11/09/2014, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan, la Chiesa in soccorso delle vittime delle alluvioni

di Jibran Khan
Domani ci sarà una giornata di preghiera per i sopravvissuti. Il vescovo di Islamabad/Rawalpindi ha visitato una colonia cristiana, ancora in attesa di aiuti. Il Punjab resta la provincia più colpita: 257 morti, 461 feriti, oltre 1.500 case danneggiate e 1.337 villaggi inondati.

Islamabad (AsiaNews) - Almeno 257 morti e 461 feriti; 1.413 case distrutte in modo parziale e altre 265 rase al suolo; 1.337 villaggi colpiti, per un totale di 551.159 persone coinvolte. È l'ultimo aggiornamento dei danni causati, nella provincia del Punjab, dalle alluvioni che il 5 settembre scorso si sono abbattute sul Pakistan. Per il governo i cittadini colpiti dalla calamità superano il milione di unità.

Per far fronte alla situazione, la Chiesa cattolica ha indetto una giornata di preghiera per domani, a sostegno dei sopravvissuti. Mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad/Rawalpindi, ha visitato la Sharoon Colony (cristiana) e ha incontrato i suoi abitanti. Qui oltre 200 case sono state distrutte e centinaia di persone sono ancora in attesa dei soccorsi.

Asghar Masih, uno dei residenti, racconta di come la sua casa sia stata spazzata via dal fiume in piena: "Quando abbiamo visto salire il livello dell'acqua, con la mia famiglia siamo saliti sul tetto. All'improvviso la casa ha iniziato ha slittare da una parte: siamo corsi fuori e inermi l'abbiamo vista scomparire nel fiume".

Secondo la National Disaster Management Authority (Ndma), circa 435.843 acri di terreno agricolo sono stati rovinati dalle piogge. In Azad Kashmir 3.986 case sono state distrutte in modo parziale e 2.132 in modo completo.

Il Punjab Highway Department ha annunciato che 20 strade sono state chiuse al traffico. Nella città centrale di Jhang, le autorità hanno deliberatamente rotto un argine per deviare la piena. Mary Bibi, del villaggio Head Marala, vicino Sialkot, spiega: "Le alluvioni hanno distrutto ogni cosa. Le barche sono venute a prenderci, ma non abbiamo né cibo, né altro. Viviamo sotto il cielo aperto e ci hanno detto che potrebbero arrivare altre piogge.

 

 

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