01/04/2021, 11.06
RUSSIA
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Naval’nyj in sciopero della fame: protesta contro le condizioni della sua detenzione

di Vladimir Rozanskij

Chiede un consulto medico per i dolori a diverse parti del corpo, probabile conseguenza dell’avvelenamento dello scorso anno. L’oppositore di Putin denuncia di subire la “tortura del sonno”. Confinato in cella d’isolamento. Medici indipendenti: senza cure adeguate rischia di perdere una gamba.

Mosca (AsiaNews) – Aleksej Naval’nyj ha iniziato ieri lo sciopero della fame per protestare contro le condizioni della sua detenzione.  Il leader dell’opposizione è rinchiuso nel campo di concentramento IK-2 a Pokrov. Da una settimana chiede un consulto medico per i dolori alla schiena e alla gamba, probabile conseguenza dell’avvelenamento da Novichok dello scorso anno.  Egli denuncia di subire anche una forma di “tortura del sonno”: per verificare la sua presenza in cella , durante la notte viene svegliato ogni ora con forti richiami da un altoparlante.

Finora il medico del campo si è limitato a dargli qualche pastiglia di antidolorifico; la direzione del lager lo ha più volte rimproverato e punito per aver infranto le regole. La più frequente sarebbe quella di “rifiutarsi di dormire le otto ore stabilite”: proprio a causa delle continue sveglie forzate, egli non riuscirebbe più a dormire in modo regolare. Le autorità carcerarie hanno deciso così di assegnargli la qualifica di allarme elevato come “detenuto tendente alla fuga”, e di trasferirlo in cella d’isolamento.

Dopo le sue prime lamentele per i dolori a varie parti del corpo, Naval’nyj è stato visitato il 27 marzo dai membri di una commissione di osservatori, nominata dall’amministrazione regionale di Vladimir. Il capo dell’organismo, Vjaceslav Kulikov, ha osservato che il prigioniero “si lamenta, ma è in grado di camminare da solo. Abbiamo chiesto comunque ai medici del campo di prestargli maggiore attenzione”. Gli avvocati dell’oppositore hanno inoltrato diverse richieste di assistenza, che finora sono state ignorate.

Il 30 marzo il sito The Insider ha dato notizia di un appello sottoscritto da una ventina di eminenti medici russi di varie città, che si rivolgono alle autorità politiche del Paese per chiedere un’adeguata assistenza medica per Naval’nyj. I dottori chiedono di rendere note le analisi, anche a medici civili e a quelli tedeschi, per poter valutare in modo effettivo la diagnosi dei dolori lamentati dal detenuto e le possibili conseguenze dei fatti dell’anno passato. Naval’nyj è tornato in patria senza aver completato tutti i cicli di riabilitazione che gli erano stati prescritti; nella peggiore delle ipotesi, avvertono i medici, egli potrebbe perdere una gamba.

Il 29 marzo si è anche saputo della morte di un altro dottore dell’ospedale di Omsk: il vice-primario di traumatologia e ortopedia Rustam Agishev, 63 anni, membro dello staff che si è preso cura del politico dopo l’avvelenamento. Secondo Tajga.info il medico sarebbe morto per un improvviso infarto, e il direttore della clinica Evgenij Osipov ha commentato la sua scomparsa come “una perdita incommensurabile per tutta la comunità medica, dopo 30 anni di indefesso servizio”. A febbraio era morto il vice-primario Sergej Maksimishin, e ancora prima aveva dato le dimissioni il dottor Anatolij Kalinicenko. Anch’essi erano tra i medici che avevano accolto Naval’nyj, diagnosticando in un primo momento l’avvelenamento. La diagnosi era stata poi smentita dalla direzione sanitaria, ma confermata in seguito dalle analisi effettuate in Germania.

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