13/02/2019, 08.28
CINA-VATICANO
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Mons. Pietro Jin Lugang di Nanyang e il dilemma dell’Associazione patriottica. Una precisazione

di Sergio Ticozzi

Il vescovo sotterraneo, riconosciuto dal governo lo scorso 30 gennaio, ha cercato una via per non appartenere all’Associazione patriottica e ha perfino chiesto perdono al papa per questo passo. Uno sguardo alla vita dei vescovi e sacerdoti sotterranei e un esempio per quelli ufficiali. Nanyang è un’antica missione del Pime (Pontificio istituto missioni estere).

Hong Kong (AsiaNews) – Mons. Pietro Jin Lugang, che il 30 gennaio scorso è stato riconosciuto dal governo quale vescovo coadiutore di Nanyang (Henan), ha fatto di tutto per non appartenere all’Associazione patriottica (Ap), i cui statuti “sono inconciliabili” con la dottrina cattolica, chiedendo perfino perdono al papa. È quanto emerge dalle parole di p. Sergio Ticozzi, missionario Pime ed esperto sinologo, che conosce personalmente mons. Jin e la comunità di Nanyang. La testimonianza di questo vescovo è di esempio per altri vescovi che forse con troppa facilità assumono cariche nell’Ap e nella politica cinese. In più, la sua vicenda conferma che al presente, Pechino esige ancora che il riconoscimento governativo passi attraverso l’appartenenza all’Ap, a differenza di quanto certe fonti cattoliche affermano. Nello stesso tempo, la vicenda di mons. Jin mostra pure tentativi di trovare altre vie d’uscita, dovute con ogni probabilità alla conoscenza e alla stima di lui che le autorità locali hanno.

Dal momento che personalmente fin dagli anni 1980 ho mantenuto contatti con la Diocesi di Nanyang, dove confratelli del Pime hanno lavorato prima dell’avvento del Governo comunista, mi sento in dovere di dare alcune precisazioni sulla recente installazione ufficiale di Mons. Jin Lugang, per far evitare interpretazioni indebite.

L’avvenimento deve essere collocato nel suo lungo contesto storico e non solo in quello recente. Il problema dell’ufficializzazione del clero ‘clandestino’ in Nanyang è stato preso in considerazione da Mons. Pietro Jin Lugang (nato nel 1956, ordinato vescovo nel 2007) e dagli otto sacerdoti non ufficiali, già da più di tre anni almeno. Personalmente dagli anni 1980 ho mantenuto contatti con la diocesi di Nanyang, dove confratelli del Pime hanno lavorato prima dell’avvento del Governo comunista.  

La situazione di questi sacerdoti era particolare: non erano clandestini, nel senso letterale del termine, perché lavoravano all’aperto in chiese note a tutti, ma non erano ‘ufficiali’, cioè non aderivano all’Associazione patriottica. Le autorità locali li lasciavano lavorare, ma, soprattutto nei recenti anni, facevano forte pressione, perché si registrassero ufficialmente, minacciandoli di non permettere loro di fare ministero pubblico e di mandarli a casa come persone private. Il dilemma era sentito profondamente da tutti loro e diventava un problema di coscienza: erano pronti a registrarsi presso le autorità governative ma senza dover passare tramite l’Associazione patriottica, condizione che è ufficialmente richiesta.  Cercarono parecchie vie d’uscita. Alcuni stesero la richiesta di registrazione in termini un po’ ambigui, riconoscendo l’esistenza e il ruolo dell’Associazione patriottica ma senza un’esplicita adesione.  Alla fine, con il consenso e insieme a Mons. Jin si sono recati all’ufficio dell’Amministrazione statale per gli Affari religiosi, affermando chiaramente che si registravano tramite l’Associazione patriottica, ma senza diventarne membri perché non ne accettavano i principi né intendevano partecipare alle sue attività.  All’inizio del 2017, la richiesta degli otto sacerdoti è stata accettata per cui ora possono fare ministero in pace. La richiesta di Mons. Jin non è stata accettata.  Le autorità locali hanno continuato a fargli pressione; hanno insistito che riscrivesse la richiesta.  Lo ha fatto più di una volta perché le autorità non erano soddisfatte.  L’hanno convocato   volte a Zhengzhou, la capitale della provincia di Henan, dalle autorità civili e religiose e persino a Beijing, dove gli hanno richiesto di concelebrare con un vescovo illegittimo. Ma lui si è rifiutato. 

Dopo che il Santo Padre ha legittimato i vescovi illegittimi il 22 settembre scorso, le autorità hanno insistito ancor di più perché sottomettesse un’altra richiesta. Lo ha fatto di nuovo, sottolineando il ruolo positivo dell’Associazione patriottica come ponte tra Governo e fedeli e come garante delle proprietà della Chiesa, in questi ruoli l’approvava e l’accettava. I termini erano ovviamente un po’ ambigui.  Le autorità hanno acconsentito e gli hanno promesso l’installazione ufficiale prima del Natale scorso. L’onestà di coscienza del Vescovo, però, non lo lasciava tranquillo e umilmente ha sottoposto la richiesta di perdono alla Santa Sede: il suo comportamento dovrebbe insegnare a molti…         

Alla fine, non so per quali motivi, la sua installazione ufficiale è avvenuta il 30 gennaio, come vescovo coadiutore di Nanyang, dal momento che l’anziano Mons. Zhu Baoyu (nato nel 1921 e ordinato vescovo nel 1985), che dal governo è considerato ancora il vescovo ordinario. Si era già ritirato e andato in pensione nel 2010 ed ora è in carrozzella: ho avuto un piacevole incontro con lui da vecchi amici nell’agosto scorso in un convento di suore.

Credo che Mons. Jin non intenda lavorare nell’Associazione patriottica, anche se potrebbe accettare di presiedere la commissione locale per gli affari ecclesiastici, se glielo propongono. Nonostante il suo apparire un po’ rustico, io ammiro indubbiamente la sua fede.

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