Numero chiuso di visitatori per salvare il Taj Mahal dall’usura
Il numero dei turisti locali sarà ridotto a 40mila al giorno; nessuna restrizione invece per gli stranieri, che pagano un biglietto più costoso. Il mausoleo islamico “inno all’amore eterno” è visitato da circa 6,5 milioni di persone ogni anno.
New Delhi (AsiaNews) – Le autorità di Delhi hanno deciso di limitare il numero di ingressi giornalieri al Taj Mahal, il monumento “inno all’amore eterno”, patrimonio dell’Unesco e massima attrazione turistica dell’India. Il motivo, spiegano funzionari dell’amministrazione centrale, è limitare i danni causati dall’usura. Per questo in futuro il numero di visitatori locali sarà ridotto a 40mila, mentre per gli stranieri, che pagano un biglietto più costoso, non ci saranno restrizioni.
Nel 2016 circa 6,5 milioni di turisti hanno visitato il famoso mausoleo islamico in marmo bianco che sorge ad Agra, in Uttar Pradesh. Dedicato dall’imperatore moghul Shah Jahan alla memoria della moglie Mumtaz Mahal, esso è considerato un capolavoro dell’arte musulmana in India. Dal 2007 fa parte delle sette meraviglie del mondo.
Gli esperti sostengono che le imponenti folle di turisti aggravano i danni da usura. Il monumento è già in costante manutenzione per impedire l’ingiallimento dei marmi dovuto ad inquinamento, calpestamento, e agenti corrosivi come gli escrementi degli uccelli e il sudore umano.
In condizione di anonimato, un funzionario dell’Archaeological Survey of India riferisce che “abbiamo il compito di garantire la sicurezza del monumento e dei visitatori. La gestione della folla sta diventando la nostra più grande sfida”.
Le restrizioni agli ingressi non saranno applicate ai turisti stranieri, che pagano un biglietto di 1000 rupie (13 euro), a differenza degli indiani per i quali il costo è di 40 rupie (0,50 centesimi di euro). Le autorità prevedono che in caso di superamento della soglia fissata per i cittadini nazionali, l’ingresso sarà comunque consentito loro, ma con una maggiorazione di prezzo.
Di recente il Taj Mahal è tornato alla ribalta della cronaca per alcune contestate decisioni di Yogi Adityanath, chief minister dell’Uttar Pradesh, santone famoso per le sue critiche ai cristiani in India e a Madre Teresa. All’inizio di ottobre 2017 il suo governo nazionalista ha deciso di eliminarlo dalle guide turistiche statali; in seguito, date le critiche, il guru indù è tornato sui suoi passi e ha dichiarato: “Il Taj Mahal è la gemma dell’India e un dono per il mondo intero. È parte integrante della nostra cultura e il governo è impegnato nella sua conservazione”.