09/06/2021, 11.29
MYANMAR
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Onu: nello Stato Kayah più di 100mila sfollati per le violenze

Ci si aspetta un esodo di rifugiati verso i Paesi confinanti. I combattimenti sono ripresi anche nello Stato Chin. Le condizioni degli sfollati interni sono estremamente precarie e le Nazioni Unite temono che la situazione possa peggiorare.

Yangon (AsiaNews) - Nello Stato Kayah potrebbe verificarsi una “imponente” perdita di vite umane. Lo ha dichiarato oggi Thomas Andrews, esperto di diritti umani in Myanmar delle Nazioni Unite. Un comunicato dell’Onu di ieri specifica che più di 100mila persone hanno abbandonato le loro case per il deterioramento della situazione della sicurezza nel sud-est del Myanmar. Le condizioni degli sfollati sono sempre più precarie. Lo scorso 6 giugno, il Tatmadaw (l'esercito birmano) ha attaccato una chiesa cattolica nella stessa area.

“Gli attacchi brutali e indiscriminati della giunta militare stanno minacciando la vita di molte migliaia di uomini, donne e bambini nello Stato Kayah", ha affermato Andrews. Se non ci sarà un'azione immediata da parte della comunità internazionale, egli ha aggiunto,“morti di massa per fame, malattie ed esposizione alla violenza potrebbero verificarsi su una scala che non abbiamo ancora visto dal colpo di Stato del primo febbraio".

Un attivista, chiedendo di non essere identificato, ha spiegato che molti sfollati non possono essere raggiunti, anche in una zona a est della città di Demoso, a circa 15 km da Loikaw, capitale dello Stato Kayah.

“Alcune persone a est di Demoso devono sopravvivere bevendo solo brodo perché non possiamo consegnare loro i sacchi di riso”, ha spiegato la fonte. E ha poi aggiunto che nelle ultime due settimane le autorità militari hanno arrestato tre persone che cercavano di consegnare aiuti alla popolazione locale.

Molti sfollati cercano rifugio in altre comunità, nelle foreste della regione e nel vicino Stato Shan”, riporta l'Onu: “Questa crisi potrebbe spingere le persone ad attraversare i confini internazionali in cerca di sicurezza, come già visto in altre parti del Paese”. La Thailandia, che teme un esodo di rifugiati, ha espresso la propria preoccupazione per i combattimenti in Myanmar.

Un rifugiato ha parlato in condizioni di anonimato a Radio Free Asia (Rfa), descrivendo la situazione degli sfollati nello Stato Chin, al confine con l'India. “Stanno cercando di attaccare i nostri campi “, ha spiegato la fonte. “Non abbiamo più scorte di riso. La stagione delle piogge è arrivata e abbiamo bisogno di coperture. Abbiamo lasciato le nostre case per sfuggire ai combattimenti, ma ora dovremo ricominciare a scappare".

Secondo i dati raccolti dall’Internal Displacement Monitoring Center, una Ong norvegese, gli sfollati interni in Myanmar sono almeno 500mila. Circa 40mila persone hanno lasciato lo Stato Chin a partire da maggio, e 15mila civili hanno oltrepassato il confine con lo stato indiano di Mizoram per sfuggire ai combattimenti.

Un portavoce della Forza di difesa del Chin, una milizia etnica della regione, ha detto a Rfa che dalla settimana scorsa gli scontri sono in aumento nella città di Mindat, dove gli abitanti “combattono contro i militari con tutte le armi disponibili”. Dal 6 giugno è stato negato il cibo a una ventina di miliziani, detenuti in una stazione di polizia a Mindat dalla ripresa dei combattimenti tre giorni prima.

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