Nepal: corruzione e abusi edilizi dietro la strage del “Grande terremoto”
Kathmandu (AsiaNews) – Quasi il 90% degli edifici di Kathmandu ha riportato danni in seguito al “Grande terremoto”, e di questi l’80% è classificato “ad alto rischio”. Dato che la popolazione al momento non può viverci, il governo del Nepal ha ordinato di bloccare tutti i progetti di costruzione di palazzi con più di due piani. Alle imprese che non rispetteranno la circolare verranno abbattuti gli edifici. Per il momento il divieto resterà in vigore almeno due mesi, fino a quando le autorità non formuleranno un nuovo regolamento per l’edilizia, che dovrebbe essere presentato e attuato entro metà luglio.
Som Lal Subedi, segretario del ministero dello Sviluppo locale, spiega: “Il divieto temporaneo si è reso necessari per questioni di pubblica sicurezza. L’attuale regolamento per l’edilizia è del 1990 e non risponde alle attuali minacce presentatesi con questo terremoto”.
Il funzionario ha sottolineato che il Nepal non avrà più palazzi pubblici e privati multi-piano. Oltre a chiedere di ridurre gli edifici rimasti in piedi a due piani, il governo vuole abbattere i muri che costeggiano i marciapiedi, che durante il sisma hanno rappresentato un rischio per i pedoni.
Secondo alcune agenzie del settore, le violazioni all’attuale regolamento edilizio sono imputabili per i gravi danni registrati dopo il terremoto. Molte imprese hanno costruito palazzi ed edifici con un numero eccessivo di piani senza ottenere il permesso delle autorità, utilizzando materiali scadenti o senza analizzare prima la composizione del suolo. Il codice infatti non permette di costruire palazzi superiori a due piani e mezzo, ma non è raro imbattersi in edifici che superano i 18 livelli.
Tuttavia, molti esperti accusano gli stessi governanti di queste violazioni al codice, perché avrebbero intascato mazzette per permettere ad alcune imprese di non seguire il regolamento.
Intanto l’associazione nazionale ingegneri ha suggerito il presidente, il Primo ministro e altri ministri di lasciare gli uffici governativi, perché anche i palazzi in cui sono ospitati hanno subito gravi danni e non sono sicuri.