05/10/2016, 10.10
TAIWAN
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Mons. John B. Tseng, primo vescovo aborigeno di Taiwan, va in pensione

di Xin Yage

È stato ordinato vescovo nel 1998. L’impegno per la traduzione della bibbia in lingua locale, sull’esempio dei missionari betlemiti. La Chiesa ha “un ruolo molto importante per la nostra cultura”. Più di un terzo dei cattolici dell’isola sono aborigeni. Le scuse della presidente Tsai Ing-wen per le violenze contro le tribù.

Taipei (AsiaNews) – Il vescovo ausiliare di Hualien, mons. John B. Chien-Tsi Tseng (曾建次輔理主教), andrà in pensione, per raggiunti limiti di età, a metà del mese di ottobre. La conclusion del ministero pubblico del vescovo si annuncia come una importante celebrazione anche perchè egli è il primo pastore aborigeno dell’isola. La popolazione aborigena di Taiwan è composta di 14 gruppi etnici. Ognuno ha un proprio linguaggio orale e una propria tradizione e storia. Più di un terzo della popolazione cattolica sull’isola è aborigena.

Mons. Tseng è nato l’11 dicembre 1942 a Chihpen nella provincia di Taitung (台東縣知本) ed è stato ordinato prete a trent’anni, il 21 marzo 1972. Gli amici e la gente della sua comunità si ricordano di lui come molto vicino alle persone semplici. “Celebrava la messa, poi veniva con noi giovani e masticava anche lui la noce di betel (檳榔), ci fumavamo una sigaretta insieme e bevevamo qualche bicchiere di birra per condividere i momenti in compagnia” ricorda il sig. Sun (孫大川先生), oggi l’aborigeno con l’incarico più alto nel governo essendo vicepresidente della Corte dei conti taiwanese (監察院), uno dei cinque dipartimenti del governo centrale, che controlla la legittimità, regolarità e corretta gestione finanziaria di tutti gli altri dipartimenti.

Nel 1998 padre Tseng è stato chiamato al servizio episcopale ed è diventato vescovo ausiliare della diocesi di Hualien (花蓮教區). “Lui è il primo vescovo aborigeno della chiesa taiwanese, per noi è un grande riconoscimento e un grande onore” ricorda Maria Chen, della parrocchia dell’Immacolata Concezione di Chihpen (知本聖母無染原罪堂).

“Lui – racconta ancora il sig. Sun - appartiene alla tribù Zhiben (知本), io alla tribù Xiabinlang (下檳榔). Noi aborigeni abbiamo pregato a lungo per avere un nostro vescovo, intendo dire, un vescovo che fosse scelto tra i fedeli delle nostre tribù. Quando Tseng è stato nominato abbiamo capito che Dio ci aveva ascoltati!”.

"Gesù e i profeti nella nostra lingua"

Mons. Tseng non è nato in una famiglia cattolica, ma grazie alla missione dei padri betlemiti la sua famiglia ha scelto di farsi battezzare e di appartenere alla comunità cristiana quando lui frequentava la scuola elementare. “Per me – racconta il vescovo ad AsiaNews - i missionari betlemiti (白冷會神父們) sono stati fondamentali. Soprattutto padre Patrick Veil (費道宏神父), betlemita svizzero che ho conosciuto quando avevo 10 anni, ha avuto un ruolo fondamentale nella mia formazione e nelle scelte future della mia vita. Quando ho visto che lui non solo era un missionario molto impegnato, ma aveva studiato e usava perfettamente la lingua della nostra tribù, ho capito che la Chiesa aveva un ruolo molto importante per la nostra cultura. Tutto questo mi ha segnato molto. Si poteva tradurre la lingua di Gesù e dei profeti e degli apostoli nella nostra lingua locale. Io sono cresciuto parlando anche giapponese e mandarino (a quel tempo Taiwan era ancora per pochi anni una colonia del Giappone), lingue che mi piacciono molto, ma ovviamente la lingua che si parla in casa e nelle riunioni tribali per noi aborigeni significa identità e appartenenza. Quando sono cresciuto e ho iniziato i miei studi in seminario, grazie all’ispirazione che padre Veil mi aveva trasmesso, abbiamo poi incominciato a lavorare sulla traduzione della bibbia, per salvaguardare la bellezza della nostra tradizione. Queste sembrano cose scontate ma non lo sono, richiedono un impegno enorme in termini di tempo e di dedizione”.

