15/09/2008, 00.00
CINA
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Morto un secondo neonato per il latte in polvere “alla plastica”

Lo scandalo si estende alla multinazionale neozelandese Fonterra, comproprietaria della cinese Sanlu, che “sapeva” da agosto. Interviene il premier neozelandese per difenderla. Indagini sull’intero settore del latte in polvere. Esperti: occorre “un diverso sistema di controlli”.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Un secondo neonato è morto dopo essere stato nutrito con il latte contraffatto della Sanlu Group mentre sono circa 580 i malati accertati anche gravi.

Anche la seconda vittima è del Gansu, regione molto povera dove il latte Sanlu è molto diffuso per il prezzo basso e dove ci sono anche 102 malati.

La Sanlu da alcuni giorni ha fermato la produzione del latte “in attesa di accertamenti” e ne ha richiamato 8mila tonnellate, dopo che è risultato contenere melamina, sostanza usata per i prodotti plastici e fertilizzanti ma che può causare calcoli renali. La sua molecola è simile a quella delle proteine: se il latte è “allungato” con acqua, può farlo sembrare ricco di nutrimento, di fronte a esami parziali.

La Sanlu è per il 43% di proprietà della multinazionale neozelandese Fonterra, leader del caseario. Oggi è intervenuta la premier neozelandese Helen Clark, secondo la quale la Fonterra “per settimane ha cercato di richiamare [il prodotto] e le autorità cinesi non lo hanno fatto. Penso che hanno dapprima cercato di coprire la vicenda e trovare una soluzione senza un divieto formale”.

Almeno dal marzo scorso, la Sanlu ha ricevuto lamentele di genitori di bambini malati e anche le autorità cinesi ne sono a conoscenza da mesi. Ma solo dopo che i giornali ne hanno parlato il 10 settembre, la ditta l’11 settembre ha richiamato il latte prodotto prima del 6 agosto.

Ieri da Singapore Andrei Ferrier, capo esecutivo della Fonterra, ha dichiarato che ha saputo ad agosto che il latte era contaminato e che il 2 agosto la Sanlu ha iniziato a richiamarlo. Dice che hanno cercato di incontrare il governo cinese per parlarne: senza esito, in periodo olimpico. Ha risposto di non avere subito resa pubblica la vicenda perché “sarebbe stato irresponsabile farlo senza [sapere] tutti i fatti”.

Ancora ieri centinaia di genitori furenti hanno piantonato la sede della Sanlu a Shijiazhuang (Hebei), chiedendo di parlare con i responsabili e di essere risarciti. Momenti di tensione anche in alcuni ospedali perché non ci sono abbastanza posti e personale per i molti bambini ricoverati: all’ospedale Bethune International Peace sono alloggiati anche nei corridoi ed è intervenuta la polizia per tenere calmi i genitori. Il governo di Shijiazhuang ha disposto esami gratis per le funzioni renali dei bambini, ma in molti ospedali come il Bethune è ancora necessario pagarli e personale spazientito risponde di “lamentarsi con chi lo ha promesso. Non siamo un ente di carità”.

In Cina è in aumento il consumo di latte in polvere per bambini e ne è il secondo mercato mondiale.

Ma Mao Shoulong, esperto dell’Università Renmin di Pechino, osserva che “il Paese manca dei sistemi di sicurezza alimentare degli Stati sviluppati”. “Finché non ci saranno controlli adeguati alla grandezza del [nostro] mercato, sono possibili simili problemi”. Nel 2004 sono morti almeno 13 bambini e altri 200 sono stati ricoverati in ospedale perché alimentati con latte artificiale poi risultato privo di sostanze nutritive.

Ora ci sono indagini sull’intero settore del latte in polvere in Hebei, Heilongjiang, Guangdong e Mongolia interna, regioni di maggiore produzione, anche se molti si chiedono se, più che l’esigenza di tutela pubblica, si vogliano evitare gravi contraccolpi per il consumo.

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