04/07/2014, 00.00
IRAQ
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Massoud Barzani lancia un referendum per l'indipendenza del Kurdistan

E' il sogno dei curdi fin dalla fine della Prima guerra mondiale. Ma l'Onu e gli Stati Uniti chiedono l'unità nazionale per affrontare i ribelli del Califfato islamico. Maliki apre ai generali di Saddam Hussein. L'Arabia saudita schiera 30mila truppe al confine: teme i ribelli che essa stessa finanzia.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Massoud Barzani, presidente del Kurdistan irakeno, ha lanciato ieri un progetto di referendum per l'indipendenza della regione ricca di petrolio.

In un incontro a porte chiuse del parlamento curdo,  poi diffuso alla televisione, Barzani ha affermato: "E' venuto il tempo per noi di determinare il nostro destino, e non dobbiamo aspettare che altri lo determinino per noi".

Gli Stati Uniti, grandi alleati dei curdi contro Saddam Hussein, urgono il governo del Nord a fare quadrato con Baghdad per far fronte alla sfida dei radicali sunniti dell'Isis (artefici del Califfato islamico) che hanno occupato molte parti del nord e dell'ovest dell'Iraq e minacciano la capitale.

Nelle scorse settimane, nel caos provocato dall'invasione dell'Isis, i curdi si sono impadroniti della città di Kirkuk e di altre zone disputate. Il referendum, che corona un sogno di indipendenza coltivato dai curdi fin dalla fine della Prima guerra mondiale, rischia però di indebolire l'offensiva governativa contro i ribelli sunniti. Anche Nicolai Mladenov, rappresentante dell'Onu a Baghdad, insiste sulla necessità di un governo unito: "Se l'Iraq non segue la sua procedura politica costituzionale, quale sarà l'alternativa?... Il rischio è di scivolare in un caos simile alla Siria".

Intanto gli Stati Uniti fanno pressione sul premier Nouri al-Maliki, sciita, per aprire spazi di collaborazione con tutte le forze irakene, creando un governo di unità nazionale. Finora il governo Maliki aveva penalizzato la componente sunnita, accusata di aver collaborato con Saddam Hussein.

Il pericolo di un'invasione a Baghdad, ha spinto al Maliki a concedere l'amnistia agli ufficiali di Saddam Hussein in cambio di un impegno nella lotta contro i ribelli del Califfato islamico.

Da alcuni giorni, dopo le strabilianti vittorie dei ribelli, l'esercito irakeno sta combattendo a nord e a sud, frenando la loro avanzata verso la capitale. Finora però è stata riconquistata solo Awja, luogo natale di Saddam Hussein, ma i terreni minati rendono difficile la riconquista di Tikrit.

L'Arabia saudita, fra i più gradi finanziatori dei ribelli del califfato islamico, teme la loro entrata nel Paese. Per questo ha schierato almeno 30mila soldati alla frontiera con l'Iraq.

 

 

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