27/01/2006, 00.00
Pakistan
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Pakistan, le minoranze si uniscono per i diritti umani e la tolleranza religiosa

E' nata nel Paese la National solidarity for Equal Rights, coalizione di organismi per il riconoscimento delle minoranze e l'abolizione delle leggi discriminatorie nel Paese. "Una società civile non può mostrarsi sorda alle richieste delle persone che governa".

Lahore (AsiaNews) – La pace, la tolleranza religiosa e l'effettiva applicazione dei diritti umani a tutta la popolazione pakistana sono gli scopi principali della neonata "National solidarity for Equal Rights", coalizione che mette sotto una stessa sigla diversi organismi che da tempo combattono per il riconoscimento delle minoranze e l'abolizione delle leggi discriminatorie nel Paese. Fra i componenti dell'organizzazione vi è la Commissione episcopale "Giustizia e Pace", la Caritas pakistana ed il Christian Study Centre di Rawalpindi.

"Le organizzazioni che compongono la coalizione – si legge nel comunicato che ne annuncia la nascita – portano avanti da molto tempo attività volte alla ricerca della pace e della tolleranza", ma "hanno sentito il bisogno di unirsi in una voce unica" per chiedere, ancora una volta, l'abolizione delle leggi sulla blasfemia e delle ordinanze Hudood "dopo gli incidenti di Naushera e di Sangla Hill, dove chiese e proprietà cristiane e templi indù sono stati distrutti da folle inferocite, aizzate da accuse di dissacrazione del Corano poi dimostratesi false".

La cosiddetta legge sulla blasfemia corrisponde all'articolo 295, comma b e c, del Codice penale pakistano. Il primo riguarda le offese al Corano, punibili con l'ergastolo, mentre il secondo stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto. Dal 1996, anno in cui è entrata in vigore, decine di cristiani sono stati uccisi per aver diffamato l'islam, 560 persone sono state accusate, 30 sono ancora in attesa di giudizio. Molto spesso la legge viene utilizzata per eliminare avversari e nemici.

Le ordinanze "Hudood" si ispirano al Corano e puniscono i comportamenti incompatibili con l'Islam (quale l'adulterio, il gioco d'azzardo, l'uso di alcol) anche con la flagellazione e la lapidazione. Gli emendamenti approvati nell'ottobre 2004 – dietro la spinta dei componenti della coalizione - prevedono solo pene più severe per i casi di omicidio d'onore (carcere a vita o pena di morte), ma spesso non vengono applicati.

"Dal 1986 al 2005 – prosegue la nota – sono stati denunciati oltre 745 presunti casi di blasfemia: oltre 106 persone sono state dichiarate innocenti dalle corti". Il problema è che spesso – lanciata l'accusa di blasfemia – non si riesce ad arrivare davanti ad una corte: la folla inferocita pensa da sola a farsi "giustizia". "Le ordinanze Hudood – spiega ancora il comunicato stampa - sono applicabili ai non-musulmani, ma questi non sono accettati come testimoni in sede processuale, né tanto meno possono presiedere la Corte di giustizia".

"Una società civile – conclude – non può mostrarsi sorda alle richieste delle persone che governa. Questa campagna punta a far crescere la consapevolezza della popolazione pakistana riguardo a questi problemi e chiedere al governo di affrontare con serietà queste leggi discriminatorie e gli effetti che producono".

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