18/02/2017, 12.35
INDIA
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Mumbai, 30 anni del Mary’s Clan: cure palliative ad alcolisti e abbandonati

di Nirmala Carvalho

Il centro per il recupero dalle dipendenze è stato aperto nel 1983. Da quel momento ha accolto 350 malati, accompagnandoli fino alla fine della vita. Spesso i pazienti recuperano i rapporti con le famiglie. “Ciò avviene perché le cure palliative rispondono alla speranza e al bisogno di base di ognuno di noi: l’umanità”.

Mumbai (AsiaNews) – Da oltre 30 anni il Mary’s Clan di Bandra (Mumbai) offre cure palliative e sostegno compassionevole ad alcolisti, malati terminali e persone abbandonate. Lo riferisce ad AsiaNews Bosco Pereira, direttore del centro di recupero dalle dipendenze. Egli sostiene che “le cure palliative e compassionevoli sono una priorità essenziale. Esse rispettano la dignità del nostro popolo e rispondono a tutte le forme della loro umanità, compresa la dimensione spirituale”.

Il direttore spiega che per la dottrina cattolica “ogni persona è formata dall’unione di corpo e anima. L’anima dà vita al corpo; perciò, fin tanto che il corpo umano è in vita, esso ha anche un'anima. Come persone, noi siamo dotate di valore intrinseco perché siamo state create per conoscere, amare e servire Dio. Questo è il motivo per cui è sbagliato porre fine alla vita di una persona anche se l’individuo è destinato a non avere una buona qualità di vita”.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Who) ha definito le cure palliative come “un approccio che migliora la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare le problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di una identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psicofisica e spirituale”.

Il Mary’s Clan è stato fondato il 13 maggio 1983 (festa di Nostra Signora di Fatima) e da allora ha preso in cura più di 350 pazienti. Accanto ad un sostegno terapeutico, il centro si occupa anche del sostegno spirituale dei malati. “È nostra responsabilità – prenderci cura dei malati in modo gratuito, con gratitudine per quello che noi stessi abbiamo ricevuto”.

Pereira sottolinea che anche nel Catechismo della Chiesa cattolica si afferma che “coloro la cui vita è minorata o indebolita richiedono un rispetto particolare. Le persone ammalate o handicappate devono essere sostenute perché possano condurre un’esistenza per quanto possibile normale” (Ccc 2276). Per questo la dottrina sostiene che “le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate”.

Nel centro la cura quotidiana dei pazienti si fonda su tre pilastri: la recita del Rosario al mattino, verso l’ora di pranzo e alle otto di sera. I malati seguono un percorso riabilitativo che comprende colloqui di gruppo, sostegno psicologico e attività ricreative. La loro permanenza è del tutto a carico dello stesso centro, che beneficia di donazioni, così come anche la celebrazione del rituale funebre in caso di decesso. Il rito, afferma il direttore, “viene effettuato in base all’appartenenza religiosa del defunto. È un modo con il quale possiamo restituire loro onore e dignità”.

Grazie alle cure amorevoli del personale, spesso i malati rinnovano le relazioni con membri della famiglia con cui avevano perso contatti a causa della dipendenza dall’alcol. Ciò avviene perché, conclude, “le cure rispondono alla speranza e al bisogno di base di ognuno di noi: l’umanità, cioè che ogni persona venga accompagnata verso la fine della vita con compassione, conforto, supporto e presenza umana e sia toccata in un modo che rispetta davvero la dignità e la bellezza della vita umana”.

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