25/01/2011, 00.00
INDIA
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Orissa, il governo non fa rispettare la legge. Continui casi di violenza contro i cristiani

di Santosh Digal
Nel 2010, 62 casi di violazioni dei diritti umani registrati dalla Commissione nazionale per i diritti umani (Nhrc). In visita nella capitale dello Stato, i responsabili dell’Nhrc sottolineano la necessità di un piano di sicurezza per evitare in futuro nuove violenze contro i cristiani.
Bhubaneswar (AsiaNews) – In Orissa, continuano i casi di omicidi, violenze e discriminazioni a danno dei cristiani, a due anni dai pogrom indù costati la vita a 75 persone. Secondo la Commissione nazionale per i diritti umani (National Human Rights Commision - Nhrc) nel 2010 sono 62 i casi di violazioni dei diritti umani a danno di cristiani e dalit.

 Lo scorso 18 gennaio K. G. Balakrishnan, responsabile della Nhrc, si è recato a Bhubaneswar, invitando le autorità locali a stilare un piano per fermare i continui episodi di intolleranza religiosa e di casta, con particolare attenzione al distretto di Kandhamal.

P. Ajaya Kumar Singh, direttore dei servizi sociali dell'Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, sottolinea ad AsiaNews che il governo dell'Orissa dovrebbe fare di più per migliorare la situazione dei diritti umani in Orissa e nel distretto di Kandhamal. Secondo il sacerdote, le autorità dovrebbero anche iniziare a distribuire adeguati indennizzi alle famiglie delle vittime colpite dalla furia dei pogrom indù del 2008, a tutt’oggi non ancora risarcite. 

Adikanda Singh, dalit e attivista per i diritti umani, sottolinea la necessità di un piano di sicurezza contro le violenze compiute dagli estremisti indù. Egli imputa al governo la responsabilità di questa situazione.  “Il sistema di giustizia ha fallito – afferma - e non è riuscito a punire gli autori dei crimini. Ciò dimostra che lo Stato non è in grado di giudicare in modo uguale i suoi cittadini”.

In questi anni, il clima di paura dovuto alla debolezza delle istituzioni ha costretto oltre 50mila persone ad abbandonare le proprie abitazioni. A tutt’oggi, gran parte degli autori dei crimini è in libertà e al processo presso il tribunale di Kandhamal i testimoni sono stati messi a tacere, con minacce e discriminazioni.

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