04/12/2006, 00.00
TURCHIA
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Mons. Franceschini: i turchi sentono la mancanza del Papa

Il presidente dell’episcopato turco racconta che dopo Efeso Benedetto XVI “ha potuto essere fino in fondo capo religioso” ed ha conquistato la popolazione. Con il patriarca ortodosso evidenti manifestazioni di comunione.
Ankara (AsiaNews) – Con i gesti compiuti durante la visita in Turchia, il Papa è riuscito a ribaltare l’atteggiamento prevenuto di ostilità col quale molti lo aspettavano. Lo racconta ad AsiaNews mons. Ruggero Francheschini, presidente della Conferenza episcopale in Turchia e arcivescovo di Smirne, che ha seguito Benedetto XXVI fin nei suoi primi passi in terra turca. A tre giorni dalla sua partenza da Istanbul, ancora si respira aria di gioia e di soddisfazione. Tanti i segnali. Piccoli e grandi di un clima di distensione e di serenita. “Io – dice mons. Franceschini - sono ottimista per natura, ma non un illuso. Ho guardato più volte gli occhi della gente e ho trovato ovunque espressioni di simpatia nei confronti del Papa. Non posso negare quanto lo stesso Santo Padre fosse teso ad Ankara, durante gli incontri diplomatici politici, è stato il bagno spirituale spirituale fatto ad Efeso, soprattutto cogliendo la dimostrazione di affetto e di bontà da parte della gente, a scioglierlo. Finalmente, da capo politico, ruolo non propriamente suo e che lo metteva certamente in imbarazzo, anche se svolto egregiamente, ha potuto essere fino in fondo capo religioso. Subito, a tavola, appena terminata la celebrazione eucaristica presso la Casa della Madonna, ha potuto esclamare con gioia: ‘Adesso mi sento di parlare con liberta e di poter esprimere tutta la mia fiducia in Dio, io faccio la mia parte, lui fara la sua’”. “Davvero – prosegue il vescovo - posso dire di averlo visto abbandonato nelle mani di Dio e questo viaggio si e rivelato un grande successo, Meravigliosa è stata soprattutto l’accoglienza da parte di tutti, a partire dalla sua discesa dalla montagna dell’usignolo dove si trova Meryem Ana. Tanta la gente - musulmana ovviamente, tra cui tante donne velate - accorsa ai margini della strada per poterlo vedere e salutare. E’ stata una manifestazione di popolo che ha fatto dimenticare l’altra manifestazione così avversa a lui radunatasi ad Istanbul la domenica precedente al suo arrivo e ha offerto in tutta semplicita un accoglienza umana e di riconciliazione”. “I cristiani poi sono stati rincuorati: c’era bisogno di questo incitamento, di questo risveglio, soprattutto verso i cristiani di Smirne che non hanno grosse difficoltà da affrontare come in altre parti della Turchia, ma dormono un po’ sugli allori, la fede non è più la dimensione più profonda della loro vita. Dal Papa hanno ricevuto un bello scossone, ricordando loro l’esempio di don Andrea che ha voluto essere seme e che in questa terra ha lasciato il suo sangue”. “Anche l’atteggiamento delle diverse autorità civili - sottolinea mons. Franceschini - è stato interessante, alcuni – con evidenti intenti politici – hanno cercato di guadagnarsi l’appoggio e la simpatia del Papa, anche arrivando ad affermare cose che Benedetto XVI non ha detto. Ma altri si sono lasciati condurre dal cuore, come il vice primo ministro, diversi prefetti e sindaci, che si sono lasciati contagiare dall’entusiasmo della gente. Esemplare è stato il sindaco di Smirne che ha affermato che per lui era un grande giorno: tra le rappresentanze civili che sono andate a stringere la mano al Papa a Efeso c’è chi a stento ha trattenuto qualche lacrima di commozione. Anche le autorità religiose hanno dimostrato rispetto e stima, ha stupito il presidente degli affari religiosi che dopo aver avuto così dure parole nei confronti del discorso di Regensburg ha avuto il coraggio di dire che bisognava lavorare insieme per la pace e il dialogo, dimenticando il passato”. “Ma ancor più caloroso e affettuoso è stato il muftì di Istanbul che ha accolto Benedetto XVI nella moschea blu con tanta semplicità e simpatia. La preghiera comune è stata la giusta conclusione di un incontro tra persone sagge e attente al rispetto reciproco. Non a caso si sono scambiati il medesimo simbolo: la colomba segno di pace”. “Gli ortodossi, poi, sono stati affettuosi in tutti i sensi, hanno messo a disposizione ogni cosa, realmente il Patriarcato ecumenico si è rivelato un ambiente accogliente e aperto, dove sono confluite persone da tutto il mondo tra cui anche il metropolita coreano con numerosi suoi fedeli, venuto da cosi lontano proprio per sottolineare la comunione con il Patriarca Bartolomeo I e il Papa. Mi ha stupito, infine, la grande folla al patriarcato armeno e anche lì l’accoglienza calorosa dimostrata dallo stupendo coro armeno”. “Questo – sottolinea il presidente dell’episcopato turco - il successo più bello di questa visita, il Papa è riuscito a conquistarsi il cuore di tutti. Significativo è il commento del giornalista televisivo Mihat Bereket: Il Papa indesiderato e diventato un Papa che ci mancherà!”. “Non si sa quali potranno essere ora i frutti di questa visita - conclude mons. Ruggero con ottimismo - ma sicuramente questa nuova stima nei confronti del papa Ratzinger giovera a far nascere qualcosa di positivo e duraturo”. (MZ)
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