Ministro dell’Interno risponde all’arcivescovo di Delhi: le minoranze non sono discriminate
Mons. Couto ha chiesto di pregare e digiunare in vista delle elezioni generali del 2019. In India le minoranze religiose sono sempre più bersaglio dei radicali nazionalisti indù. Segretario della Conferenza episcopale: “La preghiera è la via maestra”.
New Delhi (AsiaNews) – “L’India è un Paese in cui le minoranze sono al sicuro e a nessuno è concesso di discriminare in base alla casta o alla religione”. Con questi termini Rajnath Singh, ministro dell’Interno dell’Unione indiana, risponde alla lettera pastorale di mons. Anil JT Couto, arcivescovo di Delhi, che la scorsa settimana ha invitato tutte le parrocchie della diocesi a recitare una preghiera e a praticare il digiuno e l’adorazione eucaristica ogni venerdì fino alle elezioni del 2019. Alle domande dei giornalisti, il ministro ha replicato: “Non ho visto la lettera, ma quello che voglio dire è che l’India è uno dei Paesi in cui le minoranze sono al sicuro”.
Il documento di mons. Couto è datato 8 maggio, ma è stato diffuso il 12, alla vigilia dell’anniversario delle prima apparizione della Madonna di Fatima. In esso l’arcivescovo afferma che nel Paese si assiste ad “un turbolento clima politico che pone una minaccia ai principi democratici racchiusi nella nostra Costituzione e al tessuto laico della nostra nazione.”. Poi sottolinea il valore della preghiera e l’importanza del digiuno come pratica redentrice.
A dover essere redento, è il panorama politico indiano, dove le minoranze religiose sono sempre più bersaglio dei radicali nazionalisti indù. Non solo i cristiani, ma anche i musulmani subiscono attacchi. Se, da una parte, i cristiani sono oggetto di persecuzione perché presentati come minoranza aggressiva che vuole convertire la popolazione e discende dagli antichi colonizzatori, i musulmani scontano l’affiliazione religiosa con il Pakistan, eterno nemico dell’Unione indiana.
Intervistato da AsiaNews, mons. Theodore Mascarenhas, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci), aveva espresso apprezzamento per la lettera dell’arcivescovo di Delhi. “È una buona iniziativa”, ha detto, evidenziando in seguito che “la preghiera è la via maestra. Pregare fa sempre bene e noi cristiani preghiamo per il Paese, affinchè i leader politici siano prudenti e illuminati”. Il vescovo invita: “Preghiamo per un Paese guidato dal pluralismo, dalla saggezza di governo e in cui poveri, popoli indigeni e dalit siano considerati e rispettati con uguale dignità. Preghiamo affinchè ogni cittadino possa vivere in serenità e con la gioia che viene dall’alto”. “Ognuno prega come vuole – dice – in base alla propria religione. Ma sarebbe bello se tutti noi indiani pregassimo insieme”. Infine ribadisce la leadership cristiana “non si schiera dalla parte di nessun partito. Noi diamo principi-guida per una politica di giustizia, pace e armonia. I cristiani in India amano il proprio Paese”.
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)