11/03/2019, 14.26
FILIPPINE
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Mindanao: un rito tribale per rinnovare l’amicizia tra indigeni, musulmani e coloni

Dal 2012 il rito si ripete alle pendici del monte Kitanglad. Capo tribù Talaandig: “Quest’anno ha una particolare importanza per la nascita della Regione autonoma islamica”. Proseguono le tensioni tra i musulmani: il ruolo centrale dei ribelli del Milf alimenta dissapori. Missionario Pime: “Sono momenti fluidi”.

Mindanao (AsiaNews) – Rappresentanti di otto etnie Lumad, esponenti della popolazione Moro e dei gruppi di coloni dell’isola meridionale di Mindanao si sono riuniti nel villaggio di Songco (provincia di Bukidnon) tre giorni fa, per rinnovare il loro voto di amicizia attraverso un rito tribale. Durante la cerimonia, ospitata dalla comunità Talaandig locale, i partecipanti hanno macellato alcuni polli e sparso il loro sangue sul palmo delle mani e sulla fronte. Gocce di sangue hanno bagnato il monumento che celebra la riconferma del legame tra le diverse tribù: un “tibod” (vaso) di argilla, simbolo dell'unità dei popoli del Mindanao.

I Lumad sono un insieme di popolazioni aborigene delle Filippine non cristianizzate, né islamizzate, diffuse soprattutto nelle isole meridionali dell’arcipelago (Mindanao, Cebu e Panay). Il termine collettivo Moro si riferisce alle etnie a maggioranza islamica, che vivono soprattutto nella regione sud-occidentale di Mindanao, a Sulu e Basilan. Dal Nord della nazione provengono invece i coloni, a maggioranza cristiana.

Datu Migketay Victorino Saway, capo della tribù Talaandig, racconta che il rito si ripete dal 2012 alle pendici del monte Kitanglad, nel cuore di Mindanao. “La cerimonia di quest’anno – dichiara Saway a MindaNews – ha una però una particolare importanza, per la nascita della Regione autonoma di Bangsamoro nel Mindanao musulmano (Barmm)”. La creazione di un Bangsamoro (nazione dei Moro) autonomo è considerata da molti la chiave per creare una pace duratura con i ribelli separatisti e contrastare l'ascesa dell'estremismo islamista nell’isola.

Lo scorso 22 febbraio, il presidente filippino ha consegnato le redini del nuovo territorio ad Al Hajj Murad Ebrahim, leader degli ex ribelli del Moro Islamic Liberation Front (Milf). Egli guiderà la Bangsamoro Transition Authority (Bta), al governo della Barmm fino all'elezione di un parlamento – nel 2022. Un referendum ha sancito che la nuova regione sarà composta dalle province di Lanao del Sur, Maguindanao, Basilan, Sulu e Tawi-Tawi, nonché dalle città di Marawi, Lamitan, Cotabato e 63 villaggi della provincia di North Cotabato.

I musulmani di Mindanao sono arrivati al voto divisi e, secondo fonti di AsiaNews, le tensioni persistono ancora oggi. Il ruolo centrale del Milf, espressione del gruppo etnico dei Maguindanao, ha alimentato il malcontento delle altre etnie islamiche, come i Tausug, che hanno sempre dichiarato di preferire l'assetto federale, ed i Maranao. Le tensioni tra i vari gruppi hanno caratterizzato la campagna per il referendum ed hanno trovato il loro picco poche ore dopo la vittoria del “Sì”, con l’attentato alla cattedrale di Jolo (provincia di Sulu) e il successivo attacco ad una moschea di Zamboanga.

Le fonti riportano che i dissapori sono divenuti terreno fertile di politici e gruppi di interesse. Tra i musulmani, molti temono che le manovre di questi portino al fallimento del progetto autonomista e allo scoppio di nuove violenze. Cerimonie come quella di Songco rappresentano un’importante occasione di dialogo per le comunità di Mindanao. “Al momento il clima è sotto controllo e a tener banco sono soprattutto le prossime elezioni generali del 13 maggio”, afferma ad AsiaNews p. Sebastiano D’Ambra, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e fondatore di Silsilah, movimento per il dialogo islamo-cristiano. “La gente – conclude il sacerdote – attende di capire le evoluzioni di questa fase transitoria. Questi sono momenti fluidi”.

(Photo credit: MindaNews).

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