Suor Teresa Kao (高定妹修女), superiora delle sorelle della Misericordia della Santa Croce (聖十字架慈愛修女會), parla della collaborazione con mons. Tseng fin da quando lui era un giovane prete: “Era molto simpatico e alla mano. Non aveva paura a condividere la vita dei più poveri della comunità. Sempre pronto ad aiutare, anche fisicamente. Ricordo che una volta uno degli anziani che poi è stato accolto nella nostra casa di riposo doveva essere visitato nella clinica, ma nessuno lo poteva accompagnare e lui non riusciva a camminare. Il medico era impegnato con altri casi e non poteva recarsi a casa sua. Padre Tseng è salito da lui e se l’è messo sulle spalle, e ha fatto quasi due chilometri con quell’anziano in spalla percorrendo il sentiero della montagna. Quando è arrivato ci ha detto semplicemente: ‘scusate, l’ho portato io perché non poteva aspettare il medico’ e ha fatto cose del genere in molte situazioni, sempre a servizio della nostra comunità di aborigeni”.

Sacerdoti aborigeni grazie ai missionari

Dopo la messa nella simpatica comunità di Chihpen, dove siamo andati a intervistare mons. Tseng per i suoi 75 anni, un’anziana signora ci racconta: “Noi siamo stati cresciuti dai missionari betlemiti, che sono venuti e hanno speso la loro vita con noi. Siamo molto grati per questo. Inoltre, quando la Chiesa ci ha dato un vescovo della nostra tribù abbiamo capito che Dio era proprio arrivato tra di noi, non vi era più solo una persona straniera a rappresentare il servizio della Chiesa”.

I padri betlemiti hanno costruito più di 50 parrocchie; una scuola professionale per inserire i ragazzi aborigeni nel mondo del lavoro; due case per persone con problemi fisici e mentali, una delle quali affidate alle suore di Nazareth. Senza di loro la comunità cattolica di Taitung non sarebbe ciò che è ora. Ma fin dall’inizio la loro missione ha sempre mirato a passare le redini al clero locale e alla comunità indigena. “Ogni opera doveva diventare autosufficiente e non dipendere da aiuti esterni, ogni parrocchia doveva essere affidata ai preti del clero diocesano locale” ci dice con chiarezza padre Gottfried Vonwyl (魏主安神父) anziano missionario svizzero residente a Taitung. E i numeri lo confermano. I sacerdoti aborigeni della diocesi di Taitung e Hualien, nella quale mons. Tseng è vescovo ausiliare, sono ora 38, il numero più alto in tutta Taiwan.

Chiediamo a mons. Tseng che cosa intende fare quando sarà in pensione: “Di sicuro mi dedicherò a rivedere e perfezionare la traduzione della bibbia, soprattutto le lettere di Paolo e di Pietro in cui mi sono specializzato, per salvaguardare la nostra lingua nella sua integrità. Dobbiamo passare questa importante eredità alle giovani generazioni. Nei prossimi anni, se Dio mi dà salute, avrò il tempo e la capacità per fare questo e ci sembra un lavoro importante da compiere. Inoltre dedicherò molto tempo con tutti gli anziani della nostra tribù che hanno bisogno di compagnia e di aiuto, in modo che non sentano la solitudine e l’abbandono”.

Sua cognata gli augura di mantenersi sempre in forma come è adesso: “Vogliamo che si mantenga sano e sia un esempio per le prossime generazioni con la sua vocazione e la sua missione episcopale. Siamo stati davvero fortunati ad aver condiviso tutto questo cammino con lui. Si è fatto portatore delle nostre richieste agli ufficiali di governo e alle autorità competenti, anche all’interno della Chiesa”.

Proprio lo scorso primo agosto, la nuova presidente di Taiwan, signora Tsai Ing-wen (蔡英文) ha portato per la prima volta le scuse del governo agli anziani delle tribù aborigene. “E’ la prima volta che un presidente si presenta scusandosi per le vessazioni provocate dalle autorità politiche in passato, e per noi è stato un gesto importante che fa onore all’onestà della nuova presidente” commenta padre Joseph Guan (關芝勇神父), parroco di Chihpen.

In questo intero cammino di riconoscimento delle tribù aborigene taiwanesi e della rigogliosa comunità ecclesiale che è fiorita al suo interno, mons. Tseng continua ad essere una presenza fondamentale che testimonia la voglia di mettersi a servizio di coloro che vivono ai margini della società.

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