31/07/2012, 00.00
FILIPPINE – CINA
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Mar Cinese meridionale: Manila mette all'asta tre aree contese da Pechino

L’area contesa è al largo dell’isola occidentale di Palawan. Per il governo filippino la zona, ricca di gas naturali, si trova all’interno del territorio nazionale. Sottosegretario all’energia: “diritti non negoziabili”. All’asta prevista la partecipazione di compagnie locali e straniere, fra cui Total, Eni e Shell.

Manila (AsiaNews/Agenzie) - Il governo filippino lancia un'asta per l'esplorazione di tre aree ricche di petrolio e gas naturale nel mar Cinese meridionale - che Manila chiama mare Filippino occidentale - in una zona al centro di un'aspra contesa con Pechino. All'asta dovrebbero prendere parte diverse compagnie nazionali e internazionali, tra cui il gigante francese dell'energia Total, la statunitense Exxon, l'italiana Eni e la Royal Dutch Shell. Per Manila è un tentativo di ridurre la dipendenza dalle importazioni estere e di contrastare le mire espansioniste nella regione Asia-Pacifico di Pechino, che in passato ha già promosso dei bandi per le esplorazioni marittime (cfr. AsiaNews 28/06/2012 Mar Cinese meridionale, nervi tesi fra Manila, Hanoi e Pechino. Inutile un codice di condotta) scatenando le proteste di Filippine e Vietnam.

Il sottosegretario filippino per l'Energia Jose Layug precisa che tutti e tre i blocchi oggetto del bando appartengono al territorio nazionale e si trovano al largo dell'isola occidentale di Palawan, dove da poco sono stati scoperti ingenti riserve di gas naturale nel sottosuolo. Il funzionario rifiuta inoltre le affermazioni di Pechino, secondo cui la zona rientra nei possedimenti marittimi della Cina.

"Tutte le zone che abbiamo messo all'asta - aggiunge Layug - sono ben all'interno delle 200 miglia nautiche, considerate zone economiche esclusive delle Filippine in base alle disposizioni previste da Unclos", il Codice di condotta delle Nazioni Unite che regola le dispute nei mari. Il sottosegretario conclude affermando che Manila "esercita i diritti legittimi di sovranità" e possiede "l'autorità per esplorare e sfruttare le risorse all'interno di queste aree" in via esclusiva. "Si tratta di diritti non negoziabili".

L'arcipelago nel mar Cinese meridionale, potenzialmente ricco di giacimenti petroliferi sottomarini, è conteso da Cina, Vietnam, Brunei, Taiwan, Filippine e Malaysia e da tempo i tentativi di impossessarsi di un atollo o di un altro producono frizioni fra i vari Paesi. Filippine e Vietnam accusano Pechino di essere sempre più aggressiva nel rivendicare la sovranità sull'arcipelago (cfr. AsiaNews 04/07/2012 Pechino contro tutti. La Cina sempre più dura in politica estera). Nelle scorse settimane si sono verificati scontri fra pescherecci filippini, vietnamiti e cinesi. In particolare, la tensione fra Manila e Pechino si è innalzata lo scorso aprile quando navi pattuglia cinesi hanno bloccato - al largo delle Scarborough Shoal - imbarcazioni della marina filippina, mentre stavano per arrestare pescherecci cinesi che avevano sconfinato.

Le mire egemoniche di Pechino preoccupano anche gli Stati Uniti che hanno accresciuto la loro presenza navale nel Pacifico. Secondo gli esperti di International Crisis Group (Icg), organismo con base a Bruxelles, le prospettive di risoluzione delle dispute "stanno diminuendo" e anche se resta "improbabile" una guerra, tutti i segnali "vanno nella direzione sbagliata".

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