08/08/2019, 10.08
A. SAUDITA - TURCHIA - ISLAM
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Mecca, centinaia di migliaia di ingressi negati per l’Hajj. La Turchia chiede più visti

Oltre 2,5 milioni di musulmani si preparano al pellegrinaggio annuale che inizia domani. Almeno 5mila fedeli dall’Africa respinti per il timore dell’Ebola. Circa 350mila persone vigileranno sulla sicurezza dei pellegrini. Nonostante le tensioni con Teheran, previsto l’arrivo di quasi 89mila persone dall’Iran. 

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Oltre 2,5 milioni di musulmani iniziano domani l’Hajj, l’annuale pellegrinaggio maggiore alla Mecca, in Arabia Saudita, che si concluderà il 14 agosto e sarà seguita dalla festa del sacrificio (Eid al-adha). Una folla di fedeli, provenienti da tutto il mondo, ha già iniziato a radunarsi nei giorni scorsi nella città santa e cuore dell’islam. “È la mia prima volta qui” sottolinea il 40enne indonesiano Sobar, in un arabo rudimentale e “avverto un’atmosfera così forte e carica di significato”. 

Se almeno 1,8 milioni di pellegrini sono già arrivati alla Mecca, il governatore locale principe Khalid Al-Faisal afferma che a 329mila persone è stato impedito l’ingresso nella città santa per mancanza di permessi. Le autorità hanno fermato 144mila veicoli anch’essi privi di autorizzazione e 15 autisti sono stati arrestati per “trasporto illegale” di pellegrini. Chiusi anche 181 uffici che fabbricavano falsi permessi di ingresso. 

Secondo alcune fonti sarebbero stati annullati almeno 5mila visti di pellegrini dall’Africa. Dietro il provvedimento vi sarebbe la decisione di Riyadh “di non concedere più visto agli africani” a causa “dell’epidemia di Ebola in atto” nella Repubblica Democratica del Congo.

I provvedimenti sono disposti dai responsabili della sicurezza, per scongiurare sovraffollamenti e incidenti. Nel 2015 circa 2300 fedeli sono rimasti uccisi nella peggiore calca che si sia mai verificata in occasione dell’Hajj; un dramma che ha toccato gli animi dei fedeli di tutte le religioni, fra cui papa Francesco che ha manifestato vicinanza alle vittime e alle famiglie. 

Per scongiurare ulteriori disastri, il governo ha mobilitato oltre 350mila persone di settori diversi, dalla polizia ai reparti del pronto soccorso. Il principe Khalid ha voluto inoltre precisare che l’Arabia Saudita “non è responsabile” degli ostacoli posti dal governo del Qatar che, di fatto, avrebbe impedito ai propri cittadini di partecipare al pellegrinaggio maggiore. Un nuovo capitolo della guerra in atto da due anni fra Riyadh e Doha

Quest’anno il pellegrinaggio si svolge in un clima di crescente tensione nella regione mediorientale, soprattutto per lo scontro economico, politico e religioso in atto fra Arabia Saudita (sunnita) e Iran (sciita). Riyadh, assieme all’alleato statunitense, accusa Teheran di aver ordito attacchi e operazioni di sabotaggio contro mezzi, obiettivi e imbarcazioni dei Paesi rivali. Accuse che la Repubblica islamica respinge con forza al mittente. Nonostante le divisioni e l’assenza di rapporti diplomatici fra le due potenze musulmane mondiali, nei prossimi giorni almeno 88550 pellegrini iraniani andranno alla Mecca per partecipare all’Hajj. 

Chi sta cercando di aumentare il numero di visti per i propri pellegrini è la Turchia, che per il prossimo anno vorrebbe disporre di almeno 3mila visti in più. Remzi Bircan, responsabile del servizio pellegrinaggi al Dipartimento del culto di Ankara, sottolinea che “vi è una lunga fila in attesa: circa 2 milioni e 130mila persone si sono pre-registrati. I posti sono limitati e i sauditi impongono una quota, ma l’obiettivo è ampliarla di 3000 persone per il 2020”.

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