20/06/2017, 08.23
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Onu, record di rifugiati nel 2016: 65,6 milioni

Oggi ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato. I dati diffusi ieri dall’Unhcr. Circa 40,3 milioni gli sfollati interni; 22,5 i rifugiati; 2,8 milioni i richiedenti asilo. Quasi l’84% del carico dell’accoglienza è sostenuto dai Paesi poveri, nonostante gli occhi puntati sulla crisi dei migranti in Europa.

Ginevra (AsiaNews) – Nel 2016 ci sono stati 65,6 milioni di rifugiati, tra coloro che hanno abbandonato le proprie case, gli sfollati interni e i richiedenti asilo. È il nuovo triste record in tema di migrazione delineato ieri dall’Unhcr (Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati), alla vigilia della Giornata Mondiale per il Rifugiato che ricorre oggi. Filippo Grandi, Alto commissario per i rifugiati, ha detto che “tale numero è inaccettabile. Più che mai, esprime il bisogno di solidarietà e di uno scopo comune per prevenire e risolvere le crisi”.

Sul tema dei rifugiati e della loro accoglienza è intervenuto più volte anche papa Francesco. Nell’ultima occasione, durante l’Angelus di domenica scorsa, 18 giugno, il pontefice ha sottolineato che le storie di dolore e di speranza dei migranti “possono diventare opportunità di incontro fraterno e di vera conoscenza reciproca. Infatti, l’incontro personale con i rifugiati dissipa paure e ideologie distorte, e diventa fattore di crescita in umanità, capace di fare spazio a sentimenti di apertura e alla costruzione di ponti”.

Presentando il rapporto stilato ogni anno dall’Agenzia, Grandi ha snocciolato nel dettaglio i numeri: “Il totale dei rifugiati, circa 300mila persone in più rispetto allo scorso anno, supera la popolazione della Gran Bretagna [65,14 milioni, ndr]. Ciò significa che in media lo scorso anno circa 20 persone al minuto sono state costrette a fuggire dalle proprie abitazioni, una ogni tre secondi”.

Sebbene l’aumento dei rifugiati sia di poco superiore rispetto al 2015, lo stesso non si può dire se paragonato a quello del 2014: almeno sei milioni in più. In totale, nel 2016 quasi 10,3 milioni di persone sono scappate da zone di guerra o persecuzione; di queste, circa 3,4 milioni hanno oltrepassato i confini di Stati limitrofi, divenendo a tutti gli effetti dei rifugiati.

Stando ai numeri raccolti alla fine dello scorso anno, nel mondo 40,3 milioni sono gli sfollati interni (o Internally Displaced People, Idp); 22,5 i rifugiati; 2,8 milioni coloro che fanno domanda d’asilo. Dal punto di vista della provenienza geografica dei migranti, il primato è detenuto dalla Siria con 5,5 milioni (oltre ad altri 6,3 milioni di sfollati interni), seguita da Afghanistan (2,5 milioni) e Sud Sudan (1,4 milioni).

Il capo dell’Agenzia Onu per i rifugiati ha avvertito che il conflitto siriano, entrato ormai nel settimo anno, “sta diventando una crisi dimenticata”, nonostante le vittime civili siano più di 320mila. Un’altra situazione allarmante, ha aggiunto, è quella del Sud Sudan, “la crisi umanitaria e di sfollamento più veloce” cui si sia mai assistito.

Un discorso a parte deve essere fatto per la situazione dei palestinesi. In quasi 70 anni di occupazione da parte israeliana, sono almeno 5,3 milioni coloro che vivono da rifugiati, cioè “il più alto livello mai raggiunto”. Infine il rappresentante Onu ha evidenziato che il carico maggiore delle migrazioni, nonostante i riflettori puntati sui disperati che raggiungono ogni giorno le coste dell’Europa, viene sostenuto dai Paesi più poveri. Almeno l’84% dei rifugiati trova riparo in Turchia (che accoglie 2,9 milioni di persone), Pakistan (1,4 milioni), Libano (oltre un milione), Iran (979.400 migranti), Uganda (940.800) ed Etiopia (761.600).

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