Mentre prosegue il confronto con l’India, la Cina stringe accordi con Nepal e Pakistan
Da tre mesi gli eserciti di Delhi e Pechino sono schierati l’un contro l’altro in Bhutan. Con Kathmandu, il vice premier cinese firma un pacchetto di aiuti umanitari e un accordo per l’esplorazione di risorse naturali. La Cina propone l’apertura di una raffineria a Karachi, con un complesso petrolchimico del valore di 4 miliardi di dollari.
New Delhi (AsiaNews) – Mentre continua il faccia a faccia tra gli eserciti di Delhi e Pechino sull’altopiano di Doklam, in Bhutan, entrato ormai nel terzo mese, la Cina ha siglato una serie di accordi con Nepal e Pakistan. Secondo gli analisti, le nuove intese rischiano di far precipitare ancora di più la tensione tra i due giganti asiatici, arrivata ormai ai massimi livelli con reciproche accuse di sconfinamento. Allo stesso tempo si teme che tutta l’Asia del sud venga risucchiata in una disputa che appare isolata, ma che in realtà trova le sue motivazioni nella profonda avversione che contraddistingue i rapporti tra le due più grandi economie dell’Asia.
In Nepal, considerato da sempre Paese satellite dell’India, ma su cui da tempo la Cina ha mire espansionistiche, si è recato Wang Yang, vice primo ministro cinese. A Kathmandu ha firmato un pacchetto di aiuti umanitari del valore di un milione di dollari, oltre ad un accordo per l’esplorazione di risorse naturali come gas e petrolio.
Prima di arrivare in Nepal, Wang lo scorso 14 agosto ha partecipato alle celebrazioni per il 70mo anniversario dell’indipendenza del Pakistan. Parlando alla stampa, il rappresentante di Pechino ha promesso di accelerare i lavori per la costruzione del China-Pakistan Economic Corridor, che rientra nella strategia “One belt, One road” (Obor), la cintura di porti e ferrovie che consentirà alle merci cinesi di arrivare fino al cuore dell’Europa.
Subito dopo la visita, è stata resa nota la proposta cinese di aprire una raffineria a Karachi, con annesso un complesso petrolchimico. Il costo del progetto si aggira intorno ai 4 miliardi di dollari e Pechino ha chiesto anche che gli venga assegnata una porzione di terreno pubblico tra i 500 e i 1000 acri. La richiesta di assegnazione della terra dovrà essere approvata dai governi provinciali del Sindh e del Balochistan e già si parla di benefici: per Islamabad, il progetto consentirà al Paese di essere meno dipendente dalle risorse provenienti dal Medio Oriente; per Pechino, un altro tassello per la sua espansione commerciale.
Nel frattempo si inasprisce il confronto tra gli eserciti di India e Cina sull’altopiano del Bhutan. È di ieri la notizia che militari indiani avrebbero sventato il tentativo di un gruppo cinese di infiltrarsi nei pressi del lago Pangong, ma sono stati respinti dal lancio di pietre. Nei giorni scorsi il premier indiano Narendra Modi è intervenuto gettando benzina sul fuoco. In occasione delle celebrazioni per l’indipendenza – che nell’Unione si svolgono il 15 agosto – egli ha affermato: “L’India ha la capacità di difendere se stessa da chiunque voglia agire contro il nostro Paese. La sicurezza è la nostra prima priorità”.