbo, la Parola, “significa che dall’inizio Dio vuole comunicare con noi, vuole parlarci”. E si “fece carne”, non “per farci visita”, ma per “stare con noi”. Così papa Francesco ha focalizzato i punti essenziali del vangelo della seconda domenica dopo Natale (Giov. 1, 1-18), introducendo l’Angelus di oggi dalla biblioteca per palazzo apostolico.

“Il fatto che Gesù sia fin dal principio la Parola – ha detto Francesco - significa che dall’inizio Dio vuole comunicare con noi, vuole parlarci. Il Figlio unigenito del Padre (cfr v. 14) vuole dirci la bellezza di essere figli di Dio; è «la luce vera» (v. 9) e vuole allontanarci dalle tenebre del male; è «la vita» (v. 4), che conosce le nostre vite e vuole dirci che da sempre le ama. Ecco lo stupendo messaggio di oggi: Gesù è la Parola eterna di Dio, che da sempre pensa a noi e desidera comunicare con noi.

Per farlo, è andato oltre le parole. Infatti, al cuore del Vangelo odierno ci viene detto che la Parola «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (v. 14). Si fece carne: perché san Giovanni usa questa espressione, “carne”? Non poteva dire, in modo più elegante, che si fece uomo? No, utilizza la parola carne perché essa indica la nostra condizione umana in tutta la sua debolezza, in tutta la sua fragilità. Ci dice che Dio si è fatto fragilità per toccare da vicino le nostre fragilità. Dunque, dal momento che il Signore si è fatto carne, niente della nostra vita gli è estraneo. Non c’è nulla che Egli disdegni, tutto possiamo condividere con Lui. Caro fratello, cara sorella, Dio si è fatto carne per dirti che ti ama proprio lì, nelle tue fragilità; proprio lì, dove ti vergogni di più. E’ audace da parte di Dio”.

“Non ha preso la nostra umanità come un vestito, che si mette e si toglie. No, non si è più staccato dalla nostra carne. E non se ne separerà mai: ora e per sempre Egli è in cielo con il suo corpo di carne umana. Si è unito per sempre alla nostra umanità, potremmo dire che l’ha ‘sposata’”.

“Il Vangelo dice infatti che venne ad abitare in mezzo a noi. Non è venuto a farci una visita, è venuto ad abitare con noi, a stare con noi. Che cosa desidera allora da noi? Una grande intimità. Vuole che noi condividiamo con Lui gioie e dolori, desideri e paure, speranze e tristezze, persone e situazioni. Facciamolo, apriamogli il cuore, raccontiamogli tutto. Fermiamoci in silenzio davanti al presepe a gustare la tenerezza di Dio fattosi vicino, fattosi carne. E senza timore invitiamolo da noi, a casa nostra, nella nostra famiglia, nelle nostre fragilità, invitiamolo a che Lui veda le nostre piaghe. Verrà e la vita cambierà”.

Dopo la preghiera mariana, Francesco, rinnovando gli auguri per il nuovo anno, ha detto che al di là di miti e scongiuri, nel nuovo anno “le cose andranno meglio nella misura in cui lavoreremo pe il bene comune, anzitutto per gli svantaggiati”. “Prenderci cura gli uni degli altri e per la nostra casa comune”, senza continuare a “fare la guerra”, concentrandosi solo “sul profilo economico” o sul “profilo del piacere”.

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