31/01/2017, 16.16
INDIA
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Mumbai: mons. Allwyn D’Silva è il nuovo vescovo ausiliare dell’arcidiocesi

Da anni il vescovo lavora nelle carceri della città. È attivo in campo sociale, dei diritti umani e della difesa dell’ambiente. Nella capitale del Maharashtra esistono nove case di detenzione. Il 90% dei reclusi è in regime di custodia cautelare.

Mumbai (AsiaNews) – L’arcidiocesi di Mumbai, nel Maharashtra, ha un nuovo vescovo ausiliare. Si tratta di mons. Allwyn D’Silva, 68 anni, direttore dell’Unità di Mumbai del Prison Ministry India (Pmi). Da anni egli è impegnato in campo sociale, dei diritti umani e della difesa dell’ambiente. Per questo il suo motto episcopale, dice ad AsiaNews, sarà: “Cura del creato”. Egli ritiene che la sua ordinazione sia un riconoscimento, da parte della Chiesa cattolica, della “rilevanza delle questioni ambientali e della giustizia. È anche un riconoscimento per il lavoro svolto in favore degli emarginati e in campo ambientale in Asia”.

Il nuovo vescovo ausiliare è stato ordinato il 28 gennaio. Egli è nato il 20 aprile 1948 e ha ricevuto la consacrazione sacerdotale il 19 aprile 1975. Mons. D’Silva crede che la sua nomina sia “una grande sfida, soprattutto perché papa Francesco ha posto degli standard molto alti per noi vescovi quando ha detto che dobbiamo essere pastori con l’odore delle pecore”.

Il vescovo è l’attuale segretario dell’Ufficio per il cambiamento climatico della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), e rimarrà in carica fino alla fine del 2017. Da oltre 20 anni si occupa di giustizia sociale, in particolare nell’assistenza ai carcerati.

Mons. D’Silva riferisce che l’Unità di Mumbai della Pmi è nata nel 2001. Nella città esistono nove case di detenzione e la composizione dei carcerati presenta particolarità uniche nel panorama indiano. Coloro che devono scontare la condanna in carcere affollano gli istituti al di fuori di Mumbai, mentre all’interno delle mura cittadine oltre il 90% dei reclusi appartiene alla categoria dei “under-trial”. Di origine coloniale, si tratta di un regime di custodia cautelare per gli imputati di un processo. Se dal punto di vista legale non sono ancora considerati colpevoli di qualche crimine, essi sono comunque privati della libertà di circolazione.

L’Unità è composta da volontari che si occupano di assistenza legale e della riabilitazione dei detenuti. Essi ricevono visite regolari da parte dei membri dell’associazione, che organizzano campagne di cure mediche e visite odontoiatriche. I reclusi prendono parte a eventi culturali, giochi e spettacoli e ricevono una formazione professionale di vario tipo: dalla sartoria alla pittura, dall’insegnamento delle tecniche di ricamo alle composizioni artistiche e floreali.

I volontari tengono corsi di informatica, cucina e lingue straniere. I detenuti vengono coinvolti in competizioni canore, musicali, di ballo e di scrittura. Alcuni di loro scrivono articoli che poi vengono pubblicati sull’Examiner, il settimanale edito dall’arcidiocesi.

Per quanto riguarda la cura spirituale dei reclusi, ogni domenica viene celebrata una messa in tutte le case circondariali. Le autorità carcerarie offrono la possibilità di onorare il Natale (tranne nel carcere di Dadar) e la Pasqua, di organizzare canti natalizi, la Via Crucis durante la Settimana Santa, e di scambiarsi doni tra compagni di cella e personale in occasione delle festività. (NC)

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