22/07/2010, 00.00
LIBANO - SIRIA - IRAN
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Nuove tensioni in Libano : Hezbollah fra i responsabili dell’uccisione di Hariri

di Fady Noun
Il Tribunale speciale sul Libano sta per rivelare responsabilità di alcuni capi di Hezbollah nell’assassinio del defunto premier libanese. A rischio la rottura della politica del consenso inaugurata con l’accordo di Doha. Anche la Siria sembra cambiare alleanze nella regione, distaccandosi da Teheran e da Hezbollah.
Beirut (AsiaNews) – Il Libano sta entrando di nuovo in una zona di turbolenza, con l’imminente pubblicazione dell’atto di accusa del Tribunale speciale sul Libano (Tsl), incaricato dell’inchiesta sull’assassinio del premier Rafic Hariri, avvenuto nel 2005.
 
La polarizzazione politica assopitasi  con l’accordo di Doha (2008), ora è tornata esplosiva. La settimana scorsa, Hassan Nasrallah, segretario generale degli Hezbollah, ha pronunciato un discorso virulento in cui, anticipando l’atto di accusa, egli afferma che il Tsl è politicizzato, che le prove che esso ha in mano non valgono nulla perché  il campo della telefonia mobile in Libano è infiltrato da agenti al soldo di Israele.
 
Tali accuse hanno sollevato un muro di critiche fra i membri del 14 Marzo e Samir Geagea, capo delle Forze Libanesi – la componente cristiana di questa alleanza politica che comprende anche la Corrente del Futuro di Saad Hariri -  ha accusato gli Hezbollah di preparare un colpo di Stato.
 
Per calmare le acque, Michel Sleiman, presidente della Repubblica, ha convocato negli ultimi due giorni i capi dei gruppi politici membri della Tavola nazionale del dialogo, un organismo consultivo dove si discutono le questioni più gravi a cui va incontro il Paese.
 
Ma è ancora possibile calmare le acque? L’attacco lanciato da Hassan Nasrallah contro il Tsl è di una tale virulenza che ci è permesso di dubitarne. Ci si può stupire che gli Hezbollah se la prendano con un atto di accusa che non è ancora pubblicato. Resta il fatto che il Partito di Dio sa di essere messo nel banco degli imputati: negli ultimi mesi, alcuni suoi membri sono stati interrogati come testimoni.
 
Secondo indiscrezioni apparse in Libano e nella stampa internazionale – soprattutto lo Spiegel e il Figaro – l’atto di accusa metterà in causa elementi di Hezbollah, in particolare un quadro del partito, Abdel Magid Ghamlouche, verso il quale convergevano tutte le comunicazioni dei cellulari captate durante i minuti e i secondi che hanno preceduto l’assassinio di Hariri.
Le “indiscrezioni” pubblicate dallo Spiegel escludono in modo completo responsabilità siriane nella complicità per l’attentato.
 
Il discorso di Hassan Nasrallah   sembra metter fine alla calma politica inaugurata con l’accordo di Doha e l’elezione di un presidente di consenso. Il segretario delle forze del 14 Marzo pensa che “il discorso di Hassan Nasrallah è l’atto di morte dell’accordo di Doha”. Ormai i due progetti di società, quello del 14 Marzo – nato dietro la scia dell’assassinio di Hariri – e quello degli Hezbollah sono di nuovo uno contro l’altro.
 
Ma l’atto di morte di Doha non è anche la fine della presidenza di Michel Sleiman? Su questo piano, tutto dipende dalla scelta strategica che gli Hezbollah faranno. Le loro esternazioni verbali saranno seguite da gesti? Ecco il problema. Lo si saprà fra qualche giorno. Per domenica è atteso un nuovo discorso di Hassan Nasrallah.
 
Del resto, al di là di questa buia prospettiva, i blocchi che si costatano in questi ultimi tempi – ultimi esempi: il rifiuto di un accordo di sicurezza con la Francia, le restrizioni sul terreno dei margini di manovra della Finul – mostrano con chiarezza i limiti del “consensualismo” in tema di politica estera. Non si può nello stesso tempo fare l’interesse di Teheran e di Washington.  
Ma nello stato attuale delle relazioni internazionali, il Libano non ha né la volontà, né i mezzi per seguire una politica di non allineamento.
 
Ciò che succede mostra anche i limiti di quanto la Francia abbia tentato di fare nella regione. Che pensa oggi Nicolas Sarkozy della sua politica di apertura verso i duri, Damasco e Teheran? Cosa pensa di tutto gli sforzi impiegati – talvolta contro Washington – per far uscire la Siria dal suo isolamento internazionale? Che ne pensa ora che il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Siria non ha ancora raggiunto il suo posto? Un inizio di risposta lo si ottiene considerando il cambiamento di umore dell’ambasciatore francese, che giudica “inaccettabili” le recenti aggressioni degli abitanti del Libano sud contro la Finul.
 
Secondo il vecchio deputato Samir Frangié, il nervosismo estremo manifestato dagli Hezbollah in questi giorni si spiega con il rovesciamento delle alleanze regionali della Siria, che avrebbe preso le distanze da Hezbollah. Secondo Frangié, la recente foto che mostra Bachar el-Assad circondato da Saad Hariri, il premier libanese, e da Ahmet Davutoglu, ministro turco degli esteri, sostituirà in breve tempo quella del capo di Stato siriano circondato dal presidente iraniano e dal segretario degli Hezbollah. L’intesa fra Assad e Saad Hariri, dietro cui si profila l’Arabia saudita, è percepita come “un giro di boa nelle relazioni fra la Siria e il Libano”.
 
Fonti vicine alla Siria contestano però questo punto di vista e assicurano che il capo di Sttao siriano ha dichiarato al primo ministro che “ogni accusa lanciata dal Tsl contro gli Hezbollah sarà considerato come diretto contro la Siria”.
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