01/10/2008, 00.00
ISLAM - IRAQ
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Mons.Sako, così è cambiato in Iraq il rapporto tra cristiani e Islam

Dialogo interreligioso e pace in Iraq al centro del vertice della scorsa settimana in Austria. L’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ribadisce il “ruolo dei cristiani nello sviluppo del mondo arabo”. P. Samir Khalil Samir, ricorda l’invito del Papa a un dialogo “coraggioso e sincero”.

Salisburgo (AsiaNews) – Promuovere il “dialogo interreligioso” partendo da identità diverse – siano esse culturali, storiche, sociali – attraverso le quali fondare un rapporto basato sulla “comprensione reciproca”, capace di portare la “pace in aree in cui è ancora forte la tensione fra fedeli di religioni diverse”. All’insegna dello slogan: “Cristianesimo e Islam: una nuova vita in comune?”, il 22 e 23 settembre a Salisburgo la fondazione austriaca Initiative Christlicher Orient – Ico, nata per sostenere le chiese d’oriente – ha promosso un congresso internazionale al quale hanno partecipato più di 100 fra professori ed esperti del mondo arabo e cristiano.

Ai quattro relatori del convegno è stato affidato il compito di illustrare le peculiarità delle due grandi religioni monoteiste e delineare i passi da percorrere per promuovere un dialogo che, sul solco tracciato da Papa Benedetto XVI nella lectio magistralis di Ratisbona, metta da parte “odio e fanatismo” e rifiuti in modo netto la “logica della violenza” a favore di una “critica” reciproca e “costruttiva”.

L’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha spiegato il rapporto fra “cristiani e musulmani” nell’Iraq “di ieri e di oggi” e il contributo fornito “dalla comunità cristiana allo sviluppo della cultura islamica”, grazie alla costruzione di scuole, ospedali e monasteri a Baghdad e a Najaf, Kerbala e Mosul, città sante per la tradizione musulmana sciita. “Il Corano definisce cristiani ed ebrei – sottolinea il prelato – come uomini del Libro e dice di rispettarli. Vi sono però altri versetti in cui è lecito sottometterli, esigendo una tassa – la Jizia – per garantirne la protezione”.

Pur con vicende alterne, il rapporto fra Cristianesimo e Islam nei secoli è sempre stato fondato sul rispetto e la collaborazione reciproca. Mons. Sako cita come esempio il califfato degli Abbasidi, la cui dinastia ha governato il mondo musulmano dalla sede di Baghdad (e per alcuni decenni a Samara) tra il 750 e il 1258 d. C. Numerosi gli intellettuali, filosofi, astronomi, ingegneri, scrittori e traduttori di religione cristiana che hanno lavorato a stretto contatto con i califfi a Palazzo, contribuendo non poco allo “sviluppo della cultura araba”.

La tragedia dell’11 settembre e la successiva guerra in Iraq voluta dagli Stati Uniti hanno contribuito a “peggiorare” i rapporti fra le due religioni, trasformando inoltre il Paese in una “culla del terrorismo”. I fondamentalisti, la maggior parte dei quali provenienti dall’estero, si sono infiltrati in Iraq con il proposito di trasformarlo in uno “Stato Islamico” basato sulla sharia, seminando morte e distruzione e contribuendo alla fuga di centinaia di migliaia di cristiani. “Essi inneggiano alla jihad, la guerra santa – prosegue l’arcivescovo di Kirkuk – e prendono di mira la comunità cristiana con rapimenti, torture e omicidi”. Per questo egli invita i “musulmani moderati, che sono la maggioranza” a lavorare insieme ai cristiani per promuovere “armonia e tolleranza” e a mostrare la faccia “non violenta” dell’Islam, che non tollera il sacrificio di “vittime innocenti”.

P. Samir Khalil Samir, gesuita ed esperto del mondo arabo, punta l’attenzione sulla polemiche sorte all’indomani del discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, nel settembre del 2007: egli ricorda l’invito del Papa a un dialogo “coraggioso e sincero” e al “profondo ripensamento” della tradizione islamica che deve partire proprio “all’interno del mondo musulmano”, il quale è chiamato a “isolare le frange che promuovo il terrorismo e il fondamentalismo”. La risposta è stata la lettera dei 138 saggi musulmani, la visita in Vaticano del re saudita Abdullah, l’omaggio del Papa alla più importante moschea di Istanbul e il vertice cristiano-musulmano di Madrid. “L’Islam – ricorda p. Samir – ritiene che il Corano sia stato dettato direttamente da Dio, Maometto sia l’ultimo e il più grande profeta e l’Islam un intreccio indissolubile di religione e Stato; un atteggiamento profondamente diverso rispetto al cristianesimo, alla figura di Gesù Cristo e alla revisione storica delle Sacre Scritture”.

Nel corso del loro intervento, i docenti Karl Prenner e Heinz Nussbaumer hanno illustrato lo “status dei non musulmani nel Corano, analizzando le differenze fra le sure – le suddivisioni in “capitoli” del Libro Sacro dei musulmani – della Mecca e quelle di Medina”, in cui si assiste alla “politicizzazione dell’Islam” e gli sviluppi futuri nei “rapporti fra Oriente e Occidente”. 

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