16/03/2019, 10.14
ASIA - NUOVA ZELANDA - VATICANO
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Massacro di Christchurch, il cordoglio delle Chiese in Asia

Papa Francesco esprime la sua vicinanza ai parenti delle vittime. Alla voce dei cattolici indonesiani si uniscono quelle del Sinodo delle Chiese protestanti (Pgi), dell’arcidiocesi di Singapore, della Conferenza episcopale indiana e dell’Unione dei cristiani indiani (protestanti e laici). Arcidiocesi di Singapore: “Insegnare ai giovani in ogni modo la tolleranza, il rispetto reciproco e l’apprezzamento delle altre fedi”.

Jakarta (AsiaNews) – Le Chiese in Asia si uniscono al cordoglio espresso ieri sera da papa Francesco per il massacro compiuto contro due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda. Nel telegramma, a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, si legge: “Sua Santità papa Francesco è profondamente addolorato per i feriti e per la perdita di vite umane causate dagli insensati atti di violenza in due moschee di Christchurch, e assicura a tutti i neozelandesi, in particolare alla comunità musulmana, la sua sincera solidarietà sull’onda di questi attacchi”.

Nei due attentati di ieri, che hanno sconvolto un Paese dove il successo dell’integrazione sociale dei migranti è diventata un modello per tutto il mondo, sono morte 49 persone e altre 20 hanno riportato ferite gravi. Il messaggio del Vaticano prosegue: “Consapevole degli sforzi del personale di sicurezza e di soccorso in questa difficile situazione, sua Santità prega per la guarigione dei feriti, la consolazione di coloro che piangono la perdita dei propri cari, per tutti coloro che sono colpiti da questa tragedia. Affidando coloro che sono morti all’amore misericordioso di Dio Onnipotente, papa Francesco invoca divina benedizione, conforto e forza per la nazione.”

Da sempre impegnate nel promuovere l’armonia ed il dialogo interreligioso, le comunità cattoliche d’Indonesia, Singapore e India affidano ai comunicati delle rispettive Conferenze episcopali il cordoglio per gli attentati in Nuova Zelanda.

Mons. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Jakarta e presidente della Conferenza episcopale indonesiana (Kwi), condanna gli attacchi ed estende “profonde condoglianze alle vittime e alle loro famiglie in lutto”. “Tale attacco mortale è del tutto disumano, si oppone decisamente a tutti i buoni valori che ogni religione di solito offre ed è contro la nostra comune umanità”, scrive l’arcivescovo. “Sosteniamo – conclude mons. Suharyo – le autorità neozelandesi nel perseguire il caso. Esprimiamo la speranza che i sanguinosi attacchi in Nuova Zelanda non danneggino la nostra attuale armonia religiosa e sociale, che al momento procede molto bene”.

Alla voce dei cattolici indonesiani si unisce quella del Sinodo delle Chiese protestanti (Pgi). “L'attacco brutale di oggi – si legge in una nota diffusa ieri – ha offuscato la nostra umanità ed è decisamente contro i diritti per cui abbiamo sempre lottato. L’anima umana non ha prezzo agli occhi di Dio ed è per questo che ci opponiamo a qualsiasi atto di ostilità basato sul settarismo”.

L’arcidiocesi di Singapore afferma in un comunicato: “Tali azioni ci ricordano l’importanza di promuovere il dialogo interreligioso. Non dobbiamo mai dare per scontata l’armonia religiosa, ma inculcare sempre nel nostro popolo l’importanza di essere sensibili, in parole e azioni, nei nostri rapporti con persone di altre fedi. È anche importante piantare i semi giusti, soprattutto tra i nostri giovani, insegnando loro in ogni modo la tolleranza, il rispetto reciproco e l’apprezzamento delle altre fedi. Dobbiamo stare attenti a non permettere a nessuna organizzazione, social media o forma di intrattenimento di seminare odio, violenza e ribellione”.

Il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci), esprime a nome di tutti i cattolici dell’India “profondo dolore e angoscia per il massacro di nostri fratelli e sorelle musulmani innocenti”. Il prelato ricorda che l’attacco contro le moschee avviene ad un mese di distanza dall’attentato contro i soldati indiani a Pulwama, in Kashmir. “Quando viene scatenato – sottolinea – il demone dell’odio e della divisione, esso risulta difficile da controllare e gioca scompiglio lasciandosi alle spalle morte, pena e dolore”. Ricordando che il massacro è stato ripreso in diretta Facebook, il cardinale si scaglia anche contro l’utilizzo nefasto dei social media: “È arrivato il momento di riflettere sull’uso dei social media che è sempre più carico di odio, messaggi minacciosi, rabbia ultranazionalista, categorizzazione dei dissidenti come anti-nazionali. È tempo di richiamare i venditori di odio e far loro una ramanzina”.

Infine mons. Joseph D’Souza, della Chiesa del Buon Pastore dell’India e presidente dell’All India Christian Coucil (cristiani protestanti e laici), afferma: “Le nostre parole, i tweet e i post di Facebook hanno un impatto sulle menti vulnerabili. Dobbiamo ricordare che raccogliamo ciò che seminiamo. Questo attacco ci ricorda che il mondo ha un disperato bisogno di operatori di pace, che seminino la pace e si scaglino fieri contro il male che mira a sopprimere il diritto fondamentale di ogni essere umano di praticare la propria religione come preferisce”.

(Ha collaborato Mathias Hariyadi)

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