24/02/2020, 14.17
CINA-MALAYSIA-VIETNAM
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Milizie armate e pescatori a guardia del Mar Cinese Meridionale

Il Vietnam è il più aggressivo nel rispondere alle azioni cinesi. La tattica non è usata più solo dalla Cina, ma anche da altri Paesi dell’area. Lo stallo tra Pechino, Hanoi e Kuala Lumpur. Sempre più a rischio la definizione di un codice di condotta fra le parti.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’immagine dei pescatori al lavoro si confonde con quella dei soldati a bordo delle navi che solcano le acque contese del Mar Cinese Meridionale. L’uso di imbarcazioni da pesca, con personale militare a bordo, per pattugliare l’area e raccogliere informazioni sui movimenti militari dei rivali è diventata ormai la norma.

Una tattica usata in modo ampio dai cinesi, ma che è stata adottata con continuità anche da Vietnam, Malaysia e Indonesia. Pechino fa ricorso in particolare ai battelli da pesca per ostacolare le operazioni della Marina Usa nella regione. In risposta, Washington ha dichiarato lo scorso hanno che tratterà le unità “civili” cinesi alla stregua di navi da guerra.

Secondo calcoli della South China Sea Strategic Situation Probing Initiative dell’università di Pechino, almeno 34 battelli vietnamiti hanno navigato a gennaio nelle acque antistanti l’isola di Hainan, che ospita la Flotta meridionale della Marina cinese. Spesso i natanti di Hanoi hanno oltrepassato il limite delle 12 miglia nautiche dalla costa, entrando nelle acque territoriali di Pechino. Per gli osservatori cinesi, sono probabilmente delle navi spia.

La Cina vanta diritti di sovranità su quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, dove ogni anno passano circa 3000 miliardi di euro in beni – l’area è inoltre molto pescosa e ricca di giacimenti di idrocarburi. Le rivendicazioni cinesi sono contestate da alcuni Stati dell’area (Vietnam, Malaysia, Indonesia, Filippine, Brunei e Taiwan). Da anni, la Marina statunitense effettua  passaggi con navi da guerra nelle vicinanze di una serie di isole e banchi coralliferi che Pechino ha trasformato in avamposti logistici e militari. L’obiettivo Usa è di affermare la libertà di navigazione e di sorvolo nelle acque reclamate dai cinesi.

Immagini satellitari analizzate dalla Asia Maritime Transparency Initiative (Amti) dimostrerebbero che navi da pesca vietnamite stanno monitorando anche le attività  navali della Malaysia. Una nave malaysiana è impegnata in operazioni di ricerca di idrocarburi in una zona che Hanoi e Kuala Lumpur si erano impegnati a sfruttare in modo congiunto. Anche la Guardia costiera cinese si è posizionata nelle vicinanze, al largo dello Stato malaysiano di Sarawak. L’Amti riferisce che lo stallo tra i tre attori si prolunga da oltre un mese.

I cinesi fanno largo uso della Guardia costiera per controllare il Mar Cinese Meridionale, intimidendo le imbarcazioni degli altri Paesi – siano esse civili o militari. Questi rispondono con operazioni simili per affermare le proprie pretese.

I ripetuti incidenti marittimi riducono in modo considerevole le probabilità che i contendenti possano raggiungere a breve un accordo per la definizione di un codice di condotta nelle acque contestate, i cui negoziati si trascinano ormai da anni.

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