23/09/2004, 00.00
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Migliaia di operai del tessile in sciopero nello Shaanxi

Nessun giornale cinese ha dato la notizia. Ai giornalisti locali è proibito avvicinarsi alla fabbrica

Hong Kong (AsiaNews/SCMP) –  Per la seconda settimana, oltre mille persone continuano a bloccare una fabbrica tessile a Xianyang (Shaanxi, Cina centrale) a causa di licenziamenti e di compensi ingiusti prospettati dalla nuova gestione della ditta. La folla di scioperanti presidia la fabbrica che è stata chiusa. Almeno 40 fra impiegati e operai sono dentro l'edificio.

La protesta è cresciuta dopo che la China Resources Group ha acquisito la fabbrica tessile di Xianyang, conosciuta come "la fabbrica n. 7". La China Resources Group è basata ad Hong Kong ed è nel listino borse di Hong Kong, Londra e New York, anche se la gestione è tutta in mano a persone della Cina Popolare.

Un operaio che occupa la fabbrica, un certo Yin, ha detto che le persone che fanno il sit-in davanti all'edificio sono arrivate fino a 10 mila un giorno. La dimostrazione, che ha radunato operai e i loro familiari, è durata anche sotto la pioggia. Migliaia di poliziotti vigilano la situazione per garantire l'ordine.

Yin afferma che la nuova gestione ha creato molto scontento: i nuovi padroni hanno chiesto che tutti i 5 mila operai entrino in un periodi di prova da 3 a 6 mesi, con un salario solo leggermente superiore a quello che il governo dà come aiuto ai poveri (e cioè circa 30-40 yuan al mese , 4-5 euro). I dimostranti sono anche scontenti perché la nuova gestione ha programmato 1000 licenziamenti e non vuole pagare una liquidazione adeguata. Yin spiega: "La China Resources Group è considerata una fabbrica di stato. In questo modo essi possono non considerare come anni validi per la liquidazione, tutti gli anni del nostro lavoro prima dell'acquisizione".

Una portavoce della China Resources ad Hong Kong ieri ha dichiarato che la disputa era ormai risolta e che la compagnia non centrava nulla. Nessuna parola sulle intenzioni dei nuovi padroni di licenziare una parte degli operai.

Gli scioperanti dicono invece che i problemi sono ancora sul tavolo: "La protesta è chiusa? E allora perché sono rinchiuso in questa fabbrica?" dice Yin.

Nessun giornale cinese ha pubblicato notizie sullo sciopero e ai giornalisti locali è stato proibito di avvicinarsi alla fabbrica.

Né il governo, né la China Resources aveva consultato gli operai sui problemi sindacali legati all'acquisizione. "Non c'è sindacato nella nostra fabbrica. E non si preoccupano di noi. Abbiamo deciso lo sciopero spontaneamente e ci siamo organizzati da soli", dice uno degli operai, che rifiuta di dare il suo nome.

Negli ultimi 15 anni, il governo ha attuato le riforme economiche di mercato alle imprese statali, la cui ristrutturazione ha prodotto masse di licenziati e una diffusa disoccupazione. Dimostrazioni di operai si sono moltiplicate ovunque. Secondo il China labour bulletin nel paese vi sono decine di migliaia di manifestazioni ogni anno.

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