30/05/2015, 00.00
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Nel mondo le guerre sono sempre più sanguinose: nel 2014 toccate le 180mila vittime

I dati dell’International Institute of Strategic Studies mostrano un aumento delle vittime di conflitti mondiali del 60% negli ultimi due anni. La guerra più sanguinosa quella in Siria. Nel 2013 gli sfollati nel mondo erano 50 milioni: dalla II Guerra mondiale non si raggiungeva questa cifra.

Roma (AsiaNews) – Il numero di morti causate dalle guerre nelle mondo è cresciuto del 60% negli ultimi due anni. Le vittime hanno toccato quota 180mila nel 2014, mentre nel 2012 erano state 110mila. Anche se il numero di conflitti è diminuito, i combattimenti sono più violenti e avvengono spesso in aree urbane. È quanto emerge dai dati pubblicati dall’International Institute for Strategic Studies (Iiss), che ha sottolineato come nella sola Siria l’ultimo anno abbia visto morire 70mila persone (200mila da inizio conflitto nel 2011).

Gli episodi di conflitto sono invece diminuiti, passando dai 63 del 2008 ai 42 dell’anno scorso. Questo è dovuto al fatto che alcuni Paesi a rischio guerra civile come Colombia e Filippine sembrano sulla buona strada per raggiungere risoluzioni pacifiche.

Lo studio dell’Iiss afferma che l’aumento delle vittime è causato dalla “inesorabile crescita d’intensità della violenza”, guidata dalle guerre jihadiste nel mondo arabo, compresi gli attacchi dello Stato islamico a insediamenti come Mosul e Tikrit.

Secondo Nigel Inkster, direttore degli Studi sulle minacce internazionali e rischio politico dell’Iiss, il problema più grave è che “i conflitti avvengono sempre più spesso dentro le città, e per definizione favoriscono quindi un maggior numero di perdite civili”.

Secondo l’Iiss, il conflitto siriano ha causato 3,4 milioni di profughi, 1,4 dei quali nell’ultimo anno. I dati delle Nazioni Unite riportano che nel 2013 ci sono stati più di 50 milioni di sfollati nel mondo. È la prima volta che si raggiunge tale cifra dalla II Guerra mondiale.

Dopo la Siria, il Paese dove sono morte più persone nel 2014 è l’Iraq (18mila), terzo il Messico con gli scontri tra bande rivali (15mila). In Afghanistan ci sono state 7.500 vittime; in Ucraina 4.5000. Nonostante questi numeri, Inker afferma che “il ritratto del 2014 è contrastante, perché ci sono promettenti segni di speranza di miglioramento, anche se i livelli di violenza rimangono alti”.

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