Mosul, jihadisti distruggono la chiesa dell’Immacolata. A Baghdad il Sinodo per l'unità dei caldei
Baghdad (AsiaNews) - Le milizie dello Stato islamico (SI) hanno raso al suolo la chiesa caldea della Vergine Immacolata a Mosul, seconda città per importanza dell'Iraq e da mesi trasformata nella roccaforte dei jihadisti. Secondo quanto riferisce la polizia di Ninive, la distruzione del luogo di culto cristiano è avvenuta il 2 febbraio scorso ma è emersa solo oggi per la difficoltà nelle comunicazioni con l'area, ormai isolata dai fondamentalisti. Utilizzando ingenti quantitativi di esplosivo, membri del Califfato hanno smembrato lo storico edificio, uno dei luoghi di culto più grandi e antichi della comunità caldea d'Iraq.
Testimoni locali raccontano che i terroristi "hanno completato l'opera di sistemazione dell'esplosivo" attorno all'edificio, e poi "hanno azionato il detonatore"; la deflagrazione ha lasciato "cumuli di macerie", la chiesa "è andata completamente distrutta" e hanno subito pesanti danni "anche gli edifici circostanti". Nel giugno scorso la chiesa era finita nel mirino dei jihadisti, che avevano abbattuto e decapitato la statua della Madonna che sormontava la torre-orologio.
La chiesa della Vergine Immacolata sorgeva sulle vecchie fondamenta del più antico luogo di culto cristiano della città, andato distrutto nei secoli passati, ed era già stato oggetto di attacchi e attentati. Il 17 gennaio 2008 un'autobomba era esplosa davanti alla chiesa, provocando il ferimento di due persone; poco distante dalla chiesa si trova il vecchio episcopio caldeo, attaccato nel 2004.
Intanto a Baghdad i vertici della Chiesa caldea hanno celebrato oggi l'ordinazione di due nuovi vescovi - mons. Emanuel Hana Shaleta, della diocesi caldea di Sant'Addai e mons. Basel Yaldo, neo vicario patriarcale - e si preparano al Sinodo straordinario, in programma domani. Un passaggio importante, in un periodo di grave difficoltà per la storica Chiesa d'oriente: oltre alle drammatiche condizioni di centinaia di migliaia di fedeli che, nei mesi scorsi, hanno abbandonato Mosul e i villaggi della piana di Ninive per sfuggire allo Stato islamico, vi è anche da comporre la ribellione di alcuni sacerdoti, monaci e di un vescovo.
Dal 2013 è in atto un durissimo braccio di ferro fra il patriarca Louis Raphael I Sako e il vescovo della diocesi di San Pietro Apostolo (San Diego, California) Mar Sarhad Jammo, che ha accolto diversi sacerdoti e monaci fuggiti dall'Iraq senza il permesso dei loro vescovi o superiori. A più riprese il patriarca ha ordinato il rientro di monaci e sacerdoti in Iraq e richiamato all'obbedienza il vescovo riottoso, finora senza risultati. Il 17 febbraio il Vaticano dovrebbe pronunciarsi sulla controversia, che non sembra di facile risoluzione; Mar Sako ha già annunciato che, se verranno disattese le sue disposizioni, egli presenterà le dimissioni dalla carica di patriarca che finirebbe per essere solo "un titolo onorifico cui non tengo". Il rischio di (mini) scisma all'interno della Chiesa caldea è più che presente.
Dalla Chiesa irakena giungono però anche segnali di vitalità e di speranza, come l'ordinazione di cinque diaconi,12 suddiaconi e di diversi lettori, di entrambi i sessi, anche giovani, che si è celebrata lo scorso 30 gennaio nella diocesi di Zakho, nel Kurdistan irakeno. A presiedere la solenne funzione (nella foto) il vescovo locale mons. Rabban al Qas, il quale racconta ad AsiaNews di "una chiesa gremita da un migliaio di fedeli" per una cerimonia di ordinazione "che ha riguardato 103 persone in totale". Per la comunità locale, aggiunge il prelato, "è stata una giornata di festa" e occasione per "riunire la comunità" e "testimoniare una fede viva e salda".
19/08/2021 14:04