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CINA
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Onu: la Cina chiuda i centri di detenzione nello Xinjiang

Più di 20 Paesi del Consiglio per i diritti umani hanno firmato un documento congiunto, senza tuttavia obblighi attuativi per Pechino. Nella provincia cinese sarebbero detenuti oltre un milione di musulmani. L’Onu chiede libero accesso ai lager e il rispetto dei diritti umani.

Ginevra (AsiaNews/Agenzie) – Più di 20 Paesi del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite hanno firmato un documento in cui chiedono alla Cina di porre fine al maltrattamento dei musulmani uiguri nei centri di detenzione dello Xinjiang. La lettera congiunta, senza vincoli di attuazione, chiede inoltre a Pechino di consentire libero accesso agli ispettori dell’Onu e delle altre agenzie internazionali.

Il documento è stato siglato l’8 luglio e divulgato ieri. Tra i firmatari compaiono 18 Paesi Ue, oltre a Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. La lettera sostiene le critiche contro le detenzioni illegali “su larga scala, la diffusa sorveglianza e le restrizioni attuate in particolare contro gli uiguri e le altre minoranze dello Xinjiang”.

Gli uiguri, etnia turcofona che abita lo Xinjiang, chiedono da decenni maggiore autonomia politica ed economica, ma Pechino li accusa di separatismo e di terrorismo, giustificando un’aspra politica di controllo militare. Di recente è emerso uno studio della Bbc che rivela che centinaia di bambini sono stati separati dai propri genitori nel tentativo di rimuovere le loro radici etnico-religiose.

A più riprese l’Onu ha chiesto di poter visitare lo Xinjiang per verificare gli abusi contro gli uiguri. La Cina è accusata di aver rinchiuso contro la loro volontà almeno un milione di loro, sottoposti a lavaggio del cervello per indebolire il loro attaccamento alla fede islamica, considerata una “radicalizzazione”. Contro le testimonianze di molti sopravvissuti, Pechino ha sempre sostenuto che i campi sono soltanto dei “centri di formazione professionale”.

Mentre molti Paesi musulmani rimangono in silenzio di fronte alle persecuzioni attuate nei lager, i Paesi che hanno firmato il documento dell'Onu dichiarano: “Chiediamo alla Cina di applicare le leggi nazionali e gli obblighi internazionali e rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali, comprese la libertà di religione o credo nello Xinjiang e in tutto il Paese”.

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