Nižnij Novgorod: licenziata direttrice che rifiuta la delazione degli studenti navalnisti
Elena Moiseeva doveva consegnare alle autorità le liste di chi ha partecipato ai meeting a sostegno del principale oppositore di Putin. Lanciata una campagna pubblica per il suo reintegro. In molte altre scuole russe i direttori si sono piegati alla volontà del regime.
Mosca (AsiaNews) – In Russia cresce lo sdegno per il licenziamento dell’insegnante 46enne Elena Moiseeva, direttrice della scuola pubblica n.24 a Nižnij Novgorod, terza città del Paese, a 500 km dalla capitale. Le autorità locali non hanno reso noto le cause del suo allontanamento: tutti sanno però che il motivo è stato il rifiuto da parte della Moiseeva di consegnare le liste degli studenti che avevano partecipato ai meeting a sostegno dell’oppositore in carcere Aleksej Naval’nyj.
La Moiseeva ha sempre dichiarato di voler difendere la neutralità politica e religiosa della scuola n.24, istituto generico dell’obbligo, ma molto avanzato nelle pratiche didattiche. Per sua volontà, agli insegnanti è proibito prendere parte ad associazioni e movimenti politici. I suoi colleghi hanno iniziato una raccolta di firme in difesa della direttrice, che ha già raggiunto più di 2.500 adesioni.
Lo scorso 30 giugno, alla festa finale dell’anno scolastico, la Moiseeva si è congedata dagli amati studenti citando una canzone di un noto gruppo pop russo, i Nautilius Pompilius: “L’aria sostiene solo quelli / che credono in se stessi, / il vento soffia soltanto / dove comanda colui che crede in se stesso”. La professoressa ha consigliato a tutti i ragazzi di leggere buoni libri, di ascoltare buona musica, di guardare dei buoni film e di fare amicizia.
Pochi giorni prima, tre funzionari della Pubblica Istruzione comunale erano entrati nel suo ufficio leggendole un decreto di licenziamento. Le autorità hanno preso il provvedimento in base all’art.278 del Codice del lavoro, che prevede la soluzione del contratto senza spiegazioni. La Moiseeva insegnava da 15 anni nella scuola del quartiere Sovetskij della città situata sulla confluenza dei fiumi Volga e Oka, in quello che chiama “l’impegno della vita”.
La sua prima reazione è stata di “liberazione”: “Ve lo dico con sincerità, essere direttore scolastico nella Russia di oggi è un lavoro da schiavi sulle galee. Non mi sono mai lamentata, perché ero responsabile di tutti i ragazzi e gli insegnanti, ma ora mi hanno liberata dalle catene”.
Da un anno Moiseeva era seguita da uno psicoterapeuta: “Capivo che le cose diventavano sempre più difficili”. Da principio l’insegnante ha cercato di tenere nascosta la notizia del suo licenziamento, che si è però diffusa subito sulla chat dei direttori scolastici cittadini, dando origine a un vasto movimento di sostegno nei suoi confronti. Ora Elena è determinata a rivolgersi a un tribunale per essere reintegrata nel suo amato lavoro: “Una ragazza della scuola mi ha scritto citando una canzone, “Fatti forza, samurai!”, e dopo un pianto liberatorio ho deciso di non arrendermi”.
La decisione del licenziamento è stata del resto piuttosto impulsiva, senza aspettare le ferie estive, quando le scuole russe sono in piena attività per l’organizzazione del successivo anno scolastico e l’accoglimento delle nuove iscrizioni. Alle proteste contro la misura repressiva si sono quindi uniti i genitori e l’intera comunità cittadina, con risonanza in tutto il Paese. La stessa Moiseeva, tra l’altro, si è sempre detta contraria alle proteste di piazza dei navalnisti: “Non sono cose adatte ai ragazzi, ne sono assolutamente convinta, è troppo grande il rischio di manipolazione; si può fare opposizione in altri modi, non solo con i raduni pubblici”.
In molte altre scuole russe i direttori si sono piegati alla volontà delle autorità, diffondendo i dati sugli studenti “politicamente impegnati” nell’opposizione al potere. La partecipazione dei più giovani alle prossime elezioni è un fattore che preoccupa molto il regime putiniano, che rischia sempre più di perdere popolarità e consenso negli anni a venire.
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