Mar Sako: la nomina a cardinale gesto di amicizia e di sostegno del papa a tutto l’Iraq
Ad AsiaNews il primate caldeo parla di “responsabilità doppia” perché indica la vicinanza del pontefice ai cristiani e a tutto il popolo. Una scelta che lo ha “sorpreso” e testimonia l’attenzione per le Chiese in difficoltà. Gli auguri di personalità cristiane e musulmane. Leader sciita: “Dono di misericordia per l’Iraq”. Al-Sadr ha vinto le elezioni ma non ha i numeri per formare il governo.
Baghdad (AsiaNews) - Una “responsabilità doppia”, perché conferma “il sostegno” di papa Francesco “alla Chiesa caldea, ai cristiani” e, al tempo stesso, a “tutto l’Iraq, al suo popolo. Ecco perché farò tutto ciò che posso per servire questa gente, in un tempo critico”. È quanto sottolinea ad AsiaNews il patriarca caldeo mar Louis Raphael Sako, all’indomani della decisione del pontefice di elevare il primate della Chiesa irakena al rango cardinalizio. Una scelta che è stata per il prelato “una sorpresa, l’ho saputo mentre ero a pranzo dalla mia segretaria, che è stata avvertita dall’Italia”. La notizia “mi ha lasciato molto colpito”.
Ieri al termine del Regina Caeli papa Francesco ha annunciato un concistoro in programma il 29 giugno, per la creazione di 14 nuovi cardinali. Di questi, tre porporati sono asiatici: sua Beatitudine Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, (Iraq); mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, (Pakistan); mons. Thomas Aquinas Manyo, arcivescovo di Osaka, in Giappone.
Come avvenuto in passato con la nomina cardinalizia del nunzio apostolico in Siria Mario Zenari, prima berretta cardinalizia assegnata a un diplomatico in missione, il pontefice ha confermato così l’attenzione per le Chiese del Medio oriente vittime di guerre, persecuzioni e sofferenze. “Questa decisione - afferma mar Sako - conferma l’attenzione del papa alle situazioni di difficoltà, il suo essere un padre per tutti. Molte volte ha detto ‘dove c’è bisogno, io andrò’ e come in Siria, anche oggi con l’Iraq la decisione di creare un cardinale mostra la sua vicinanza al Paese e al popolo”.
Il primate caldeo ritiene che la nomina sarà “fonte di incoraggiamento” e “mi aiuterà a essere più efficace nella difesa dei più deboli e nel chiedere giustizia. “Sarà una fonte di forza - aggiunge - nel mio servizio per tutti, seguendo il modello di papa Francesco e ringraziandolo per la sua amicizia, per la sua vicinanza”.
La nomina a cardinale è stata accolta con gioia da leader politici, autorità religiose e cittadini di tutto l’Iraq, cristiani e musulmani, che da ieri continuano a inviare messaggi di auguri e felicitazioni al neo porporato. “Mi hanno chiamato - conferma mar Sako - anche molti religiosi musulmani, sunniti e sciiti, che definiscono un onore anche per loro questa decisione. Che è per tutti gli irakeni, dicono, anche per noi musulmani”. Fra i tanti messaggi, prosegue, mi ha colpito quello di “un religioso sciita, il quale mi ha detto che questa nomina è un dono per tutti i fedeli, è un dono di misericordia per l’Iraq”.
Il 31 gennaio del 2013 l’allora arcivescovo di Kirkuk mons. Sako veniva eletto nuovo patriarca caldeo, succedendo a Emmanuel Delly III dimissionario per raggiunti limiti di età. Nato il 4 luglio del 1948 a Zakho, nel nord dell'Iraq, è stato ordinato sacerdote il 1 giugno del 1974. Da presule prima, quindi da primate della Chiesa irakena, egli ha più volte denunciato l’esodo dei cristiani dal Paese e lanciato numerosi appelli all’esecutivo centrale e alle autorità locali, per garantire un futuro di pace nella terra di origine.
Nelle scorse settimane cristiani e musulmani, in Iraq e nel mondo, hanno promosso la sua candidatura al Nobel per la pace 2018. Un riconoscimento ulteriore dell’opera a favore della pace, convivenza, riconciliazione del primate della Chiesa caldea, da vescovo e oggi da patriarca. Un compito essenziale, in una nazione ancora segnata da violenze, conflitti interni e divisioni settarie.
Nel fine settimana il patriarca caldeo ha chiamato Muqtada al-Sadr, congratulandosi per la vittoria alle recenti elezioni politiche. Un successo confermato dai dati ufficiali diffusi il 19 maggio scorso, che vedono il leader radicale sciita davanti al premier uscente Haider al-Abadi. Tuttavia, nessun partito o movimento ha superato i 50 seggi in Parlamento; anche per questo sarà difficile che al-Sadr, alleato con i comunisti (assieme possono contare su 54 seggi su un totale di 329), possa riuscire a trovare i numeri necessari per formare il governo.
Commentando l’esito del voto mar Sako augura i “migliori successi” a chi ha vinto perché possa “assumersi” con senso di “responsabilità” il compito di servire il Paese. Egli auspica che il nuovo esecutivo “tratti tutti allo stesso modo”, apra una “nuova pagina” nelle relazioni fra le varie fazioni politiche e operi per “migliorare l’Iraq sotto tutti i punti di vista”. Il patriarca caldeo chiede con forza un “nuovo processo politico” che porti alla “salvaguardia dei diritti dei cittadini”, alla difesa si diritti e libertà, consolidi l’unità fra irakeni e dia priorità alla “ricostruzione” di case, edifici e attività distrutti e il ritorno degli sfollati “dopo lunghe sofferenze”. Egli non risparmia rimproveri ai leader cristiani che hanno “disperso” voti e consenso in una miriade di liste per tornaconto personale, esortandoli a “sviluppare una nuova visione e ritrovare l’unità” di fronte alle future sfide. Ai cinque nuovi parlamentari cristiani chiede infine di “lavorare come un unico team”, instaurando “rapporti eccellenti” con i colleghi in Parlamento.(DS)