20/11/2017, 13.31
MYANMAR-UE-CINA
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Naypyitaw, attesa per le mosse di Cina e Ue sulla crisi Rohingya

Il capo della diplomazia Ue ha promesso aiuti per trovare una “soluzione sostenibile” all’emergenza. L’Europa sostiene con fermezza la transizione democratica in Myanmar. Il nuovo approccio di Pechino all’emergenza in Rakhine. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi illustra un “piano a tre fasi”. Gli interessi economici spingono la Cina ad un ruolo più attivo nella crisi umanitaria.

Naypyitaw (AsiaNews/Agenzie) – Si è aperta oggi a Naypyitaw, capitale birmana, la 13ma Riunione dei ministri degli Esteri Asia-Europa (Asem). Il forum informale che mira a promuovere la cooperazione in ogni settore tra i leader dei due continenti, vede la partecipazione di 51 Paesi tra membri dell’Unione europea (Ue) e dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (Asean). L’evento terminerà domani. Impegno per la pace, obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e, secondo quanto riportano fonti diplomatiche, la crisi umanitaria Rohingya saranno al centro dei colloqui, aperti oggi dalla leader democratica birmana Aung San Suu Kyi. A suscitare il particolare interesse degli analisti è la presenza al vertice delle delegazioni guidate da Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, e dal ministro degli Esteri cinese Wang Yi.

Il Bangladesh, che dallo scorso agosto ha accolto circa 600mila profughi dalle violenze nello Stato occidentale birmano di Rakhine, confida nell’intervento delle due diplomazie per fare pressioni sul Myanmar ed accelerare il processo di rimpatrio. Il ritorno dei rifugiati è al centro delle discussioni iniziate diverse settimane fa tra Naypyitaw e Dhaka, al momento in fase di stallo. Il capo dell'esercito birmano, accusato dalle Nazioni Unite di “pulizia etnica”, ha di recente dichiarato impossibile il rimpatrio in massa dei profughi, come proposto dal Bangladesh.

In previsione dell’Asem, negli ultimi due giorni Dhaka ha cercato ottenere il sostegno delle diplomazie mondiali giunte in Bangladesh in visita ufficiale. Ieri, una delegazione composta da Federica Mogherini ed i ministri degli esteri di Bangladesh, Giappone, Svezia e Germania, si è recata presso i campi di prima accoglienza allestiti dal governo al confine con il Myanmar (foto 2). Il capo della diplomazia Ue ha promesso l’aiuto del blocco europeo per trovare una “soluzione sostenibile” all’emergenza. “Piuttosto che esercitare pressioni, il nostro approccio è stato e sarà sempre quello di offrire spazio per i negoziati”, ha dichiarato Federica Mogherini, aggiungendo che “l’Unione europea sostiene con fermezza la transizione democratica in Myanmar”.

Nelle stesse ore, il governo birmano ha accolto l’arrivo a Naypyitaw del ministro cinese Wang Yi. Il giorno precedente egli aveva incontrato anche la premier bangladeshi Sheikh Hasina, nella prima tappa del suo tour volto a mostrare alla comunità internazionale il nuovo approccio di Pechino all’emergenza in Rakhine. Sin dallo scoppio delle violenze in agosto, Pechino ha espresso il suo sostegno a ciò che ha definito “gli sforzi del governo del Myanmar per proteggere la stabilità”, ed ha più volte opposto resistenza ad un maggiore coinvolgimento delle Nazioni Unite nell'affrontare la crisi. A marzo, la Cina ha bloccato una dichiarazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla questione Rohingya. Nonostante l'opposizione di Pechino, il 16 novembre la Commissione per i diritti umani dell'Assemblea generale delle Nazioni unite ha approvato, con 135 voti favorevoli e 10 contrari, una risoluzione per chiedere alle autorità del Myanmar la fine delle operazioni militari contro la minoranza islamica del Rakhine.

Pechino intende svolgere un ruolo più attivo per porre fine alla crisi umanitaria, offrendo il proprio aiuto sia a Dhaka che a Naypyitaw. Dopo le riunioni di ieri con Aung San Suu Kyi, il presidente birmano Htin Kyaw e il capo militare Min Aung Hlaing, Wang ha delineato un “piano a tre fasi” per affrontare l’emergenza. “Il primo è avere un cessate il fuoco e ristabilire l'ordine e la stabilità”, ha detto. “Nella seconda fase, tutte le parti dovrebbero incoraggiare e sostenere Myanmar e Bangladesh a rafforzare gli scambi, a trovare un modo per risolvere questo problema attraverso la consultazione sulla base dell'uguaglianza”. Secondo Wang, il terzo passo è il sostegno internazionale allo sviluppo del Rakhine. “Il Rakhine è ricco di risorse ma le sviluppa in modo inadeguato”, ha dichiarato il ministro. “Chiediamo alla comunità internazionale di aiutare la regione a sradicare la povertà e ad aumentare gli investimenti. La Cina è disposta ad aiutare e fare la sua parte”.

Gli analisti cinesi affermano che, poiché Pechino intende proteggere i suoi interessi strategici, l'offerta è in linea con la ricerca cinese di una maggiore leadership nella regione. Bangladesh e Myanmar sono entrambi strategicamente importanti per la Cina, soprattutto nel contesto della “Belt and Road Initiative”, la politica del presidente Xi Jinping per la connessione della Cina con l'Europa tramite una nuova via della seta. Wang Dehua, direttore dell'Istituto per gli studi sull'Asia meridionale e centrale presso lo Shanghai Municipal Centre for International Studies, sostiene che Pechino non vuole che la crisi Rohingya ostacoli il corridoio economico Bangladesh-Cina-India-Myanmar, una componente chiave dell'iniziativa cinese.

Nell’ambito del suo piano di sviluppo economico, Pechino ha stanziato investimenti massicci in Myanmar, impegnandosi per la costruzione di strade, ferrovie, porti ed oleodotti. Circa 10 miliardi di dollari in investimenti cinesi sono destinati alla costruzione di un porto in acque profonde, un’area commerciale, una zona economica speciale, nonché altri progetti infrastrutturali a KyaukPhyu, in Rakhine. Nel 2013, i governi di Cina e Myanmar hanno siglato un accordo per creare nella regione un area di 17kmq che serva da base industriale ed infrastrutturale per maggiori rapporti commerciali tra i due Paesi. Anche compagnie private sono coinvolte nel progetto, con un consorzio cinese pronto a coprire i 7,3 miliardi di dollari per il porto. In aprile è entrato in funzione un oleodotto costato ai cinesi oltre 2,45 miliardi di dollari. Lungo 770km, esso collega le remote coste del Rakhine alla provincia cinese sud-occidentale dello Yunnan.

La Cina, che ha fornito un sostegno incrollabile alla giunta militare del Myanmar per oltre due decenni, ha anche investito ampiamente nella nascente democrazia birmana, nel tentativo di competere per l'influenza con gli Stati Uniti ed altre potenze occidentali. Il viaggio del ministro Wang, che segue la visita del segretario di Stato Usa Rex Tillerson, secondo gli esperti è anche mirato a rafforzare la posizione di Pechino in Myanmar per contrastare l'influenza di Washington.

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