01/09/2014, 00.00
RUSSIA - UCRAINA
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Minacce sempre più forti per "l'invasione russa": vicini a una vera e propria guerra

Sospetti sulle "prove" della Nato, a pochi giorni dal vertice in Galles, che dovrebbe decidere spiegamenti di forze e sistemi di difesa nell'Est Europa. Mikhail Khodorkovsky chiede perché la Russia non ammette di avere soldati combattenti in Ucraina. L'Ue dà un ultimatum prima di nuove sanzioni economiche. Parlamentari Usa spingono il presidente a inviare armi a Kiev. Vicini a "un punto di non ritorno".

Mosca (AsiaNews) - Il premier ucraino Petro Poroshenko ha dichiarato che la situazione nell'Ucraina dell'est è "vicina a un punto di non ritorno: E un punto di non ritorno è una vera e propria guerra".

L'acuirsi della tensione viene dalle accuse date dalla Nato secondo cui carri armati, armi e soldati russi stanno dando man forte in modo diretto ai ribelli della zona di Luhansk e Donetsk, ciò che spiegherebbe le vittorie di questi giorni, in cui i militanti pro-Russia hanno guadagnato terreno e ora sembra si spingano verso il porto di Mariupol.

La nato ha offerto foto satellitari per convincere gli alleati della "invasione" russa, ma nessuna delle prove è convincente in modo incontrovertibile.

Alcuni analisti, come Michel Chossudovsky, fanno notare che questo desiderio di escalation militare sembra fatto apposta a pochi giorni del vertice Nato 2014 in Galles (4-5 settembre), per spingere i membri a sostenere un massiccia presenza di armati e sistemi di difesa nell'Est Europa per contrastare  "l'aggressione russa".

Anche diversi parlamentari Usa, legati al mondo dell'esercito, continuano a chiedere al presidente Barack Obama di inviare armi a Kiev per contrastare  "l'invasione russa".

Oggi un Gruppo di contatto dovrebbe incontrarsi a Minsk per tentare una tregua e una prospettiva. Fra loro vi sono rappresentanti russi, ucraini, membri dell'Osce (Organizazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) e forse anche ribelli filo-russi. Ma le speranze non sono grandi.

A propostio di prospettive,  ieri in un'intervista televisiva il presidente russo Vladimir Putin ha detto che egli vorrebbe discutere sull'organizzazione politica delle regioni dell'Ucraina dell'est, anche di un possibile "Stato". In seguito, il suo portavoce ha annacquato l'affermazione, dicendo che Putin non si riferiva a un vero e proprio corpo separato, dato che la crisi ucraina è una "crisi domestica".

Le parole di Putin sono cadute proprio mentre l'Unione europea dava un ultimatum alla Russia, di non dare sostegno militare ai ribelli, pena un accrescimento delle sanzioni economiche. L'ultimatum scade dopo sette giorni.

Finora la Russia ha negato ogni coivolgimento militare contro Kiev nell'est e minimizzato la cattura di alcuni soldati russi all'interno delle frontiere ucraine. Al massimo, si dice, vi sono soldati russi che come "volontari" o mentre sono in "vacanza", vanno a combattere per motivi personali. Secondo analisti questi "volontari" dovrebbero essere sul migliaio di soldati.

Alcuni giorni fa, il dissidente russo Mikhail Khodorkovsky, ha scritto sul suo blog: "Noi stiamo combattendo in Ucraina - è sicuro. Stiamo mandando soldati e equipaggiamenti".

L'ex oligarca si domanda perché la Russia non lo ammetta in modo pubblico. "Per tutto questo tempo - aggiunge - le nostre autorità ci hanno mentito..., proprio come hanno fatto per l'Afghanistan negli anni '80; e per la Cecenia  negli anni '90".

 

 

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