04/02/2010, 00.00
CINA - USA
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Nuovo fronte di scontro Cina –Usa: lo yuan e il commercio

Obama promette battaglia contro i protezionismi cinesi e lo yuan troppo sottovalutato. Pechino risponde con cautela, ma è preoccupata soprattutto che le sue riserve di titoli del tesoro Usa vengano inghiottiti dalla galoppante inflazione del dollaro.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina ha criticato oggi le posizioni del presidente Usa che ieri ha promesso guerra contro il protezionismo cinese e la loro moneta – lo yuan – tenuto artificialmente al di sotto il suo valore reale. Secondo Obama la politica di Pechino dà uno svantaggio competitivo alle ditte americane.
 
Ma Zhaoxu, portavoce del ministero cinese degli esteri, si è affrettato oggi ad affermare che il valore dello yuan “è a un livello ragionevole e bilanciato” e che “accuse e pressioni non aiutano a risolvere le questioni”.
 
In un incontro con i senatori democratici, Obama ha risposto a una domanda sui rapporti con la Cina, sottolineando che “cercheremo di essere più duri sull’applicazione delle regole [del commercio], facendo pressione costante su Cina e altri Paesi per aprire i loro mercati in modo reciproco”. Il presidente Usa ha anche precisato che vanno verificati i tassi di cambio. “Una delle sfide che vogliamo affrontare dal punto di vista internazionale è [la questione dei] tassi di cambio e fare in modo che essi non determinino un prezzo gonfiato artificialmente delle nostre merci e un prezzo artificialmente sgonfiato delle loro”.
 
Il problema del valore dello yuan tenuto artificialmente basso si dibatte da tempo nella comunità internazionale. Molti Paesi e compagnie criticano la Cina perché tenendo lo yuan a un livello basso, essa riesce ad avvantaggiare il suo export; inoltre, con gli aiuti statali alle sue imprese, i prezzi delle merci cinesi diventano imbattibili su tutto il mercato mondiale.
 
Secondo molti analisti, lo yuan è sottostimato almeno del 30% a fronte alle valute mondiali e del 40% a fronte del dollaro (cfr. AsiaNews.it, 07/07/2009 Il G8, i titoli tossici e le tossicodipendenze di Usa e Cina ).
 
Da parte sua, Ma Zhaoxu ha invitato gli Stati Uniti a guardare bene le cose “sotto una luce chiara e obbiettiva”.
 
La tensione sullo yuan e il commercio va ad aggiungersi alle tensioni precedenti su internet (e le accuse di censura ddi Google); sul Tibet e la visita alla casa Bianca concessa al Dalai Lama; sulla vendita di armi Usa a Taiwan.
 
Secondo diversi analisti, però, la posizione di Obama sembra più diretta a cercare di aumentare l’apprezzamento della audience americana, frustrata dai fallimenti della sua politica a un anno dall’inizio del suo mandato.
 
Anche la Cina sembra accorgersi di questo e le risposte di Pechino sono all’interno di un rituale spesso ripetuto in questi anni.
 
Più che delle armi a Taiwan e della vista del Dalai Lama a Washington, Pechino è preoccupata della politica fiscale americana che rischia di svalutare il dollaro mettendo in crisi la riserva di titoli del tesoro posseduti dalla Cina.
 
Il bilancio americano per il 2011, proposto lo scorso 1° febbraio, prevede un budget di 3830 miliardi di dollari Usa, portando il deficit a 1560 miliardi. Esperti cinesi fanno notare che tale deficit potrà essere coperto solo stampando moneta e invadendo il mercato di dollari, portando alla sua svalutazione.
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