01/12/2015, 00.00
INDIA - ONU
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Modi al COP21: Ridurre le emissioni, ma l’India continuerà a usare il carbone

Il premier indiano ha inaugurato il padiglione India e ha parlato di fronte alla sessione plenaria. Una serie di impegni a favore delle energie pulite entro il 2030 e il lancio di una “solar alliance”. La necessità per i Paesi di ricchi che hanno il “lusso di scegliere” di diminuire le emissioni di gas serra. La necessità di sviluppo dell’India attraverso le fonti di energia convenzionale come il carbone.

Parigi (AsiaNews/Agenzie) – Ridurre le emissioni inquinanti del 35% entro il 2030; convertire il 40% degli stabilimenti all’uso di combustibili non fossili; espandere le energie rinnovabili, soprattutto per l’uso civile e i trasporti; rimboscare la copertura forestale per assorbire 2,5 miliardi di metri cubi di anidride carbonica; creare una “solar alliance” per usare l’energia prodotta dal sole in 121 Paesi in cui abbonda l’energia solare. Sono le proposte del premier indiano Narendra Modi, intervenuto ieri a Parigi alla sessione plenaria della Conferenza delle Parti COP21 sul cambiamento climatico, che però ha sottolineato che l’India continuerà a utilizzare le fonti di energia convenzionale. Egli ha affermato che spetta soprattutto ai Paesi industrializzati ridurre le emissioni di gas serra.

Modi ha partecipato all’inaugurazione del padiglione indiano alla Conferenza dell’Onu e ha parlato davanti ai capi di Stato e di governo. Durante il primo evento ha detto che “le scelte che il mondo prenderà qui avranno ripercussioni anche sul nostro sviluppo [dell’India]. Il cambiamento climatico è la più grande sfida per il mondo”. E subito dopo: “Ma il cambiamento climatico non dipende da noi. È il risultato del riscaldamento globale prodotto dalla prosperità e dal progresso dell’era industriale basata sul carbone. E anche l’India oggi è costretta ad affrontarne le conseguenze. Vediamo i rischi per gli agricoltori, i cambiamenti delle previsioni meteo e la frequenza dei disastri naturali. Siamo preoccupati per l’aumento dei livello degli oceani che minaccia 7.500 chilometri di coste e oltre 1.300 isole. Temiamo il restringimento dei ghiacciai che alimentano i nostri fiumi e nutrono la nostra popolazione”.

Il leader politico ha marcato le distanze con gli altri Paesi sviluppati riguardo le responsabilità per l’inquinamento del pianeta. Poi ha aggiunto: “Vogliamo un accordo onnicomprensivo, equo e duraturo che ripristini l’equilibrio tra umanità e natura […] Questo significa siglare un’intesa per la quale coloro che hanno il ‘lusso di scegliere’ e le capacità tecniche facciano delle modifiche per ridurre in modo brusco le emissioni di gas serra”.

L’impegno in favore di un mondo meno inquinato è stato “annebbiato” però quando ha detto di voler rendere “più pulite” le fonti di energia convenzionale come il carbone e quando – di fronte ai capi di Stato – ha ribadito la necessità di crescita e sviluppo per una nazionale che conta 1,2 miliardi di persone, di cui oltre 300 milioni senza accesso all’energia. Egli ha dichiarato: “Abbiamo ancora bisogno dell’energia convenzionale. Dobbiamo renderla pulita, non imporre la fine del suo utilizzo”.

Infine, ha sottolineato le responsabilità “comuni ma differenziate” dei Paesi ricchi per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Modi ha invitato i Paesi sviluppati “a fornire 100 miliardi di dollari l’anno fino al 2020 per la riduzione e l’adattamento in quelli in via di sviluppo. I Paesi ricchi devono mantenere il loro impegno in modo credibile, trasparente e significativo”.

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