Mons. Barwa: Deve essere riconosciuto il “martirio” delle vittime di Kandhamal
L’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar invita tutta la Chiesa indiana a celebrare la Giornata delle vittime di Kandhamal il prossimo 30 agosto. “Non devono mai più avvenire violenze simili a quelle contro i cristiani nel 2008”. La Corte suprema ha accordato risarcimenti maggiori per i danni alle proprietà. Il governo dell’Orissa ha assicurato al vescovo un risarcimento anche per le chiese.
Bhubaneswar (AsiaNews) – Le vittime dei progrom anticristiani di Kandhamal, nello Stato indiano dell’Orissa, “devono essere riconosciute come martiri”. Lo afferma con forza mons. John Barwa svd, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, che parla del processo di canonizzazione degli oltre 100 cristiani trucidati nel 2008 dagli estremisti indù. Quest’anno la Chiesa cattolica dell’India ha avviato la loro causa e ha istituito la “Giornata dei martiri”, che si terrà il prossimo 30 agosto. Il vescovo invita tutti – fedeli, istituzioni, associazioni – ad unirsi alle preghiere in ricordo della più feroce persecuzione contro la minoranza cristiana mai avvenuta in India. Quanto più la partecipazione sarà massiccia, afferma, “tanto più verrà diffuso il forte messaggio che mai più, in nessuna parte del mondo, dovranno accedere simili atroci violenze”. Di seguito l’intervista integrale.
Eccellenza, il prossimo 30 agosto la Chiesa dell’Orissa osserverà la giornata in onore delle vittime di Kandhamal. Perché ci sono voluti sette anni per istituire la ricorrenza?
La persecuzione contro i cristiani è avvenuta nel 2007-2008. Il mio incarico come arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar ha avuto inizio nel 2011, cioè solo cinque anni fa. Studiare in profondità e diventare esperto della situazione ha richiesto del tempo. Ad ogni modo, non è mai troppo tardi. Il Consiglio dei vescovi cattolici dell’Orissa (Ocbc) ha deciso che il 30 agosto di ogni anno verrà osservata la “Giornata delle vittime di Kandhamal”. È nostro compito sforzarci affinchè in tutte le parrocchie e istituzioni nelle sei diocesi dell’Orissa, nell’India orientale, avvenga una celebrazione comune per ricordare le persone che hanno sofferto e sono morte a causa delle violenze.
Cosa può fare per questo la Chiesa dell’Orissa, e in che modo?
È sbagliato pensare che sia compito [solo] della gerarchia ecclesiastica. Non devono essere i vescovi a porsi alla guida, ma la stessa popolazione deve sollevarsi in modo potente e mostrare il proprio entusiasmo. Speriamo che tutto ciò avvenga a tempo debito. I nostri sacerdoti devono incoraggiare i fedeli in modo che diventi un “culto” perpetuare le preghiere per coloro che sono stati uccisi. Deve avvenire come se fosse un movimento.
Sono colpito dal fatto che un gruppo di leader laici, sacerdoti, società civile e altre persone abbiano compreso l’importanza di riportare alla memoria ed evidenziare ogni anno il giorno per le vittime di Kandhamal, in modo da ricordare al governo la grande atrocità commessa ai danni di persone innocenti e la grande minaccia contro il cristianesimo. Così si manda ovunque un forte messaggio a tutti che tale violenza non deve mai più avvenire nella storia di Kandhamal e in nessun altro luogo del mondo.
L’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar può chiedere al Santo Padre di rinunciare ai cinque anni necessari per l’avviamento del processo di martirio o beatificazione? O si augura che il processo sia velocizzato?
Dal 2008 sono già trascorsi otto anni. La persecuzione contro i cristiani del 2008 è una circostanza ben nota. Io sono a favore dell’accelerazione del processo. Spero che la Conferenza episcopale indiana e la Chiesa dell’India si coinvolgano in questa causa comune in maniera energica.
Secondo lei esiste qualche ostacolo?
No, non c’è alcun ostacolo. Ogni angolo della Chiesa in India dovrebbe dimostrare un interesse ed un entusiasmo ancora più grandi per la causa. Spero c che la questione di Kandhamal diventi parte integrante della Chiesa indiana. Ciò aiuterà il processo e lo renderà più veloce.
L’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar ha creato qualche iniziativa per tale scopo?
Sì, abbiamo assunto il grande sforzo di documentare e ricercare gli episodi delle violenze. È stato creato un gruppo per studiare l’argomento. Ma ciò che più conta, è che deve diventare in larga parte un “sentimento e un modo di pensare [proprio] delle persone”.
Che messaggio vuole mandare quest’anno per l’anniversario delle vittime di Kandhamal?
Dobbiamo far sì che le vittime siano riconosciute da tutti e sia data loro importanza in quanto “martiri”. Come arcivescovo, sto facendo del mio meglio per questa causa, ma abbiamo bisogno del supporto di altri. La Conferenza episcopale indiana (Cbci), il maggior organo vescovile del Paese, ha detto che io sono stato solerte nel dare avvio al processo di canonizzazione delle vittime di Kandhamal. La Cbci ha però aggiunto che non sta accadendo nulla sul campo.
D’altra parte, un gruppo di persone e sacerdoti di Kandhamal e dell’Orissa continuano a spingermi nel dare avvio al processo che dichiarerà le vittime dei “martiri”. Io sto nel mezzo. Qualsiasi cosa accada, credo davvero che dovrebbe esserci un movimento durante tutto il corso dell’anno che in maniera regolare preghi nei villaggi, nelle parrocchie e nelle istituzioni per coloro che sono morti.
Lo scorso 19 agosto ha incontrato Naveen Patnaik, chief minister dell’Orissa, e gli ha chiesto di accelerare l’attuazione della sentenza della Corte suprema, che ha stabilito risarcimenti maggiori per le vittime di Kandhamal che hanno perso case e altre proprietà. Ci dica come è andato l’incontro.
Abbiamo comunicato al chief minister le nostre domande. Le autorità ci hanno detto che faranno tutto il necessario.
Eccellenza, ha chiesto un risarcimento per le chiese, i conventi e le istituzioni, anche se la Corte suprema non li ha menzionati nella sua ordinanza diretta al governo statale?
Sì. Alcuni ministri del governo statale e altri segretari dei dipartimenti ci hanno assicurato di aver inserito le chiese e le istituzioni nell’elenco dei beneficiari del pacchetto di risarcimenti aggiuntivi stabilito dalla Corte suprema, sebbene la sentenza non lo abbia dichiarato in modo specifico. Abbiamo fornito al governo l’elenco [delle chiese danneggiate] e siamo in attesa di una risposta.