31/03/2020, 13.56
IRAQ - ITALIA
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P. Samir: dall’Italia all’Iraq, il coronavirus nuova guerra globale (I)

di Samir Youssef*

Il dolore dei cristiani irakeni per le drammatiche immagini che provengono dall’Italia. Anche nel Kurdistan irakeno le autorità hanno fermato la produzione, chiuso i luoghi di culto e bloccato i cittadini. La “terza generazione” di conflitti, di natura “biologica”. Le due vie di protezione, sanitaria e biologica.

Erbil (AsiaNews) - Dall’Italia all’Iraq, l’emergenza coronavirus è ormai una sfida globale da combattere con la preghiera e seguendo le indicazioni delle autorità politiche e sanitarie, per contrastarne la diffusione. P. Samir Youssef, sacerdote caldeo del nord dell’Iraq, è stato per anni in prima nell’opera di assistenza e aiuto a cristiani, musulmani e yazidi vittime dello Stato islamico, divenuto un partener di AsiaNews nella campagna "Adotta un cristiano di Mosul".  Oggi rivolge la sua preghiera (nel video) all’Italia, alle vittime della pandemia che assomiglia sempre più a un nuovo conflitto. La “terza generazione” di guerre, di tipo “biologico […], fredda e calda assieme come è l’influenza”. “Una guerra - sottolinea - fra la luce e il buio, fra il bene e il male nella loro eterna contrapposizione”.
Ecco, di seguito, la testimonianza di p. Samir (
Prima parte).

Anzitutto prego che stiate tutti bene, chiedendo al Signore nostro salvatore di intervenire e salvare l’Italia, e tutto il mondo, da questo maledetto virus. Come nel vostro Paese, anche qui è tutto fermo e i cittadini sono reclusi in casa, chiuse le università, le chiese, le attività collettive, i ristoranti, i centri commerciali. Restano aperti solo i mini-market, le farmacie e gli ospedali. Siamo in pieno coprifuoco, la maggior parte dei prodotti arrivano dalla Turchia, alcuni farmaci sono di produzione interna ma la gran parte proviene da Italia e Svizzera; tuttavia, resta la paura di una mancanza di medicinali per il futuro.

Quanti problemi impensabili ha creato questa invisibile creatura! Qui a Enishke, nel Kurdistan irakeno, si può passeggiare ma solo vicino alla chiesa, nelle strade principali è vietato: in un primo momento il blocco era in vigore fino al 29 marzo, poi il governo ha posticipato fino all’8 aprile ma andrà sicuramente oltre. Il numero dei contagi è sull’ordine delle centinaia in tutto l’Iraq, ma è difficile avere stime affidabili, anche perché non sono stati chiusi subito i confini con l’Iran, principale focolaio di Covid-19 nella regione mediorientale.

Dal primo giorno in cui il virus ha colpito l’Italia, ho provato profondo dolore e grande vicinanza, non solo io ma tutti qui in Kurdistan, cristiani e non, memori del grande aiuto ricevuto in passato dal vostro Paese. Abbiamo sentito tante storie tristi e toccanti: di medici e di infermieri, i loro sacrifici per stare negli ospedali per giorni; di quelli che non hanno voluto tornare alle loro case per non portare il virus ai loro cari, le storie di quelli che sono deceduti, le persone anziane che muoiono negli ospedali privati del conforto dei figli, dei parenti. E delle vittime non solo anziane, ma pure i giovani pieni di vita. La fila di bare fuori dalle chiese e quelle trasportate dall’esercito.

Italia poi Francia, Stati Uniti, il continente africano, l’Asia… tutto il mondo si trova davanti a una sfida: o vinceremo questo maledetto virus insieme, e per sempre, o continuerà fra noi emergendo di nuovo con tutta la sua forza e terrorizzandoci di nuovo. Anche qui da noi c’è il coprifuoco, ma i giovani continuano a uscire specialmente i curdi, fino a che il governo [di Erbil] non ha deciso di schierare i Peshmerga per costringere la gente nelle case. Tutti noi stiamo collaborando: religiosi, medici, politici, forze di polizia, esperti e membri della sicurezza per fermare questo virus.

Io credo sia cominciata la terza generazione delle guerre, la guerra biologica. E non è necessario l’intervento dei governi, bastano tre grandi compagnie tecnologiche che vogliano determinare i destini del mondo per sfruttare questo virus a proprio vantaggio. In futuro questo momento verrà analizzato con maggiore chiarezza… c’è un mistero dietro al tutto. Come si vede, siamo in una guerra globale ma non è un conflitto classico. Credo che le guerre convenzionali - come è finita la guerra fredda - stiano per finire in Siria, Libia e Yemen per far posto ad un altro tipo di guerra, fredda e calda assieme, come è l’influenza.

Sarà una guerra fra la scienza e il fare delle persone di buona volontà e la scienza e il fare delle persone che muovono per interesse, fra la luce e il buio, fra il bene e il male nella loro eterna contrapposizione. E qui dobbiamo parlare di due modi e vie di protezione, l’una spirituale  e la seconda sanitaria. La prima con le preghiere, la lettura del Vangelo, l’affidarsi al Signore e avere fiducia nella sua misericordia. La seconda protezione consiste nel seguire la via della scienza, praticare le procedure del sistema sanitario.

(fine prima parte)

* sacerdote della diocesi di Zakho e Amadiya

 

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