Nepal, sgominata l’organizzazione criminale che vendeva le donne allo Stato islamico
Kathmandu (AsiaNews) - Donne nepalesi “sedotte” con la promessa di buoni guadagni; oppure vendute in Siria come spose di terroristi; o ancora usate dai miliziani dello Stato islamico (IS) come scudi umani. Sono alcune delle realtà emerse in un’indagine della polizia del Nepal sul traffico di donne e ragazze verso Paesi di Africa e Medio Oriente.
Il 7 aprile le autorità del Central Investigation Bureau (Cib) del Nepal hanno arrestato un gruppo di trafficanti che vendevano le vittime innocenti al prezzo di 7mila dollari l’una. Seguendo la denuncia di una donna che era stata condotta in Siria e costretta a lavorare nel mercato del sesso, gli agenti hanno scoperto un’organizzazione criminale che illudeva le ragazze con la promessa di lavorare come danzatrici in bar e ristoranti. In realtà, una volta entrate in Paesi come Siria, Tanzania e Kenya, le vittime venivano vendute ai terroristi, che le usavano anche come scudi umani.
Hemanta Malla Thakuri, capo del Cib e vice ispettore generale della polizia nepalese, riferisce ad AsiaNews che le indagini sono partite grazie alle informazioni raccolte da alcune donne che l’Organizzazione internazionale per i migranti è riuscita a salvare in Kenya, Siria e altri Paesi del Medio Oriente. L’ispettore generale rivela inoltre che “i criminali circuivano le donne e le ragazze appartenenti alle classi più povere della società”. I trafficanti sceglievano le donne nepalesi perché sono “più economiche e si sottomettono più facilmente”.
La polizia ha stilato una lista di sei trafficanti nepalesi e uno indiano: si tratta di Rajendra Khatri e Sunil Adhikari, di Lalitpur; Sabin Raja Manandhar, Keder Bahadur Khadka e Nabin Dahal, di Kathmandu; Lalit Raj Singh Suwal, proveniente da Bhaktapur, e Tarun Rojan Khanagwal di New Delhi.
Secondo le autorità, Khatri era il capo del gruppo. Possiede una sua agenzia di viaggio a Kathmandu ed era stato rilasciato solo di recente: lo scorso anno era stato arrestato per traffico di esseri umani. Ha investito anche in alcuni bar in Nepal e a Dubai. Un altro sospettato, Manandhar, possiede alcuni locali in Kenya e in Tanzania e ha lavorato a stretto contatto con Suwal, che possiede una impresa di computer a Kathmandu. L’indiano Khanagwal aveva il compito di selezionare le “ragazze giuste”, che poi venivano spedite con documenti falsi grazie ad un altro complice, Khadka, che possiede un hotel vicino all’aeroporto internazionale di Tribhuvan (nella capitale nepalese).
L’ispettore Thakuri ha anche spiegato come avveniva la selezione delle ragazze: “I sospettati usavano una agenzia per modelle. Organizzavano servizi fotografici e inviavano le foto ad alcuni complici nei Paesi di destinazione. Se le ragazze venivano approvate, i complici inviavano un pagamento anticipato che variava tra i mille e i 2mila dollari”.
La polizia ha sequestrato ai sospettati 24 passaporti di donne, le loro fotografie e circa 900mila dollari in contanti. Le autorità sospettano anche che l’organizzazione abbia organizzato per anni decine di traffici in Tanzania, Kenya, Uganda, Malaysia, Oman, Bahrain, Siria e negli Emirati arabi.