27/02/2009, 00.00
TIBET - CINA
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Marcia di preghiera dei monaci, la polizia, dopo la sorpresa, circonda il monastero

La polizia vuole arrestare “i responsabili”. I tibetani in esilio celebrano il nuovo anno con preghiere, proteste e scioperi della fame. Le autorità comuniste fanno sontuosi fuochi d’artificio sopra piazze deserte.

Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) – Oltre 100 monaci nel Qinghai hanno salutato il Nuovo anno (Losar) tibetano con una marcia di protesta contro Pechino. A Dharamsala (India) i tibetani in esilio hanno celebrato il Losar con scioperi della fame e proteste contro il governo cinese. Ma le autorità cinesi parlano di grandi feste di folle tibetane serene e riconoscenti.

La mattina presto del 25 febbraio i monaci del monastero Lutsang, nella contea di Mangra (in cinese: Guinan), hanno marciato in fila con una candela in mano (nella foto) per oltre 1,5 chilometri fino al centro città, dove hanno presentato ai funzionari locali una lista di “domande e desideri”, come “la preghiera che siano esauditi i desideri dei tibetani”. Tra l’altro, hanno chiesto alle autorità cinesi di capire che il boicottaggio del Losar potrà essere più ampio delle proteste di piazza del 2008.

Secondo Radio Free Asia, oggi la polizia, superata la sorpesa, ha circondato il monastero e ha intimato ai leader della marcia di consegnarsi alle autorità, minacciando altrimenti di trattarli “con severità”.

I tibetani hanno deciso di non celebrare la loro maggior festa, il Losar, caduto il 25 febbraio, in protesta contro la sanguinosa repressione attuata dalla Cina nel 2008. In risposta, le autorità comuniste hanno deciso di organizzare celebrazioni grandiose. A Lhasa la notte del 24 ci sono stati spettacolari fuochi d’artificio, che hanno illuminato strade deserte per il rifiuto della popolazione di far festa. Il giorno dopo le strade sono state pattugliate da un ampio schieramento di polizia in tenuta antisommossa, con auto e fucili a gas lacrimogeno. Hanno chiuso il Palazzo Potala, residenza storica del Dalai Lama. Hanno proibito a negozi e uffici di aprire, per dimostrare che era un giorno di festa.

Il gruppo Tibetan Youth Congress, che raccoglie esiliati residenti a Dharamsala, ha chiesto ai tibetani di tutto il mondo di non fare festa e di dichiarare un “anno nero”, un periodo di solidarietà e di protesta. Circa 50 attivisti hanno dichiarato uno sciopero della fame per i primi 3 giorni del Nuovo Anno. I gruppi di esuli hanno organizzato numerose manifestazioni di proteste pacifiche: la Regional Tibet Women’s Association ha organizzato una veglia di preghiera per vittime tibetane.

Il 26 febbraio centinaia di esuli tibetani hanno dimostrato a Dharamsala contro la persecuzione cinese, con la fronte coperta con fasce nere.

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