21/06/2010, 00.00
RUSSIA
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Mosca dà un codice di comportamento agli immigrati per favorire l’integrazione

di Nina Achmatova
Tra le norme: non uccidere animali pubblicamente, parlare russo e non indossare abbigliamento tradizionale dei Paesi d’origine. Il Codice sarà completato entro la fine del 2010. Per Gavkhar Dzurayeva, capo del Centro migrazioni, è assurdo “ridurre l’integrazione a una questione di vestiti, abitudini alimentari e comportamentali” e tacere su problemi come lo sfruttamento dei lavoratori migranti.

Mosca (AsiaNews) –Le autorità di Mosca stanno preparando un manuale comportamentale per gli stranieri che arrivano nella capitale russa. Quello che è già chiamato il “Codice moscovita” comprenderà una serie di regole non vincolanti, che intendono “favorire l’integrazione degli immigrati richiedenti residenza permanente in città”. Tra le norme: non uccidere animali pubblicamente, parlare russo e non indossare abbigliamento tradizionale dei Paesi d’origine. L’iniziativa è appoggiata anche dalla Chiesa russo-ortodossa, ma c’è già chi avverte del rischio di una banalizzazione del dibattito a scapito dei problemi reali legati ai flussi migratori.

Per redigere il Codice – che secondo “Radio Eco di Mosca”, sarà completato entro la fine dell’anno -  l’amministrazione comunale sta lavorando con i russi della diaspora e con un gruppo di esperti. “Ci sono delle regole non scritte che i residenti devono seguire, come non girare con abiti tradizionali che attirino l’attenzione, parlare in russo e non uccidere pecore nel giardino di casa (il riferimento è alla comunità musulmana che, ad esempio, durante l’Id-ul-Azha celebra la decisione di Abramo di sacrificare il figlio Isacco, con il sacrificio simbolico di una capra che viene sgozzata pubblicamente, ndr)”, spiega Mikhail Solomentsev, capo del Comitato comunale per le politiche di cooperazione interregionale e nazionale. “Ora vogliamo sviluppare un codice per accelerare l’integrazione dei migranti che chiedono la residenza permanente a Mosca”.

Contattati dal quotidiano “The Moscow Times”, i rappresentanti della diaspora russa si sono detti favorevoli all’iniziativa, purché non violi il diritto di seguire le proprie tradizioni. Dal canto suo Gavkhar Dzurayeva, capo del Centro migrazioni e legge, ritiene assurdo “ridurre l’integrazione a una questione di vestiti, abitudini alimentari e comportamentali”. Il rischio è quello di far passare in secondo piano i problemi più urgenti, come quello “del trattamento dei lavoratori migranti”.

L’iniziativa del comune di Mosca ha ottenuto l’appoggio anche dei vertici del Patriarcato russo-ortodosso. “L’idea è giusta – commenta l’arciprete Vsevolod Chaplin, capo del Dipartimento sinodale per le relazioni tra Stato e Chiesa – di certo un documento del genere dovrà essere equilibrato e serio”. La necessità, però, non è introdurre una legge speciale, ma “discutere e pubblicare alcune regole da seguire quando, ad esempio sul lavoro, si assume o promuove a una posizione di rilievo uno straniero o gli si concede la residenza”, aggiunge Chaplin.

Il Patriarca Kirill si è espresso più volte sul tema immigrazione, suggerendo allo Stato di adottare misure per l’integrazione, compresi corsi di lingua e di cultura e religione russa. Per la Chiesa ortodossa la questione è strettamente legata al calo demografico che affligge il Paese. Il mese scorso, in seguito ai dati che indicavano una lieve crescita del tasso di natalità, il Patriarca aveva auspicato che “la tendenza si stabilizzi e la nostra gente, piuttosto che stranieri con una cultura e una fede aliena, abiterà le vaste terre ricevute in eredità da Dio e dai nostri antenati”.

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